venerdì 28 ottobre 2016

RED FANG: Only Ghosts (Review)

STONER
Giungono al quarto album gli americani Red Fang, Only Ghosts a detta loro è il lavoro più oscuro che la band abbia mai fatto, ciò nonostante lo spirito goliardico che li contraddistingue sembra non essere svanito nemmeno in questo caso.
Di sicuro dopo il buonissimo Whales and Leeches del 2013, questo nuovo disco era molto atteso visto che i nostri, sin dal debut del 2009,  hanno sempre dimostrato di non essere una band ferma su se stessa. Il sound si è via via fatto più immediato, stessa  cosa dicasi per le linee vocali, Aaron Beam (basso e voce) ha preso piede in modo preponderante nello scacchiere della band americana, è così che il qui presente Only Ghosts si fa portavoce di un nuovo corso intrapreso con coraggio dai nostri, in cui è proprio la voce pulita di Beam a recitare da protagonista, a sfavore di un Bryan Giles (voce e chitarra) la cui presenza è sempre molto viva all’interno dei brani, ma non più dominante.

L’evoluzione dei Red Fang mi ricorda in tutto e per tutto quella intrapresa dei Mastodon di The Hunter, band con la quale (non a caso) vengono spesso accumunati e che risulta come sempre la maggior fonte d’ispirazione dei nostri. Certo i Red Fang possiedono un’anima più marcatamente stoner a differenza dei Mastodon, ma lo snellimento dei brani e la loro immediatezza ricalca in pieno il modus operandi di cui sopra.
Flies parte aggressiva nella strofa, nel classico stile della band, il chorus è melodico e facilmente memorizzabile, l’alternanza delle due voci funziona perfettamente. Cut it Short è uno dei pezzi migliori dell’album, forse il più accessibbile mai scritto dalla band, in cui un riff stoppato di chiara matrice Queens of the Stone Age viene arricchito da un chorus davvero coinvolgente.
Tutto il lavoro è pervaso da una grande energia, non battere il piede per tenere il tempo a volte risulta impossibile, l’ottima Shadows ne è un esempio assai calzante (andatevi a vedere il video ufficiale davvero divertente).
No Air e la title track risultano più oscure, ma comunque vincenti, soprattutto con il passare degli ascolti e con un Giles sugli scudi, mentre Not For You ricalca la strada intrapresa da Cut is Short, altro pezzo molto immediato quindi, ma ancora una volta per nulla stucchevole, ben costruito e impreziosito da un altro splendido chorus. Più riflessiva e strisciante The Smell of the Sound, che stavolta si apre ad un ritornello malinconico e sofferto. Chiudono il cerchio The Deep (la meno riuscita del lotto) e l’aggressiva e buonissima Living a Lye.

Tirando le somme siamo al cospetto di un ottimo album che lascia intravedere la strada tracciata, alla ricerca di una continua evoluzione. La sensazione è che Only Ghosts rappresenti una scossa di assestamento in una faglia in continuo movimento, la curiosità su dove queste scosse porteranno regna sovrana, lasciarsi andare e godere appieno di quest’album è l’unica via percorribile in questo momento. Quindi mettetevi comodi e preparatevi a questo viaggio interiore, alla ricerca dei fantasmi che albergano nell’anima di ognuno di voi.

INFO:

ANNO: 2016
LABEL: Relapse
SITO UFFICIALE: Red Fang

TRACKLIST:

01. Flies
02. Cut It Short
03. Flames
04. No Air
05. Shadows
06. Not For You 
07. The Smell of the Sound
08. The Deep
09. I Am a Ghost
10. Living a Lye




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