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GARAGE |
Ma come fa
quel diavolo di Ty Segall ad essere così prolifico e mantenere sempre un
livello qualitativo sopra la media? Me lo chiedo da diverso tempo oramai,
pensando che purtroppo prima o poi una cocente delusione me la regalerà anche
lui, ma tutti gli anni vengo prontamente – e sono felicissimo di ciò - smentito
da questo artista stratosferico.
Ho una profonda ammirazione per questo funambolico
folletto statunitense, capace negli anni di rimanere sempre fedele a delle
linee guida che sono il suo trademark, riconoscibile tra mille chitarre fuzz o
fra altrettante linee vocali, senza per questo rimanere sempre uguale a se
stesso.
Se si pensa
solo ai suoi dischi da solista, siamo a nove in dieci anni di attività, dieci su
dieci se contiamo Slaughterhouse uscito col moniker Ty Segall band, ma poi
considerando tutti i suoi progetti paralleli (fra tutti gli enormi Fuzz), i
live album, quelli di demo e chi più ne ha più ne metta, siamo davvero ad un
numero oramai incontrollabile. Una marcia inarrestabile che non accenna a
fermarsi nemmeno con l’ultima, omonima fatica.