EXPERIMENTAL/AMBIENT |
Riportare a parole questo disco
dei NOUS non è certamente compito facile, a causa della sua natura sfuggente ai
generi e per gli arrangiamenti spesso complessi nel quale gli strumenti si
intersecano fra di loro, creando una rete di suoni difficile da sbrogliare.
A conti fatti, questo III porta l’ascoltatore a seguire un percorso fatto esclusivamente di sensazioni. Ascoltatore che deve lasciare scorrere liberamente il flusso musicale preparato dai nostri, senza soffermarsi a chiedersi cosa stia effettivamente ascoltando. Prima di parlare del disco vero e proprio è doveroso fare uno storico sui membri che compongono questo progetto e sul modo in cui è stato concepito questo III. Il collettivo nasce dalla mente di Christopher Bono, già all’attivo nel gruppo ambient post rock Ghost Against Ghost e fondatore della Our Silent Canvas, etichetta indipendente che promuove l'arte a 360°. Gli altri membri hanno, anche loro, un curriculum di tutto rispetto, tra cui spiccano certamente Greg Fox (ex membro del gruppo “trascendental” black metal Liturgy e attualmente in collaborazione con Ben Frost), Thor Harris (Swans, Angels of Light) e Shahzad Ismaily (presente nei crediti di diverse canzoni con Yoko Ono). Non stiamo parlando, quindi, dei primi sprovveduti ma di musicisti con alle spalle un’intera vita dedita alla musica sperimentale. Per quanto riguarda la nascita del disco in sé, è stato registrato in appena una settimana presso il Dreamland Studios, una chiesa sconsacrata e ora diventata studio di registrazione. Nel corso di questa settimana, lo stesso Bono ha stilato una routine giornaliera che tutti i membri dovevano rispettare, con esercizi di yoga al mattino presto e diversi tipi di meditazione da intraprendere prima che ciascuno potesse mettersi al suo rispettivo strumento. La fusione di tutti questi elementi ha portato alla creazione di questo III, un disco pieno di sfaccettature che, come anticipato, sono difficili da elencare tutte. Partiamo con il presupposto che si tratta di un disco ambient con diverse influenze derivate un po’ dal post rock, un po’ dal noise e con qualche spruzzata di jazz a chiudere il tutto. Proprio quest’ultimo tipo di influenza di può notare maggiormente nella traccia di apertura We Hope The Weather Will Continue, con i suoi tempi storti e i fiati e il violoncello che tendono ad esplodere mano a mano che la traccia arriva alla sua conclusione. Il disco viaggia perennemente fra questi due poli opposti fra il noise e l’ambient, esempio più lampante in quest’ultimo caso è la finale Kindness, la quale sembra essere uscita da un album di Brian Eno per la dolcezza delle poche di piano che sorreggono l’intera canzone. In definitiva, quest’ultima fatica dei NOUS è inafferrabile e difficile da descrivere a parole, ma non per questo non meritevole di un ascolto.
A conti fatti, questo III porta l’ascoltatore a seguire un percorso fatto esclusivamente di sensazioni. Ascoltatore che deve lasciare scorrere liberamente il flusso musicale preparato dai nostri, senza soffermarsi a chiedersi cosa stia effettivamente ascoltando. Prima di parlare del disco vero e proprio è doveroso fare uno storico sui membri che compongono questo progetto e sul modo in cui è stato concepito questo III. Il collettivo nasce dalla mente di Christopher Bono, già all’attivo nel gruppo ambient post rock Ghost Against Ghost e fondatore della Our Silent Canvas, etichetta indipendente che promuove l'arte a 360°. Gli altri membri hanno, anche loro, un curriculum di tutto rispetto, tra cui spiccano certamente Greg Fox (ex membro del gruppo “trascendental” black metal Liturgy e attualmente in collaborazione con Ben Frost), Thor Harris (Swans, Angels of Light) e Shahzad Ismaily (presente nei crediti di diverse canzoni con Yoko Ono). Non stiamo parlando, quindi, dei primi sprovveduti ma di musicisti con alle spalle un’intera vita dedita alla musica sperimentale. Per quanto riguarda la nascita del disco in sé, è stato registrato in appena una settimana presso il Dreamland Studios, una chiesa sconsacrata e ora diventata studio di registrazione. Nel corso di questa settimana, lo stesso Bono ha stilato una routine giornaliera che tutti i membri dovevano rispettare, con esercizi di yoga al mattino presto e diversi tipi di meditazione da intraprendere prima che ciascuno potesse mettersi al suo rispettivo strumento. La fusione di tutti questi elementi ha portato alla creazione di questo III, un disco pieno di sfaccettature che, come anticipato, sono difficili da elencare tutte. Partiamo con il presupposto che si tratta di un disco ambient con diverse influenze derivate un po’ dal post rock, un po’ dal noise e con qualche spruzzata di jazz a chiudere il tutto. Proprio quest’ultimo tipo di influenza di può notare maggiormente nella traccia di apertura We Hope The Weather Will Continue, con i suoi tempi storti e i fiati e il violoncello che tendono ad esplodere mano a mano che la traccia arriva alla sua conclusione. Il disco viaggia perennemente fra questi due poli opposti fra il noise e l’ambient, esempio più lampante in quest’ultimo caso è la finale Kindness, la quale sembra essere uscita da un album di Brian Eno per la dolcezza delle poche di piano che sorreggono l’intera canzone. In definitiva, quest’ultima fatica dei NOUS è inafferrabile e difficile da descrivere a parole, ma non per questo non meritevole di un ascolto.
70/100
TRACKLIST:
- We Hope the Weather Will Continue
- Ninths
- A Falling Tear
- Never Can It Be
- Dust Suspended
- Egac Ot Egamoh
- Blush
- Chandra
- Kindness
ANNO: 2020
LABEL: Our Silent Canvas
WEB: Bandcamp
NOUS - NEVER CAN IT BE