Presentiamo oggi tra le nostre pagine, una doppia intervista.
Gli ospiti con cui parleremo sono il trio stoner di genova Temple Of Deimos ed il polistrumentista e produttore di Joshua Tree Dandy Brown (Hermano/Orquesta Del Desierto), con cui abbiamo avuto il piacere di conversare a lungo, dalle origini, al nuovo split album in arrivo e molto altro....
La carne al fuoco è davvero tanta;
Buona Lettura!
1) Ciao ragazzi, anche se di voi abbiamo parlato spesso in passato e molti tra i nostri lettori vi conoscono già; troviamo doveroso fare una piccola presentazione. Fabio, Riccardo, Francesco, chi sono i Temple Of Deimos, come sono nati?
I Temple of Deimos nascono nel 2006 dalle ceneri dei White Ash. La prima formazione era composta da Fabio Speranza (Voce e Chitarra) Federico Olia (Basso) Marco Chiesa (Batteria). Nel 2007 abbiamo registrato, il primo ep “Damage” completamente prodotto da noi. Ovviamente la musica era sincera e sicuramente era quello che volevamo esprimere, ma mancava ancora la maturità e la piena consapevolezza di dove potevamo spingerci. Nel 2009 veniamo contattati dalla Elevator Records che era un'etichetta indipendente con sede dentro alle mura degli “Storici” Red House Recordings di Senigallia (AN). Quello per noi ha rappresentato il primo contratto discografico, se si può chiamare così, permettendoci di entrare in contatto con David Lenci noto produttore indipendente che ha curato le registrazioni e i missaggi del nostro primo album“Omonimo” che ha visto la sua pubblicazione il 27 Marzo del 2010. Da li è iniziato un tour di 40 date in tutta Italia, che ha dato le sue soddisfazioni ma anche delusioni legate ai primi cambi di formazione. Nel 2011 è entrato in pianta stabile al basso Riccardo Eggenhöffner e ha fatto il secondo giro di date di supporto al primo disco. Terminato il tour la band ovviamente era senza un batterista e Fabio ha iniziato la scrittura in modo completamente casalingo dei brani che avrebbero dato vita al secondo album “Work To Be Done”.
Genova ha un grosso problema, ovvero una grave carenza di batteristi capaci, non sapendo come fare abbiamo chiesto una mano solo per le registrazioni a Fabio Cuomo degli Eremite e dei Mope, ma già batterista al tempo dei White Ash. Così che nel 2013 sempre con David Lenci abbiamo inciso “Work To Be Done” dividendo le sessioni di registrazione tra i Blue Records Studio di Mondovì, voci presso i Go Down Studio e mixato e masterizzato da Mattia Cominotto presso i Green Fog Studio di Genova. Il nostro secondo disco fù pubblicato il 31 Ottobre del 2014 da Go Down Records, a parte un paio di recensioni che ci avevano definito una copia di gruppi che andremo a citare dopo, è stato accolto molto bene dalla stampa, definendoci come la band che ha saputo teletrasportare un pezzo di Palm Desert in Italia. Sembrava andare tutto a gonfie vele fino a che Daniele Panucci, il batterista si è reciso un tendine al lavoro, per non parlare del fatto che ormai aveva altri programmi per il suo futuro. Di conseguenza abbiamo dovuto cancellare 8 concerti. In questa pausa siamo inpazziti per trovare un bravo batterista, quando le speranze sembrano essere perdute del tutto, abbiamo incontrato Francesco Leo, già batterista di band come Ricochet e Betrayers, fortunatamente dopo un'elenco di personaggi che ci hanno fatto solo perdere del tempo ci siamo trovati molto bene sia umanamente che musicalmente, riassestando così la formazione.
Gli ospiti con cui parleremo sono il trio stoner di genova Temple Of Deimos ed il polistrumentista e produttore di Joshua Tree Dandy Brown (Hermano/Orquesta Del Desierto), con cui abbiamo avuto il piacere di conversare a lungo, dalle origini, al nuovo split album in arrivo e molto altro....
La carne al fuoco è davvero tanta;
Buona Lettura!
1) Ciao ragazzi, anche se di voi abbiamo parlato spesso in passato e molti tra i nostri lettori vi conoscono già; troviamo doveroso fare una piccola presentazione. Fabio, Riccardo, Francesco, chi sono i Temple Of Deimos, come sono nati?
I Temple of Deimos nascono nel 2006 dalle ceneri dei White Ash. La prima formazione era composta da Fabio Speranza (Voce e Chitarra) Federico Olia (Basso) Marco Chiesa (Batteria). Nel 2007 abbiamo registrato, il primo ep “Damage” completamente prodotto da noi. Ovviamente la musica era sincera e sicuramente era quello che volevamo esprimere, ma mancava ancora la maturità e la piena consapevolezza di dove potevamo spingerci. Nel 2009 veniamo contattati dalla Elevator Records che era un'etichetta indipendente con sede dentro alle mura degli “Storici” Red House Recordings di Senigallia (AN). Quello per noi ha rappresentato il primo contratto discografico, se si può chiamare così, permettendoci di entrare in contatto con David Lenci noto produttore indipendente che ha curato le registrazioni e i missaggi del nostro primo album“Omonimo” che ha visto la sua pubblicazione il 27 Marzo del 2010. Da li è iniziato un tour di 40 date in tutta Italia, che ha dato le sue soddisfazioni ma anche delusioni legate ai primi cambi di formazione. Nel 2011 è entrato in pianta stabile al basso Riccardo Eggenhöffner e ha fatto il secondo giro di date di supporto al primo disco. Terminato il tour la band ovviamente era senza un batterista e Fabio ha iniziato la scrittura in modo completamente casalingo dei brani che avrebbero dato vita al secondo album “Work To Be Done”.
Genova ha un grosso problema, ovvero una grave carenza di batteristi capaci, non sapendo come fare abbiamo chiesto una mano solo per le registrazioni a Fabio Cuomo degli Eremite e dei Mope, ma già batterista al tempo dei White Ash. Così che nel 2013 sempre con David Lenci abbiamo inciso “Work To Be Done” dividendo le sessioni di registrazione tra i Blue Records Studio di Mondovì, voci presso i Go Down Studio e mixato e masterizzato da Mattia Cominotto presso i Green Fog Studio di Genova. Il nostro secondo disco fù pubblicato il 31 Ottobre del 2014 da Go Down Records, a parte un paio di recensioni che ci avevano definito una copia di gruppi che andremo a citare dopo, è stato accolto molto bene dalla stampa, definendoci come la band che ha saputo teletrasportare un pezzo di Palm Desert in Italia. Sembrava andare tutto a gonfie vele fino a che Daniele Panucci, il batterista si è reciso un tendine al lavoro, per non parlare del fatto che ormai aveva altri programmi per il suo futuro. Di conseguenza abbiamo dovuto cancellare 8 concerti. In questa pausa siamo inpazziti per trovare un bravo batterista, quando le speranze sembrano essere perdute del tutto, abbiamo incontrato Francesco Leo, già batterista di band come Ricochet e Betrayers, fortunatamente dopo un'elenco di personaggi che ci hanno fatto solo perdere del tempo ci siamo trovati molto bene sia umanamente che musicalmente, riassestando così la formazione.
2) Siete in attività da dieci anni, ma la vera esplosione è arrivata con l'album "Work To Be Done". I vostri brani sono ricchi di atmosfere e sound dai lineamenti desert rock. Come vi siete avvicinati a questo genere e come descrivereste voi la vostra musica?
Intanto vi ringraziamo per la precisione, si è vero a Settembre del 2016 sono 10 lunghi anni che siamo attivi come band, più che di esplosione preferiamo parlare di una consapevolezza maggiore dei nostri mezzi. Nel periodo di pubblicazione di “Work To Be Done” Fabio ha iniziato a lavorare come addetto ai lavori per This is Core, di conseguenza ha imparato come si promuove un progetto, non solo da un punto di vista di recensioni e interviste, perchè quello è stato un lavoro di Lodge Italy l'ufficio stampa che da anni lavora per TIC, ma anche da un punto di vista di diffusione della band in Forum, pagine Facebook dedicate al genere.
Già dagli esordi il progetto aveva ben chiaro quello che voleva suonare, volevamo riprendere le gesta dei nostri idoli Queens Of The Stone Age, Mondo Generator, Masters Of Reality, Orquesta del Desierto, Kyuss, Fu Manchu, Fatso Jetson e Yawning Man, ma ovviamente non avevamo quella maturità che si è sentita negli ultimi lavori. Noi sfortunatamente non veniamo dal Deserto, ma ci sentiamo parte di esso, è la nostra musica che parla prima di noi. Siamo sempre stati affascinati dal Deserto e dai suoi misteri, dagli avvistamenti U F O, fino ai rave illegali a Joshua Tree, quelle feste fatte di Fuzz, e frequenze basse che hanno dato la nascita al movimento Stoner.
3) Nel 2015 avete avuto l'opportunità di condividere il palco con Nick Olivieri, in tanti avrebbero voluto essere al vostro posto...che esperienza è stata per voi?
A volte ce ne dimentichiamo perchè è una cosa di cui non riusciamo ancora a capacitarci. In realtà non siamo gli unici, in ordine cronologico dopo di noi lo hanno fatto i Black Elephant, gli Alice Tambourine Lover, i JussiPussi, non dimenticandoci che i Them Bulls vantano Giampaolo Farnedi che è stato il batterista dei Mondo Generator. Però ora parliamo della nostra esperienza. La band ha avuto l'onore di vedere i Queens Of The Stone Age, nel tour di Songs For The Deaf, anche nei massimi livelli della sua carriera, si intuiva che Nick era una bravo ragazzo uno di noi, uno di cuore. Hard Staff Booking è una delle realtà che stimiamo nel mondo italiano dei concerti, ogni volta che noi godiamo con Nick c'è dietro il loro lavoro.
Appena abbiamo saputo della data di Nick al Raindogs House di Savona, abbiamo scritto subito a Marco il gestore, con nostro smisurato stupore aveva già pensato a noi come band di supporto. Come detto prima la nostra partecipazione era un rischio perchè eravamo senza un batterista, avevamo già iniziato la snervante ricerca che non stava portando da nessuna parte nella speranza di trovarne uno prima della fatidica data, ma i provini non hanno dato l'esito sperato, da li è nata la pazzia di andare senza batteria, voi penserete che lo abbiamo fatto in acustico, manco per idea ci siamo preparati per una settimana suonando tutti i giorni e ci siamo andati elettrici.
4) Parlando di questo ultimo periodo possiamo dire che state vivendo una situazione molto appagante, avete annunciato da poco la pubblicazione dello split in vinile con Steve Dandy Brown, un nome importantissimo della scena stoner rock/desert mondiale. Cosa ci potete raccontare a riguardo? come siete entrati in contatto con lui?
Dandy in ordine cronologico è stato il secondo amico del Deserto che ci ha rimesso in piedi. Lo scorso Aprile del 2015, Fabio gli chiese l'amicizia su Facebook, con enorme stupore una volta ci mandò una mail dicendo che stava promuovendo la sua roba solista e se avevamo il piacere di ascoltarla, ovviamente noi gli abbiamo risposto che sapevamo molto bene chi era e che eravamo appasionati degli Hermano e della band perfetta l'Orquesta del Desierto, di conseguenza gli abbiamo girato “Work To Be Done” in Streaming, dopo 2 giorni ci ha risposto più o meno così “Suona alla grande dove avete registrato?”dopo lo scambio di alcune mail segue un silenzio di alcuni mesi.
Non avere un batterista non significava per noi fermarci del tutto, quindi stavamo scrivendo del materiale nuovo, molti di voi sapranno che eravamo anche stati annunciati come band di supporto dei Fu Manchu al Bloom, ragazzi una roba da matti la nostra partecipazione era uscita su molte Web Zine, 10 giorni dopo i Fu Manchu cancellano tutto il Tour, per noi è stata una vera mazzata (Bestemmie). Interrompere il giro di date che stavamo facendo per noi è stato un danno sia economico che di immagine, le band valide sono davvero tante, non è una gara ma se vuoi essere ricordato devi sempre essere attivo. Quando ci siamo resi conto che del nuovo materiale stava prendendo forma, abbiamo capito che per rimetterci in gioco dovevamo tornare con un qualcosa di credibile, abbiamo scritto a Dandy più o meno così “Hey Dandy ti ricordi di noi Temple of Deimos ? Lo vuoi fare uno split insieme a noi ?”.
La paura di non ricevere risposta era enorme, ancora peggio la paura di ricevere un no secco, il nostro background non è il suo, lui ha fatto la storia di un genere e invece ci ha risposto di rimandargli il nostro materiale e che era interessato. Poi insomma sapete tutti come è andata.
5) Credo sia un traguardo non da poco, una bella soddisfazione; Al momento sappiamo che l'artwork dello split sarà a cura di Luca SoloMacello, ma questo non ci basta, vogliamo sapere di più, ci date qualche anteprima?
Vi ringraziamo davvero per la gentilezza delle domande e ne siamo contenti. Siamo concentrati e forse questa è la prima volta che entriamo in studio sereni, per quanto riguarda l'Artwork Luca oltre che a essere la prestigiosa mano di un sacco di copertine della scena alternativa ha già lavorato sul nostro precedente lavoro, sappiamo già in anticipo che con lui possiamo dormire sonni tranquilli, in più è un nostro caro amico che ci consiglia sempre per il meglio, insomma una persona di cui possiamo fidarci, ma le sorprese non finiscono così, questa domanda è anche rivolta a lui, così Luca ha risposto: “ Per propiziare l'artwork nuovo sono nella mia capanna sudatoria indiana a farmi venire l'ispirazione con 'erbe naturali ”
6) Per quanto riguarda l'etichetta per cui uscirà il vinile; Un punto di riferimento importante per Genova e per la scena Doom/Psych/Stoner Italiana, che rapporto avete con Taxi Driver Records?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo tornare indietro nel tempo di 16 anni. A Genova nel 2000 una volta Fabio passeggiava da solo indossando una maglia di Kurt Cobain e incrociò quello che al tempo era un Massimo Perasso ragazzino con la maglia dei Pearl Jam, sembra che i 2 si scambiarono un gesto di approvazione e di complicità. Ma poi da li quasi nessun contatto se non a qualche festival cittadino. Nel primo anno di attività dei Temple, la band suonò di supporto al Teatro Degli Orrori, Maso al tempo aveva aperto la sua Webzine chiamata già Taxi Driver, sembra che una volta Fabio trovò un articolo scritto da Maso in occasione di quel festival, che proponeva i Temple of Deimos come la soluzione per chi avesse nostalgia dei vecchi QOTSA, da li a pochi mesi in città fu aperto il Checkmate Rock Club, locale che da quasi 9 anni ha ospitato le migliori band sul territorio italiano e anche alcune estere.
Non era solo un locale ma anche un ritrovo per coloro che volevano vivere il Rock&Roll in un certo modo, Maso nel primo anno curava la programmazione e faceva i vari Dj-Set. Dopo pochissimo i 2 interessati divennero amici. Il barbuto e Sara che al tempo era già la sua fidanzata spinti dalle stesse passioni musicali e dagli stessi obiettivi nel 2009 aprirono il Taxi Driver Store, di conseguenza dopo che per anni tutti noi molestavamo Maso di aprire anche la sua etichetta, naque pure Taxi Driver Records.
Le prime 2 uscite furono 2 co-produzioni una dei Cartavetro, nota band, e la seconda lo split Fatso Jetson/ Oak's Mary. Saltando in avanti nel tempo Sara e Maso collaborarono alla promozione del nostro fortunato e sfortunato “Work To Be Done”. La scorsa estate Fabio parlò a Maso dicendo “Senti se chiedo a Dandy di fare uno split con noi saresti interessato a pubblicarlo?”
Passiamo ora la parola a Dandy Brown. Grazie all'aiuto di Fabio, siamo riusciti a metterci in contatto con lui che gentilmente a deciso di rispondere a qualche domanda...
Hi Dandy and thank you for your helpfulness, it's a pleasure have you as a guest. what's kind of experience was work with Temple Of Deimos? what's your first reaction when Fabio had proposed a collaboration?
D. Brown: I have nothing but the highest respect for the folks I have met and worked with from Italy. It seems like lately I have become more and more involved with Italian artists and record labels. About a year ago, I composed a couple of songs for Alice Tambourine Lover, and that was an absolutely awesome experience . . . to be able to hear what Alice and Franco were able to do with their renditions of the songs I wrote. I have also been fortunate enough to work with a new Italian label, Spin on Black, for the re-release of the two Orquesta del Desierto albums, which will be out in about six months. When Fabio contacted me, honestly I wasn’t completely familiar with Temple of Deimos’ catalogue, but after taking time to dig into their music I was more than happy to be a part of a split single with those guys. They definitely do some unique and incredible things with their music, and I’m definitely looking forward to hearing what they will contribute to the release, and to have our music released by the folks at Taxi Driver.
Often said that music has no limits, and this split it's a proof, however, have you got any trouble to cooperate?
D. Brown: Over the course of my musical career, I have played on every type of music imaginable, either live or in session work. While I think Temple of Deimos and I are on two different paths musically, I have always had an open ear to anything that stands out as unique. I really try not to get too caught up in “labels” or what other people want to use to classify music. It seems to me that one of the main problems with “fan-dom” is that people get far too polarized with what they consider their favorite genre of music, and in the end people close themselves off to the variety that makes music such a wonderful thing. Of course, I have no problem collaborating with anyone, or doing a split single with any genre of music. Actually, I think that adds the breath of life into music . . . when you get the unexpected, and you’re always open to that unexpected song or style.
Are there any possibility to see you play on stage with them here in italy or, maybe, United States ?
D. Brown: As you may know, I am a high school teacher and family man, so these days my live performances come at a premium. To tell you the truth, I don’t think I would trade my ability to teach my craft (literature) or to have the ability to see my wife and children every day for a life on the road playing music. Don’t take that the wrong way . . . I absolutely love playing, writing, composing and producing music, and I am involved with it nearly every day of my life. I am able to get out and play a few times every few months, and I still love being on stage and performing, but I have reached a point in my life where I think I have my priorities in the order that I want them, and I have no pressure to do anything with music unless I want to do it. That’s the kind of freedom that many people don’t have in life, and I absolutely love the place where I am.
This year Hermano will relase a new album, could you give us some sneak preview about it?
D. Brown: It has been close to eight years since Hermano released our last album (Into the Exam Room), and it has been about that long since we last performed live. Over that eight years, we continually talked about doing another album, but it seemed like the window of opportunity never opened long enough for us to seriously head into a studio to track the music. We had met on various occasions to write and demo, but it wasn’t until last summer (2015) that we finally made up our minds that it was time to lay down tracks for another Hermano release. We met in Denver in August of last year, and using the demos that we had recorded during various writing sessions over the previous eight years as a starting point, we spent about a week recording a dozen new songs. I couldn’t be happier with the outcome. The songs all have that heavy blues swagger that Hermano is known for, and I think it is an album that truly represents everything that the band is . . . straight forward heavy rock and blues. I mean, how could it be anything else, especially since in Hermano I am surrounded by some of the greatest musicians on the planet? As for when that collection will be released, we have no definite plans or a release date yet. We have the album recorded, and I am sure that eventually everyone will have a chance to hear it.
You are an all-around musician and a skilled productor; you got many project, band and collaboration, but i wanna talk about one of the most important among them: Orquesta Del Desierto. What had represented for you? Something to say after 14 years?
D. Brown: Orquesta is definitely a musical representation of how the desert affected me when I first moved out her about 16 years ago . . . the completely amazing landscapes, the brutality of the summers, the beauty of this natural wonder called the Mojave. In many ways, I wish that the band hadn’t disbanded after only two albums, but those two albums hold a place in time for me when I was so completely mesmerized by this area that I could express it no other way than the songs that are contained in those Orquesta collections. I think that when people think of the desert they have become so used to associating it with the hard driving type of music that bands like Kyuss play, but there is so much more that is contained with the nuances of the desert atmosphere. To me, Orquesta del Desierto represents that other side of the desert . . . the broad and starry nights, the wonder of the mountains and rock formations, the beauty of the wildlife, the long stretches of sand, cactus and creosote. I am incredibly happy to finally have had the opportunity to update the Orquesta albums through remixes and remasters, and to finally be able to put those albums back out in vinyl format with Spin on Black for a new generation of listeners to appreciate.
Dandy, you are a musical inspirations for many artist. After all this years of experience into the music's world, can you give some advice to who want follow your example?
D. Brown: Music is something that has penetrated my soul from the moment my mother sat me down on our old organ and taught me a handful of gospel and blues songs. It has been something that perpetually fills my ears, my mind, my emotions with a desire to express it whenever I can . . . which means every day. I have talked to so many young musicians who continually talk about “making it” in the music industry, and I often get the feeling that for many of these young folks they only see the chance for fame (even if it is only locally), but this isn’t what music is or really should be about. Even if a musician never plays a live performance or never lands a record deal, music itself is something so special and so personally emotive that if it isn’t something you do simply for the sake of loving it, even if that means never “making it”, then you are in it for the wrong reasons. Music, for me, is something that bubbles and brews in my head, heart and hands every day, whether it’s in front of a thousand people or sitting in my kitchen by myself. That would be what I hope that every musician feels and expresses through their art.
D. Brown: I have nothing but the highest respect for the folks I have met and worked with from Italy. It seems like lately I have become more and more involved with Italian artists and record labels. About a year ago, I composed a couple of songs for Alice Tambourine Lover, and that was an absolutely awesome experience . . . to be able to hear what Alice and Franco were able to do with their renditions of the songs I wrote. I have also been fortunate enough to work with a new Italian label, Spin on Black, for the re-release of the two Orquesta del Desierto albums, which will be out in about six months. When Fabio contacted me, honestly I wasn’t completely familiar with Temple of Deimos’ catalogue, but after taking time to dig into their music I was more than happy to be a part of a split single with those guys. They definitely do some unique and incredible things with their music, and I’m definitely looking forward to hearing what they will contribute to the release, and to have our music released by the folks at Taxi Driver.
Often said that music has no limits, and this split it's a proof, however, have you got any trouble to cooperate?
D. Brown: Over the course of my musical career, I have played on every type of music imaginable, either live or in session work. While I think Temple of Deimos and I are on two different paths musically, I have always had an open ear to anything that stands out as unique. I really try not to get too caught up in “labels” or what other people want to use to classify music. It seems to me that one of the main problems with “fan-dom” is that people get far too polarized with what they consider their favorite genre of music, and in the end people close themselves off to the variety that makes music such a wonderful thing. Of course, I have no problem collaborating with anyone, or doing a split single with any genre of music. Actually, I think that adds the breath of life into music . . . when you get the unexpected, and you’re always open to that unexpected song or style.
Are there any possibility to see you play on stage with them here in italy or, maybe, United States ?
D. Brown: As you may know, I am a high school teacher and family man, so these days my live performances come at a premium. To tell you the truth, I don’t think I would trade my ability to teach my craft (literature) or to have the ability to see my wife and children every day for a life on the road playing music. Don’t take that the wrong way . . . I absolutely love playing, writing, composing and producing music, and I am involved with it nearly every day of my life. I am able to get out and play a few times every few months, and I still love being on stage and performing, but I have reached a point in my life where I think I have my priorities in the order that I want them, and I have no pressure to do anything with music unless I want to do it. That’s the kind of freedom that many people don’t have in life, and I absolutely love the place where I am.
This year Hermano will relase a new album, could you give us some sneak preview about it?
D. Brown: It has been close to eight years since Hermano released our last album (Into the Exam Room), and it has been about that long since we last performed live. Over that eight years, we continually talked about doing another album, but it seemed like the window of opportunity never opened long enough for us to seriously head into a studio to track the music. We had met on various occasions to write and demo, but it wasn’t until last summer (2015) that we finally made up our minds that it was time to lay down tracks for another Hermano release. We met in Denver in August of last year, and using the demos that we had recorded during various writing sessions over the previous eight years as a starting point, we spent about a week recording a dozen new songs. I couldn’t be happier with the outcome. The songs all have that heavy blues swagger that Hermano is known for, and I think it is an album that truly represents everything that the band is . . . straight forward heavy rock and blues. I mean, how could it be anything else, especially since in Hermano I am surrounded by some of the greatest musicians on the planet? As for when that collection will be released, we have no definite plans or a release date yet. We have the album recorded, and I am sure that eventually everyone will have a chance to hear it.
You are an all-around musician and a skilled productor; you got many project, band and collaboration, but i wanna talk about one of the most important among them: Orquesta Del Desierto. What had represented for you? Something to say after 14 years?
D. Brown: Orquesta is definitely a musical representation of how the desert affected me when I first moved out her about 16 years ago . . . the completely amazing landscapes, the brutality of the summers, the beauty of this natural wonder called the Mojave. In many ways, I wish that the band hadn’t disbanded after only two albums, but those two albums hold a place in time for me when I was so completely mesmerized by this area that I could express it no other way than the songs that are contained in those Orquesta collections. I think that when people think of the desert they have become so used to associating it with the hard driving type of music that bands like Kyuss play, but there is so much more that is contained with the nuances of the desert atmosphere. To me, Orquesta del Desierto represents that other side of the desert . . . the broad and starry nights, the wonder of the mountains and rock formations, the beauty of the wildlife, the long stretches of sand, cactus and creosote. I am incredibly happy to finally have had the opportunity to update the Orquesta albums through remixes and remasters, and to finally be able to put those albums back out in vinyl format with Spin on Black for a new generation of listeners to appreciate.
Dandy, you are a musical inspirations for many artist. After all this years of experience into the music's world, can you give some advice to who want follow your example?
D. Brown: Music is something that has penetrated my soul from the moment my mother sat me down on our old organ and taught me a handful of gospel and blues songs. It has been something that perpetually fills my ears, my mind, my emotions with a desire to express it whenever I can . . . which means every day. I have talked to so many young musicians who continually talk about “making it” in the music industry, and I often get the feeling that for many of these young folks they only see the chance for fame (even if it is only locally), but this isn’t what music is or really should be about. Even if a musician never plays a live performance or never lands a record deal, music itself is something so special and so personally emotive that if it isn’t something you do simply for the sake of loving it, even if that means never “making it”, then you are in it for the wrong reasons. Music, for me, is something that bubbles and brews in my head, heart and hands every day, whether it’s in front of a thousand people or sitting in my kitchen by myself. That would be what I hope that every musician feels and expresses through their art.
Augurandovi un grosso in bocca al lupo per questo split ed ovviamente per il futuro. Chiudiamo questa chiaccherata, lasciando a voi le ultime righe...
Grazie Mari Knox Knox, grazie a Mirko Mandras, grazie a te Dandy Brown per la grossa possibilità che ci stai dando. Grazie alla Zine Doommabbestia, realtà sempre attenta e di enorme supporto per tutte le band dello stivale e non solo. Grazie davvero per il supporto e grazie a tutti coloro che leggeranno questa intervista, comprateci lo split, fate fuori la ristampa dei 2 dischi del'Orquesta del Desierto, e comprateci anche “Work To Be Done”. Veniteci a vedere ai concerti.
Dandy Brown-Temple of Deimos