mercoledì 13 marzo 2019

YAK: Pursuit of Momentary Happiness (Review)

GARAGE/PSYCH ROCK
I flauti in apertura di Bellyache spiazzano non poco, in realtà ben presto, col passare dei secondi, ritroveremo gli Yak da dove li avevamo lasciati e la sopracitata opener risulterà un pezzo straordinario. Ma facciamo un passo indietro. Il primo album Alas Salvation (del 2016) sembrava oramai lontanissimo tanto ci sono mancati questi tre ragazzi inglesi che con la loro sfrontatezza e freschezza hanno lasciato un segno indelebile soprattutto grazie a live set a dir poco infuocati. Non sono stati però anni semplici gli ultimi trascorsi dal frontman Oliver Burslem. Arrivato addirittura sull’orlo dell’astrico e costretto a vivere per un periodo nella sua auto. Nonostante le grandi difficoltà i nostri si sono pian piano ripresi. Andy Jones al basso ha lasciato in favore di Vincent Davies ed ora gli Yak si ripresentano a noi ancora una volta lanciati dalla Third Man Records di Jack White (che non sbaglia un colpo) e accompagnati da Jason Pierce dei grandissimi Spiritualized, presente nell’ultima, la più lunga traccia del disco, The House has No Living Room, in un feat. da brividi.
Il disco, Pursuit of Momentary Happiness risulta molto più maturo del già ottimo predecessore. I suoni più curati, la produzione ad opera di Marta Salogni, già Producer di Bjork, dona un sound alla band più quadrato e pieno. Le coordinate non cambiano ma si arricchiscono di colori sempre nuovi, come l’artwork psichedelico sembra suggerire. Dopo la strepitosa opener, di cui abbiamo parlato all’inizio e in cui l’incedere sexy e vagamente funky della strofa va a cozzare con la ruvidità garage del ritornello, si presenta Fried, fantastico esempio di garage imbastardito dal punk sguaiato e riottoso, come da miglior tradizione Stooges. I pezzi saturi di elettricità sono tutti fantastici, ricchi di suoni “fuzzati” e che tanto piacciono (ne sono sicuro) all’ultimo Jack White.
Blinded By the Lies, veloce e dal ritornello accattivante, la più dura del lotto White Male Carnivore, in cui la tensione sembra sempre sul punto di esplodere oltremisura, oppure Pay Off vs The Struggle in cui sembra di assistere ad un match tra i Pontiak di Innocence nella strofa e gli Here lies Man nel ritornello. Una menzione particolare per i saliscendi psichedelici di Layin’ It on the Line, davvero stupenda. Ma il disco ha anche un’anima più calda e ammaliante e oltre alla già citata The House has no Living Room, da segnalare anche la titletrack e la successiva Words Fail Me che sembrano essere uscite dalla penna dei Radiohead di OK Computer. 
Nonostante le molte difficoltà ritrovare Oliver Burslem con i suoi Yak a questi livelli è una gioia per le orecchie e soprattutto per il cuore. Auguro il meglio a lui e alla sua band, sperando raccolgano tutto ciò che meritano, perché ad oggi Pursuit of Momentary Happiness è il più bel disco che questo inizio 2019 mi ha regalato in ambito garage/psichedelico. Stra promossi con lode.

TRACKLIST:
  1. Bellyache
  2. Fried
  3. Pursuit of Momentary Happiness
  4. Words Fail Me
  5. Blinded by the Lies
  6. Interlude
  7. White Male Carnivore
  8. Pay Off vs The Struggle
  9. Encore
  10. Layin' it on the Line
  11. This House has No Living Room

INFO:
ANNO: 2019
LABEL: Third Man Records
WEB: Facebook

YAK: BELLYACHE

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