POST METAL |
I Mount Shasta Collective sono il classico gruppo del mistero: le informazioni su di loro reperibili in rete sono estremamente scarse, si conosce solo l'esistenza di una precedente incarnazione della band che ha registrato nel 2010 un album intitolato Aurelia. Cinque anni dopo, eccoli ricomparire con una nuova line-up e un nuovo disco in studio.
Pur ispirandosi a numi tutelari come Isis, Neurosis e Cult of Luna, la loro proposta è molto più facilmente approcciabile, facendo del sestetto un ottimo punto di partenza per chiunque abbia incominciato ad approcciarsi da poco al genere.
Beast è un ascolto assolutamente piacevole, realizzato con un approccio che riesce ad essere al contempo melodico e potente come nella migliore tradizione del genere, una vera boccata d'aria fresca per chi è alla ricerca di un ascolto poco impegnativo, ma non per questo meno valido: la voce del cantante Markus Kunzel (aggressiva senza mai sfociare nel growl) è una presenza preponderante all'interno dei brani, in cui, a dispetto del genere, sono abbastanza rari i momenti esclusivamente strumentali; altro particolare abbastanza insolito, la durata media dei brani è di circa sei minuti, a dimostrazione del fatto che non è di certo l'essere prolissi a fare la differenza in termini qualitativi per una band post metal.
Brani come Fear, Beast e Apathy mettono in evidenza l'ottimo lavoro alle chitarre dell'accoppiata Stefan Hummel/Marco Kies, che in certi punti mi ha ricordato molto quello di un altro "collective" tedesco, quello dei The Ocean. La conclusiva Mount Shasta è l'unico brano privo di cantato in cui si può apprezzare appieno l'affiatamento della parte strumentale della band: ogni strumento suona senza prevaricare sugli altri, in un'atmosfera sognante dall'andamento quasi ipnotico.
Un ascolto altamente raccomandato a tutti gli aficionados del post rock/metal, ma anche a chi ha semplicemente voglia di un buon disco in grado di regalare un'oretta scarsa di musica di ottima qualità.
Beast è un ascolto assolutamente piacevole, realizzato con un approccio che riesce ad essere al contempo melodico e potente come nella migliore tradizione del genere, una vera boccata d'aria fresca per chi è alla ricerca di un ascolto poco impegnativo, ma non per questo meno valido: la voce del cantante Markus Kunzel (aggressiva senza mai sfociare nel growl) è una presenza preponderante all'interno dei brani, in cui, a dispetto del genere, sono abbastanza rari i momenti esclusivamente strumentali; altro particolare abbastanza insolito, la durata media dei brani è di circa sei minuti, a dimostrazione del fatto che non è di certo l'essere prolissi a fare la differenza in termini qualitativi per una band post metal.
Brani come Fear, Beast e Apathy mettono in evidenza l'ottimo lavoro alle chitarre dell'accoppiata Stefan Hummel/Marco Kies, che in certi punti mi ha ricordato molto quello di un altro "collective" tedesco, quello dei The Ocean. La conclusiva Mount Shasta è l'unico brano privo di cantato in cui si può apprezzare appieno l'affiatamento della parte strumentale della band: ogni strumento suona senza prevaricare sugli altri, in un'atmosfera sognante dall'andamento quasi ipnotico.
Un ascolto altamente raccomandato a tutti gli aficionados del post rock/metal, ma anche a chi ha semplicemente voglia di un buon disco in grado di regalare un'oretta scarsa di musica di ottima qualità.
TRACKLIST
- The Cold
- The Red Below
- Fear
- Beast
- Hunt Them Down
- Apathy
- Flame
- The Bells
- Mount Shasta
ANNO: 2015
LABEL: Timezone Records
WEB: Facebook
MOUNT SHASTA COLLECTIVE: FEAR