venerdì 13 novembre 2015

UP IN SMOKE FESTIVAL 2015: Day 2 (Live Report)

03-10-15
Inizio ore 13.30. A spalancare le porte in quest'ultima giornata ci pensano: Space Fisters e Sun And The Wolf. Sfortunatamente non arrivo in tempo per poterli vedere, nel frattempo mi informo sulla perfomance dei Karma To Burn persa la sera prima. Le voci che girano mi chiarificano le idee: "sono stati magnifici oltre ogni aspettativa." non ho ancora avuto modo di vederli con il nuovo bassista ma quanto pare è un colosso.

Le chiacchere durano poco, ora è il turno dei Bloodnstuff, formazione a due (chitarra/batteria) che mi stuzzica già in partenza... la timbristica del cantante è magnifica, da capogiro, forte personalità e distintivo stoner rock ultra energico. Colpisce la loro impeccabile tecnica che nel contempo sembra essere del tutto naturale, una qualità rara. Questi Americani sono taglienti, si confermano come un'altra interessante scoperta fatta qua all'Up In Smoke da approfondire al mio ritorno a casa.

Mi concedo un giro per il merchandising che viene gestito dalla Sound Of Liberation, in vendita ci sono le discografie delle band presenti al festival, a fianco impera lo stand della Woolheads con una parete interamente occupata da t-shirt, i prezzi sono praticamente in linea con quelli Italiani.

Intravedo ben sei musicisti, la formazione diventa numericamente importante, una piccola orchestra. Sono i Moaning Cities si spalanca un varco extratemporale di pura psichedelia/shoegaze, mi ricordano vagamente i Brian Jonestown Massacre e si fa spazio una leggera malinconia. Raffinati e penetranti, riescono a raggiungere apici di sonorità che perforano dolcemente, l'ammaliante sitar è il loro asso nella manica senza alcun dubbio, la giovane band Belga sa come sedurre.
Arriva il turno dei Powder For Pigeons, Australiani trapiantati in Germania. Il duo si fa sentire a gran volume, la batterista calca i nostri timpani con gran sicurezza, forti influenze grunge escono dalle corde vocali del cantante creando un mix piacevole all'ascolto, sono impeccabili ma sarò sincera, non mi lasciano un segno particolare, mi riservo di rivederli in futuro.

Al contrario non c'è ne per nessuno con i Marblewood, che infondono nell'aria un senso di paradisiaco chillout. Si oscilla dolcemente tra i raffinati passaggi del chitarrista in stile retro-rock e armoniose venature psych che si dilatano tra toni orientaleggianti. La presenza scenica non è da meno, si percepisce un forte felling tra i tre ragazzi di Zurigo, un live appagante a 360 gradi per una band di cui a mio parere ne sentiremo parlare spesso più avanti.

Cambio palco e si comincia a rollare, le luci si fanno verdi per l'arrivo dei Belzebong, accolti con gran fervore. Uno dei due chitarristi mi è di fronte, lo sguardo assume dei connotati killer dal momento in cui impenna il plettro. Parte una perfetta sincronia tra tutti loro. Come fossero un'essere unico, spaziano tra brani di "Dungeon Vultures" e del nuovo "Greenferno". Ci stonano completamente con un muro di suoni distorti pazzesco ed un vortice di riff ciclici di pura devozione verso la magica erba.

Con i riflessi rallentati mi avvio verso l'altro stage per i Samsara Blues Experiment e qua l'appellativo "impeccabile" si fa riduttivo. Si esplorano vasti territori psichedelici, una performance di cui si riescono a percepire fisicamente e mentalmente magnifiche sfumature, il tocco quasi progressive del chitarrista/cantante fa da colonna portante, rimango ipnotizzata brano dopo brano
.
Mi risveglio dall'incanto per una band che aspetto con forte smania ovvero i Monolord. Difficile descrivere l'energia che questi Svedesi riversano dal vivo. I tre musicisti sono pura violenza sonora, specialmente Mika, al basso ci travolge con mitragliate di bpm pazzesche, eseguono alla grande il loro meglio Cursing The One, Empress Rising ed immancabile è Vaenir  fanno tremare il palco e la platea. Se c'è un gruppo in grado di stravolgere e svecchiare alcune dinamiche nel doom sono loro. Una garanzia sia dal vivo che su disco, un gruppo rivelazione, fantastici.

Esausta e soddisfatta prendo una pausa durante la performance dei My Sleeping Karma, che ascolto da lontano, la folla accercia il palco e con un pò di rammarico rinuncio ad andare alla ricerca di uno spazio. Mi prendo il tempo per mangiare qualcosa e tocca già ai Black Raimbows, con grande sorpresa scopro che i tre Romani hanno un seguito pazzesco qua in Svizzera/Germania, il loro live parte con qualche problema alla back-line risolto al volo. Il pubblico è iper caloroso, canta le loro canzoni fino a sgolarsi, si brinda e ci si lascia travolgere dalle ruggenti sonorità seventies hard rock , mentre posano gli strumenti un ragazzo ancora grondante di sudore che ho a fianco esclama a gran voce "Motherfucker!! That Show", come dargli torto.

Ci si avvia in massa per l'apoteosi Melvins, i due batteristi prendono posizione, arriva quel pezzo di storia di King Buzzo tunica e fedele chitarra in alluminio. Un'amica mi dice "eccolo pronto a dirigere la sua orchestra" ed è proprio così, parte un forsennato drumming che fa solo da introduzione ad uno show in cui Buzzo proprio come un capitano guida i suoi fedeli musicisti.
La sincronia tra le due batterie da vedere e sentire e qualcosa di orgasmico, prepotenza ed energia che esplode ad ogni brano contornato da cambi di tempo inaspettati che fanno accaponare la pelle. Genialità nei 51 anni del King che non si vedono ne si sentono, una grinta musicale abnorme, tale da poter dire che non avrebbe potuto far altro nella sua esistenza, vive sulla sua pelle e dona a tutti noi presenti un imput di straordinarie emozioni. I momenti epici: "The Water Glass", e Jared Warren (bassista anche dei Big Business) che scende dal palco introfulandosi tra la gente senza mai smettere di suonare. Con rammarico lo show termina e si chiude tutto, rimane la sensazione di aver assistito ad un live che ricorderemo per molto tempo ancora.

Questo è tutto, forse troppo o forse poco. Quel che mi sento di dire è solo: che sia un festival o un concerto piccolo che vi incuriosisce, andate! non ci rinunciate. Un sentito ringraziamento va al mio caro amico e compagno di concerti Antonio, che ha guidato per ore ed ore tra le alpi Svizzere senza mai scoppiare, nonostante traffico, deviazioni, il mio blaterare. Ed un saluto di cuore alla combriccola di Italiani trovata al Konzertfabrik, con cui ho passato bei momenti sotto palco, tra risate, birre, birre e ancora birre alternate da altre birre!















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