SLUDGE, DOOM |
Con questi presupposti la musica che vi si produce non
può che avere le medesime caratteristiche, ovvero essere cupa ed oscura, avere
tempi rallentati tali da permettere di ripercorrere in sorvolata tutti i verdi
campi che la caratterizzano, dall'incidenza solenne, ma mai severa.
Accordature a dir poco basse, distorsioni incisive,
screaming pieno e potente: questi gli ingredienti di una band il cui nome si
sposa alla perfezione con la propria terra di origine, ovvero Rites - che dà il
titolo anche all'autoprodotto EP in questione - che porta alla mente i rituali
celtici intrisi di simbologia e magia, in perenne contatto con la Natura ed i
suoi cicli, da celebrarsi rigorosamente alla luce della Luna Piena. Anche solo
ammirando la copertina del disco emergono gli elementi citati, raffigurante
infatti una sorta di sacerdote in tunica, le mani giunte a mo' di celebrazione
o preghiera, avvolto dalle ali del volatile più dark esistente, il corvo - il
tutto rigorosamente in bianco e nero in uno stile di raffigurazione affine
all'affresco.
Il risultato è un ottimo disco che gode della potenza
dello sludge e lo impreziosisce con la cupezza del doom, senza sottovalutare il
tocco femminile al basso - elemento che personalmente non manco mai di
sottolineare.
Un Intro ci apre le porte del tempio all'interno del
quale ci apprestiamo ad assistere al Rito, un incipit di sola batteria dal
carattere quasi tribale si fonde poi con il resto dei componenti, dando vita a
quasi 2 minuti di strumentale imponenza.
Siamo poi condotti su di un Vessel, che affronta un
oscuro mare in tempesta fatto di alternanza di tempi tirati e dimezzati, dove
una fugace illusione di calma si presenta sul terminare del brano: clima
quieto, suoni puliti, il fischio del vento in sottofondo preludio alla scarica
distorta che ritorna poi in auge sino alla conlcusione.
In Plastic Lung possiamo godere appieno di quel
matrimonio sopracitato che i Rites riescono a compiere tra i due generi dello
sludge e del doom: troviamo infatti cadenze rallentate al limite del
ciondolante, tempi dilatatissimi tipici del secondo genere, intramezzati dal
tema principale del pezzo, dalle ritmiche solo leggermente meno trascinate,
condite dal soffertissimo screaming, che ci rimanda più facilmente allo sludge.
Approdiamo, passando per la fangosissima Forging, al
brano di chiusura, Iron Shrimp quello che tra tutti si distingue per il suo
carattere più metallaro denotato dalle sferraglianti cavalcate dell'intro e dai
riff che sostengono il massiccio cantato durante tutto il pezzo, fino ad un
sempre maggiormente rallentato outro che riconferma la solenne pesantezza del
quartetto irlandese.
Un lavoro davvero ben fatto, che dimostra come i Rites si
siano meritati di condividere il palco con band come Conan e che farebbe
meritare loro di essere conosciuti anche al di fuori dei confini della verde
Irlanda.
TRACKLIST
- Intro
- Vessel
- Iron Lung
- Forging
- Iron Shrimp
INFO
ANNO: 2012
LABEL: Autoprodotto
WEB: Facebook
RITES - IRON LUNG