AVANGARDE / PSYCH / DRONE |
Silenzi che si propagano negli spazi
vuoti, nelle fessure del tempo, nei muri consumati delle case, nei segni della
vita. Silenzi morenti, sepolti nelle ore con troppa velocità, intrappolati in
un mondo parallelo dove l’anima ne rappresenta il corpo, silenzi carichi di un colore
amorfo, silenzi nella musica degli Ulver, su note scolpite in luoghi saturi di
magia dove ad essere raccontati sono quei paesaggi innevati rubati ai fiordi dell’estremo
nord, marcati e severi un tempo, sfuggenti
e foschi ora, dai contorni poco chiari, fumosi, evasivi nella loro lunga fuga
verso rive sempre diverse da lambire, da sfiorare, da baciare.
Un percorso musicale quello degli Ulver
che negli anni ha lasciato spazio alla libertà compositiva, proprio come
dimostra anche quest’ultimo parto, dodici canzoni registrate in jam session lungo
i dodici live consumati dalla band nel 2014 e ritoccati successivamente in studio,
che presentano la verve compositiva dei nostri oltre ogni logica emozionale.
Solo due i brani cantati, Nowhere
(Sweet Sixteen) è una lunga cavalcata che si apre a territori squisitamente
dark/avangarde, una canzone che sarebbe piaciuta tantissimo agli Arcturus di Disguised
Masters.
Mentre la malinconia latente racchiusa
nei dieci minuti di Ecclesiastes lascia inaspettatamente tranquilli, in pace
col mondo intero, fluttuando in nubi di austera sobrietà, in ampolle
ermeticamente chiuse e lasciate andare nell’occhio di una tempesta rarefatta, nel
baratro sempre più lucente di una liberazione fisica e mentale. Le atmosfere si
fanno drammaticamente romantiche, come nei Sunn o))) di Sinking Belle, in un continuo
countdown verso l’espiazione dei propri peccati dove tutto è incredibilmente enorme
e sobriamente leggiadro, a partire dal tappeto percussivo stile Planet Caravan,
arrivando alle dolci melodie di pianoforte che accompagnano questo viaggio.
ATGCLVLSSCAP è un album lungo (oltre
80 minuti), ma non per questo stancante, plasmato dalla piena libertà compositiva,
ma non per questo assuefatto all’anarchia, dove i pezzi risultano ottimamente
strutturati all’interno di una forma canzone gravida di creatività.
Composizioni queste che lasciano in bocca un retrogusto crepuscolare (England’s
Hidden), psichedelico (Moody Stix, Om Hanumate Namah, Cromagnosis), dal taglio
drone (The Spirits The Lend Steenght Are Invisible, D-Day Drone), un retrogusto
oscuro e lucente allo stesso tempo, ma sopratutto un percorso estremamente spirituale (Solaris, Glammer Hammer).
Lasciatelo scorrere come sangue nelle
vene, lasciate dissiparne l’energia nel vostro corpo e nella vostra mente come fosse
una cura catartica volta a risollevare le vostre sinapsi e i vostri equilibri psicofisici.
Gli Ulver di oggi rappresentano
proprio questo, un funzionale veicolo ricco di comfort lasciatoci in eredità per
preservare la nostra salute mentale dai continui bombardamenti elettrici a cui
ogni giorno ci sottoponiamo, un salvagente in mezzo all’oceano in burrasca, un
paracadute in un cielo riottoso, afferratelo e godetene sin quando la notte ve
lo permetterà, illuminandone la superficie col chiarore intenso della sua luna,
prima che le tenebre ne inghiottano l’essenza, non perdete altro tempo, è li ancora
una volta, ed è tutto per voi.
TRACKLIST:
01. England's Hidden
02. Glammer Hammer
03. Moody Stix
04. Cromagnosis
05. The Spirit That Lend Strenght Are Invisible
06. Om Hanumate Namah
07. Desert/Down
08. D-Day Drone
09. Gold Beach
10. Nowhere (Sweet Sixteen)
11. Ecclesiastes (A Vernal Catnap)
12. Solaris
INFO:
ANNO:2016
LABEL: House Of Mythology
SITO WEB: Ulver