ATMOSPHERIC DOOM METAL |
La prima volta che ho sentito i The Haunting Green, al
Frantic Fest di Francavilla, son rimasto quasi sotto shock. Mai ascoltati
prima, mai sentiti nominare prima, non avevo assolutamente idea della loro
esistenza. Bene, e perché dunque sono rimasto in quelle condizioni? Perché sotto
il sole di agosto che sfiorava i 40 gradi, e con qualche problema tecnico che
poi si è rivelato abbastanza pesante, in due sono riusciti ad ipnotizzarmi per
tutta la durata del live. E non solo: ho sentito, finalmente, qualcosa di
veramente fresco uscire dalla penisola italiana. Dunque, dopo aver comprato
loro il cd ed essermi complimentato per il concerto svolto, mi ritrovo quattro
(!) mesi dopo a scrivere finalmente la recensione di Natural Extinctions.
Uno dei motivi per cui ho deciso di aspettare così tanto è capire se
effettivamente si trattasse del momento o se il disco sarebbe rimasto costante
nel tempo, senza calare di intensità, come è successo ad altre uscite più
grosse. Beh, andiamo subito al punto: non è calato di una virgola. Stiamo
parlando di un atmospheric black metal molto, molto influenzato dal doom e dal
post-metal, che si mantiene fresco ad ogni ascolto.
Da subito, con Lazarus Taxon, ci ritroviamo addentrati in atmosfere dilatate e
melodiche ma opprimenti, che conferiscono a Natural Extinctions quel senso di
ipnosi che sarà presente per tutta la durata del disco. Si tratta di un lavoro
per gran parte strumentale, pieno di ispirazione, ma nel quale la voce, dosata
sapientemente ed incredibilmente sofferta, esplode in quel quid in più che rende
l’album quel che è: un grandissimo lavoro, di grande personalità, con qualche
errorino di maturità, ma che tiene incollati allo stereo dall’inizio alla fine.
Un grandissimo esempio è dato dalla traccia secondo me in assoluto più
riuscita: The Void Above. Si sentono parecchio le influenze funeral doom del
duo, mescolate molto bene con parti più veloci e intricate.
Inoltre ho sempre avuto un debole per questo tipo di voce, quasi alla Fall of
Efrafa dei mai troppo apprezzati Inlè ed Elil.
Parlando di piccoli errorini di maturità forse alcune volte le melodie e le
soluzioni adottate sono un po’ simili e stancano leggermente, a tratti, l’orecchio.
A ciò in ogni caso viene in soccorso la scelta del posizionamento dei brani,
che rendono l’ascolto comunque molto piacevole e mai pesante grazie alle
differenze di accelerazione.
Parlando di poliedricità, la quarta traccia, Litha, è esplicativa. È un pezzo
post-rock, di quello assolutamente non scontato e forzatamente atmosferico, che
spezza incredibilmente bene e regala degli ottimi momenti.
In conclusione, probabilmente uno dei, se non il disco migliore uscito dall’Italia
metal di quest’anno. Assolutamente da ascoltare.
TRACKLIST:
- Lazarus Taxon
- Natural Extinctions
- The Void Above
- Litha
- Where Nothing Grows
- Rites of Passage
- Luminous Lifeforms
INFO:
ANNO: 2019
LABEL: Hypnotic Dirge Records
WEB: Facebook
THE HAUNTING GREEN - THE VOID ABOVE