lunedì 18 maggio 2020

HEAVY IN THE BOX (May 2020)

A cura di: Emiliano Sammarco


TOP ALBUM:
SOLARIS: Un Paese di Musichette Mentre Fuori c’è la Morte (Review)

Ma che bella sorpresa i Solaris. Bronson Recordings ha fatto decisamente centro con questi ragazzi romagnoli. Registrato da Martin Bisi (Swans, Sonic Youth), Un Paese di Musichette Mentre Fuori c’è la Morte è un disco bellissimo, ispirato e cantanto splendidamente in italiano da Alberto Casadei.
La violenta opener Podio è una notevole apertura, sagomata da chitarre alternative/stoner (che sanno tanto di Helmet), dal basso incandescente di Lorenzo Bartoli e dalla batteria maleducata di Alan Casali (batteria a cui va detto, una maggior profondità nei suoni avrebbe giovato). Ezikmndrek cambia umore con i suoi arpeggi oscuri che volteggiano in un mix da urlo tra Sonic Youth, i Marlene Kuntz più striscianti (era Il Vile), quelle atmosfere grunge fumose "rubate" a band come i Bush di Cold Contagious (tanto per rendervi l'idea) e la pericolosità lacerante dei Jesus Lizard. Il tutto ovviamente riletto con la profondità delle chitarre di Paride Placuzzi, che rimandano a retaggi stoner/doom e all’oscurità mantrica dei Tool. C'è bisogno che aggiunga altro? Il post rock (che circola prepotentemente in tutto il disco) di Oro, le melodie di Voce che implodono in cumuli abrasivi di noise rock e post metal o la concluiva litania a nome Marnero che riassume da buon bignami il suono dei Solaris. Non c’è una nota di troppo. Alla fine di questo splendido viaggio ciò che maggiormente rimane è un senso di totale soddisfazione per i contenuti, ma anche di frustrazione perché sei tracce sono troppo poche vista la goduria che le accompagna. Band superiore!!! 

TOP TRACK: EZIKMNDREK
85/100





THE BUZZDEALERS: Blooming (Review)

Arrivano da Atene, Grecia, i Buzzdealers. Ottima rock band che ama giocare con l’hard’n’blues dall’attitudine settantiana ed estremamente accattivante e che non disdegna di sporcarsi con graffianti chitarre fuzz di derivazione garage. I nostri si fregiano di un approccio alla materia che risulta veramente fresco e “moderno” nella fruizione della proposta, il che è un aspetto molto interessante considerando la natura decisamente retrò della band. Potrei citarvi centinaia di gruppi di ultima generazione a cui i nostri si ispirano. Gente come Rival Sons, The Answer, Reignwolf, Wolfmother (potrei continuare all'infinito), ma vi basterà sapere che Blooming è un disco fresco e attraente a cui va data assolutamente una chance. Ottima, fra le altre, la prova vocale di Zannis, come del resto va sottolineato il lavoro certosino di tutta la band. 

TOP TRACK: ELECTROCUTION
75/100





MOUNTAIN WITCH: Extinct Cult (Review)

Tornano i tedeschi Mountain Witch dopo il discreto Burning Village di quattro anni fa e lo fanno con questa Extinct Cult che amplia le coordinate occult rock dei nostri grazie all’inserimento di umori e colori leggermente diversi rispetto al passato. Sia chiaro, gli aspetti retro e occult sono ancora presenti e predominanti nel sound della band, così come il doom ovviamente. Quel che cambia è l’approccio, che questa volta sembra essere filtrato oltre che dall’hard rock settantino, anche dall'heavy ottantiano. Ne esce fuori un buonissimo disco, superiore al precedente, che fila via liscio dall’inizio alla fine e che piacerà sicuramente agli amanti delle sonorità sopracitate. Il fascino underground di brani come Worship You, Back From the Grave o il rantolo stradaiolo alla The Shrine di Man is Wolf to Man non passeranno inosservati. 

TOP TRACK: MAN IS WOLF TO MAN
75/100





ELM: The Wait (Review)

Gli ELM vengono dal nord Italia, Trento, e ci propongono un mix di stoner (Kingsnake) noise rock imbastardito (fantastica Whole Year Inn) e un approccio ai limiti del punk/hc. La Bronson, dopo i Solaris, fa ancora centro grazie agli Elm e al loro The Wait. Un album che ci mostra una band matura e sicura dei propri mezzi. Matteo Torterolo alla voce è il trascinatore della sua band, accompagnato dalle lame affilate di Alessandro Martines alla chitarra, Andrea Mainero al basso (esaltante in Violence is Golden) e alle ritmiche precise e quadrate di Giorgio Rita. Ottime canzoni come la sfuriata A Storm is Coming o le chitarre grasse di Shell of a Man e Abbattoir ricoprono tutto il disco. C’è addirittura tempo per il blues malato di Hellhound nel finale. Sarei proprio curioso di vederli in sede live questi ragazzi. Gran disco.

TOP TRACK: WHOLE YEAR INN
80/100





WITCHSKULL: A Driftwood Cross (Review)

Il ritorno sulle scene dei Witchskull con il terzo album A Driftwood Cross è prorompente già dalla splendida opener Black Cathedral. Il sound? Non distante dagli ultimi Orange Goblin. Metallico e assassino nei suoi assalti all’arma bianca, senza disdegnare quell’alone epico che tanto è caro a band come i Grand Magus. Baphomet’s Child e Dresden sono schegge impazzite, ma la qualità non scema neanche quando i ritmi si fanno meno veloci, come nella splendida e sabbatthiana The Red Altar, plasmata da un basso slabbrato davvero efficace o nella riuscitissima titletrack. Brava Rise Above e bravi Witchskull. La band è la prova vivente che per comporre un ottimo disco non c'è bisogno di chissà quale originalità, ma solo di tanta passione e sudore.

TOP TRACK: BLACK CATHEDRAL
80/100





LOUISE LEMON: Devil (Review)

Molti la paragonano a Chelsea Wolfe (e scusate se è poco). Quel che è certo è che Louise Lemon oltre ad essere molto bella è anche un’artista con la A maiuscola. Il nuovo EP Devil è un’altra perla di rara bellezza che segue l’ottimo A Broken Heart is an Open Heart dello scorso anno. Con questo EP si denota un'ulteriore crescita. I toni oscuri della splendida title track ammaliano e seducono pericolosamente, nascondendo un appeal commerciale pazzesco. Stesso discorso per la successiva Forever Alone dove ancora l'ultima Wolfe è tirata in ballo, così come l'altra regina dell'oscurità Anna Von Hausswolff, ma rivisitata con un approccio pop che piacerà anche a chi ascolta sonorità rock e metal, ne sono certo. Isolamento e malinconia sono alla base di Devil. Da brividi la voce di Louise nella spettrale ed eterea Bathe in Gold così come nella conclusiva All My Tears che flirta maggiormente col recente passato della cantante scandinava. Brividi. PREDESTINATA!!!

TOP TRACK: DEVIL
85/100





CONCRETE MOUNTAIN: HazeDazed (Review)


I Concrete Mountain sono una band stoner proveniente da Biella e HazeDazed è il loro secondo album su lunga distanza. Registrato nel mese di giugno presso il nostudiorec dal collettivo Kono Dischi e successivamente mixato e masterizzato al maldetesta studio di PadovaEdito, HazeDazed è un lavoro che sin dal titolo della sua opener Camionaut (ogni riferimento è puramente casuale) mette le carte in tavola. Stoner fortemente influenzato dal magma mai domato degli onnipresenti Sleep. Buona traccia d'apertura, anche se un po troppo prolissa. Davvero bella ed evocativa invece è Black Zero Gravity Void, modellata da visioni di natura psichedelica. Hill Bomb è una mazzata in pieno viso. G.P.L. (strepitosa) e Desert Foam chiudono il cerchio con i loro lisergici anfratti sonori che alternano eruzioni elettriche a vuoti cosmici dal grande spessore emotivo. Album eccellente.

TOP TRACK: G.P.L. (GRAVITY PLUMB LAUNCHER)
83/100





LORD FOWL: Glorious Babylon (Review)

Vengono da New Haven, Connecticut, i Lord Fowl e il loro Glorious Babylon è un buon disco. Edito per Small Stone Records, l’album affonda i suoi artigli nell’hard rock bluseggiante degli MC5 (Fire Disciple), nella classicità hard rock alla Thin Lizzy (la titletrack), e nella miriade di band moderne che si rifanno al glorioso passato. I nostri si districano molto bene anche quando i toni si abbassano come nella seducente Space Jockey che richiama alla mente il Bowie settantiano. Da segnalare che entrambi i chitarristi cantano e devo ammettere che lo fanno molto bene. Ottimi pezzi hard n’blues che virano su movimenti heavy, richiami stoner e che filano via davvero con gran piacere. 

TOP TRACK: FIRE DISCIPLINE
75/100





BROWN ACID: The Tenth trip (Review)

La Riding Easy è davvero una label magnifica. Difficilmente sbaglia colpo e con l’incredibile ed enorme serie delle Brown Acid è giunta oramai alla decima puntata. La ricerca e la riscoperta di band rock dimenticate e sotterrate del panorama underground americano è encomiabile e vincente anche in questo The Tenth Trip. Sounds Synonymous, Ralph Williams and the Wright Brothers (bellissimo il loro pezzo), Bitter Creek, First State Bank, tante band da riscoprire. Rock, hard rock, hard'n'blues, proto doom e tutto il corollario dei generi che più amiamo. Se non avete mai seguito questa saga, vi invito a riscoprirla cronologicamente. Dal primo sino ad arrivare al suo decimo episodio, sono sicuro che non vi annoierete mai. Buon viaggio.

TOP TRACK: RALPH WILLIAMS AND THE WRIGHT BROTHERS - NEVER AGAIN 
78/100 





HELL OBELISCO: CYCLOPIAN (Review)

I bolognesi Hell Obelisco tornano sulle scene, dopo il loro debut Swamp Wizard Rises (2018), con questo EP a nome Cyclopian. Un buon passatempo in attesa di un secondo full lenght su lunga distanza. I nostri, in queste cinque tracce ci mostrano il loro teatrino sludge che più putrido non si può. Le chitarre sono melmose e rimandano ad act come Weedeater e Acid Witch. C’è anche una versione rivisitata di Sharp Dressed Man degli ZZ Top davvero niente male. Cyclopian è autoprodotto, il che rende questo mini album ancora più genuino. Insomma l’antipasto è succoso e per ora ci sazia, li attendiamo per la prova del nove. 


TOP TRACK: SHARP DRESSED MAN
70/100





GEEZER: Groovy (Review)

La Heavy Psych Sounds è sempre sul pezzo e lo dimostra ancora una volta con il nuovo album dei Geezer. Groovy, come ci sussurra  il suo profetico titolo, è un disco carico di groove heavy stoner alla Clutch, che sa essere non solo particolarmente efficace nella costruzione di canzoni tirate e accattivanti (Dig, la titletrack, Black Owl), ma anche in pezzi bellissimi come Dead Soul Scroll o Slide Mountain, dove il sound si inchina a seducenti visioni psichedeliche, nate nelle profondità desertiche. I pezzi sono saturi di blues, di magia retrò (che non può non sapere di Sabbath ovviamente), ma non disdegnano incursioni esterne come quelle ai limiti del funk di Awake. Consigliatissimo!!!

TOP TRACK: DEAD SOUL SCROLL
82/100





ABRAMS: Modern Ways (Review)

Modern Ways è il terzo album degli interessantissimi Abrams, band americana edita da Metal Injection. Le canzoni che compongono Modern Ways sono potenti e moderne, strizzano l’occhio agli ultimi Red Fang con il gusto melodico e alternativo dei Deftones a spostare i confini emozionali della band. Se l’opener ha movenze stoner, Joshua Tree a differenza del nome si agita su tracciati alternativi di facile presa che rimandano a band come Shinedown. Bellissime invece, Silver Lake, con i suoi chiaro scuri, le stoner oriented Part of Me e Find a Way o l’aggressività di Silence, così come la psichedelica Pale Moonlight, che cresce in un finale mozzafiato. Un bel disco, da ascoltare la sera davanti al tramonto, meglio se con una birra ghiacciata in mano.

TOP TRACK: SILVER LAKE
80/100





BLACK LAB: Abyss (Review)

Le Black Lab sono un duo di Osaka dal sound allucinante e allucinato. Abyss è un disco malato, claustrofobico, oscurissimo, che a livello musicale si assesta su un doom/sludge asfissiante e dannatamente pericoloso. La New Heavy Sounds ha fatto centro nel produrre tanta magnificenza underground. Se amate l’oscurità classica di Black Sabbath, Cathedral, Pentagram e Candlemass, unita al suono imponente e abrasivo di Eyehategod, Crowbar, 16 e compagnia lacerante allora siete nel giusto posto. Le nenie delle Black Lab sono di una pesantezza inaudita. Agghiaccianti le (poche) parti melodiche. Il sound delle nostre sa lanciarsi con disinvoltura anche in schegge doom/punk come nelle belle Forked Road e Weed Dream, ma ovunque si respira aria orrorifica che ghiaccia il sangue nelle vene (Sleepless Night, Insanity, Sun). Le chitarre sono talmente abrasive da far quasi male ai padiglioni auricolari. Abyss è un disco che non si lascia a interpretazioni o sfumature. Si ama o si odia. Non so voi cosa ne penserete, ma io lo amo. Decisamente!!! 

TOP TRACK: SLEEPLESS NIGHT
85/100





LIVERACHE CORPORATION: Discomfort (Review)

I Liverache Corporation sono pugliesi (San Giovanni Rotondo) e con Discomfort sono al primo album. Registrato prodotto e mixato ottimamente da Michele Perla (MAD) presso i Maluma Studios. Un disco davvero buono considerando sia un debut. Prendete l’opener Skin Frame. Sembra di ascoltare una jam tra Jesus Lizard e Queens of the Stone Age (con tanto di tributo vocale alla Homme nel ritornello). L’inclinazione alla scena alternativa degli anni 90 è presente con una certa supremazia e ricama il sound della band nostrana delineandone l’ossatura. Noise rock, attitudine punk/hc, riverberi grunge (come nell’arpeggio malato della splendida Ashes), pennellate desertiche e tanta rabbia e personalità. Ottimo esordio, ne sentiremo parlare ancora, ne sono certo. Teneteli d’occhio.

TOP TRACK: ASHES
75/100





STARSPAWN OF CTHULHU: Yoh- Sothoth (Review)

Il ciclo di Cthulhu, il mito di Lovecraft, l’artista più amato dalle band doom nell’intero pianeta. Questo è quello che vi dovete aspettare dagli Starspawn of Cthulhu. Si perché Yog-Sothoth per chi non lo sapesse è una divinità immaginaria presente proprio nelle storie allucinanti e allucinate di Lovecraft. La band vicentina, nata lo scorso anno, a livello musicale si pone come una band che guarda al passato, non solo a livello letterario. Primi My Dying Bride, Paradise Lost e Anathema sono i punti di riferimento dei nostri a livello musicale. Certo il sound risulta ancora un po acerbo in alcuni passaggi, ma siamo agli inizi, il tempo per migliorare c’è tutto e ascoltare questo EP vi regalerà un tuffo nel passato death/doom che a me non è affatto dispiaciuto. Le potenzialità ci sono tutte, basti ascoltare la traccia che da il nome alla band o la conclusiva Innsmouth Order per capirlo. Buona la prima. 

TOP TRACK: STARSPAWN OF CTHULHU
70/100

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