PSYCH ROCK |
Cambiamenti. La parola chiave per la realizzazione di questo album deve essere stata questa. La dipartita di due membri storici per la band, Amber Webber e Jeremy Schmidt, sostituiti con Rachel Fannan (Sleepy Sun) e Adam Bulgasem (Dommengang), aveva fatto preoccupare non poco per il proseguo della band canadese. Stephen McBean si è quindi dovuto rimboccare le maniche e ripartire. Il contatto con la materia e’ sempre lo stesso a dirla tutta, psichedelia dettata da un approccio ai limiti del prog (High Rise), hard rock di stampo settantiano (Future Shade), soprattutto nell’uso delle tastiere che tanto ricorda i Moody Blues e una produzione stoner/doom (Horns Arising, doom anche nel riffing) che dona un sapore completo e dannatamente vincente a questo Destroyer. Così se IV aveva regalato molte luci (non dimentichiamoci pezzi incredibili come Space to Bakersfield, ) ma anche qualche ombra (You Can Dream), facendo presagire una svolta stilistica per questo nuovo corso, in realtà così non è.
Sempre edito per l'ottima Jagjaguwar, questo disco riporta l’asticella al passato, non disdegnando la lezione impartita da più fronti. Un passato fatto di canzoni dai ritmi sostenuti (Licensed to Drive puzza di Stooges), di blues oscuro (Boogie Lover), sino ad arrivare ai ritmi Depechemodiani di FD’72. Ma il brano più bello a mio avviso e’ la bellissima Pretty Little Lazies, che parte nei primi istanti come un rifacimento di In the End dei Doors, per poi mettersi nei panni di una ballata da brivido, capace di trasformarsi nella sua parte centrale in un pezzo space Rock alla Hawkwind e soprattutto riuscendo ad emozionare dall’inizio alla fine.
Sempre edito per l'ottima Jagjaguwar, questo disco riporta l’asticella al passato, non disdegnando la lezione impartita da più fronti. Un passato fatto di canzoni dai ritmi sostenuti (Licensed to Drive puzza di Stooges), di blues oscuro (Boogie Lover), sino ad arrivare ai ritmi Depechemodiani di FD’72. Ma il brano più bello a mio avviso e’ la bellissima Pretty Little Lazies, che parte nei primi istanti come un rifacimento di In the End dei Doors, per poi mettersi nei panni di una ballata da brivido, capace di trasformarsi nella sua parte centrale in un pezzo space Rock alla Hawkwind e soprattutto riuscendo ad emozionare dall’inizio alla fine.
Cambiamenti, dicevamo all’inizio. Rimanere fermi o rinnovarsi sporcandosi di un passato che poche band sanno fare proprio con originalità. Destroyer e’ un disco emozionante, un viaggio che muove i Black Mountain oltre i confini del già sentito, dello scontato, dell’ovvio. Tutti si aspettavano una band diversa, mentre loro sono riusciti a coniugare tutto in un calderone che abbraccia il passato solo per portarlo oltre la soglia del futuro. Non un capolavoro, ma indubbiamente un gran bel disco.
TRACKLIST:
01. Future Shade
02. Horns Arising
03. Closer to the Edge
04. High Rise
05. Pretty Little Lazies
06. Boogie Lover
07. Licensed to Drive
08. FD'72
INFO:
ANNO: 2019
LABEL: JAGJAGUWAR
WEB: Website
BLACK MOUNTAIN: LICENSED TO DRIVE