Chi ha il
coraggio di dire ancora che in Italia non ci siano grandi band alzi la mano. Se
qualcuno di voi ha qualche dubbio di sorta gli consiglio vivamente di ascoltare
il nuovo album dei Pater Nembrot. Il lavoro in realtà è uscito a Febbraio, ma
vista la sua qualità ci sembrava doveroso presentarvelo nel modo migliore
visto che siamo al cospetto di una band di elevatissima caratura, che nulla ha
da invidiare ad act ben più blasonati.
La bellezza
della proprosta dei cesenati risiede nella loro capacità di inglobare influenze
diverse tra loro senza per questo scadere nella banalità o nel già sentito.
Ci troviamo
dinanzi ad un Heavy Psych acido di chiara matrice Stoner/Doom e dalle
fortissime inclinazioni Grunge. Considerando che i generi sopracitati rappresentano
per me il meglio che la musica moderna e non mi possa offrire, potete immaginare la
mia felicità alla fine di questo lungo (quanto appagante) ascolto.
Nusun (edito
per Go Down Records) è un album dal sound ricercato, potente e dai connotati di
chiara elevazione lisergica che esprime il suo potenziale già dall’iniziale
Lostman, ballata dolorosa per piano e voce che innalza sin da subito le
intenzioni dei nostri cercando di colpire l’ascoltatore dal punto di vista
emotivo. Ogni brano è un gioiello prezioso all’interno di una tracklist che
condanna di diritto i Pater Nembrot nel gotha del panorama musicale italiano di riferimento.
L’interpretazione sentita di Philip, la chitarra sofferente di Ramona e la quadrata sezione ritmica di Jack e Clarence costruiscono mattone dopo mattone Nusun. Dalla possente Stitch, alle strutture oblique di El Duende capaci di stemperarsi dentro melliflue visioni psichedeliche, al capolavoro Architeuthis, totem di oltre dieci minuti in cui le anime della band si abbracciano tra sussulti alla Alice in Chains e vibranti divagazioni strumentali da pelle d’oca e dall’alto tasso d’acidità. Overwheldem è un altro highlights, questa volta a metà strada fra Soundgarden e Goatsnake e mentre The Rich Kids of Teheran scala la pachidermica montagna dell’ Heavy Psych, la chitarra acustica di Dead Polygon ci accompagna verso la soglia di un album dai cui perimetri emozionali risulta davvero difficile uscire.
TRACKLIST:
01. Lostman
02. Stitch
03. Architeuthis
04. Young Rite
05. El Duende
06. Overwhelmed
07. Uknap
08. The Ricj Kids of Teheran
09. Dead Polygon
INFO:
ANNO:2016
LABEL: Go Down Records
WEB: Pater Nembrot
L’interpretazione sentita di Philip, la chitarra sofferente di Ramona e la quadrata sezione ritmica di Jack e Clarence costruiscono mattone dopo mattone Nusun. Dalla possente Stitch, alle strutture oblique di El Duende capaci di stemperarsi dentro melliflue visioni psichedeliche, al capolavoro Architeuthis, totem di oltre dieci minuti in cui le anime della band si abbracciano tra sussulti alla Alice in Chains e vibranti divagazioni strumentali da pelle d’oca e dall’alto tasso d’acidità. Overwheldem è un altro highlights, questa volta a metà strada fra Soundgarden e Goatsnake e mentre The Rich Kids of Teheran scala la pachidermica montagna dell’ Heavy Psych, la chitarra acustica di Dead Polygon ci accompagna verso la soglia di un album dai cui perimetri emozionali risulta davvero difficile uscire.
TRACKLIST:
01. Lostman
02. Stitch
03. Architeuthis
04. Young Rite
05. El Duende
06. Overwhelmed
07. Uknap
08. The Ricj Kids of Teheran
09. Dead Polygon
INFO:
ANNO:2016
LABEL: Go Down Records
WEB: Pater Nembrot