HEAVY BLUES ROCK |
Chiunque abbia ascoltato anche solo per sbaglio un pezzo degli Heavy Eyes sa perfettamente di cosa stiamo parlando qui: puro heavy blues rock alimentato dalle sacre foci del delta del Mississipi! Tre anni separano il terzo album del terzetto (...) dal precedente Maera e, se l'attesa è stata mitigata dalla loro cover di Long Hot Summer Night contenuta nel tributo ad Electric Ladyland uscito quest'estate (recensione qui), è assolutamente un piacere poter riapprezzare l'inconfondibile chitarra di Tripp Shumake fondersi insieme all'ormai consolidatissima coppia ritmica Anderson/Garcia in una combinazione così ben rodata da rendere palese il loro affiatamento in ogni singola nota.
La potente Shadow Shaker evidenzia tutte le caratteristiche del sound della band, una tempesta elettrica di fuzz sorretta da un solidissimo basso e da batterie infernali, con la preziosa voce di Shumake che appone il sigillo di qualità 100% Heavy Eyes. Che si tratti di spingere sull'acceleratore (Saint) o lasciare che sia l'imponenza del riff a parlare (Z-Bo), i tre del Tennessee sono maestri nel tenere sempre alta l'attenzione dell'ascoltatore; così, anche se alcuni brani finiscono per assomigliarsi un po' troppo, è difficile restare indifferenti di fronte alle tastiere di Hail to the King, Baby (omaggio a Duke Nukem?) o a pezzi tiratissimi come Smoke Signals o Littlefinger, finendo poi per farsi incantare da una chiusura di altissimo livello come quella data da Modern Shells, ulteriormente impreziosita dalla ghost track strumentale acustica che decreta ufficialmente la fine di questo He Dreams of Lions.
Provate ad immaginarvi dentro una Mustang lanciata su una lunghissima interstate durante l'ascolto: il nuovo album degli Heavy Eyes sarà una colonna sonora perfetta.
La potente Shadow Shaker evidenzia tutte le caratteristiche del sound della band, una tempesta elettrica di fuzz sorretta da un solidissimo basso e da batterie infernali, con la preziosa voce di Shumake che appone il sigillo di qualità 100% Heavy Eyes. Che si tratti di spingere sull'acceleratore (Saint) o lasciare che sia l'imponenza del riff a parlare (Z-Bo), i tre del Tennessee sono maestri nel tenere sempre alta l'attenzione dell'ascoltatore; così, anche se alcuni brani finiscono per assomigliarsi un po' troppo, è difficile restare indifferenti di fronte alle tastiere di Hail to the King, Baby (omaggio a Duke Nukem?) o a pezzi tiratissimi come Smoke Signals o Littlefinger, finendo poi per farsi incantare da una chiusura di altissimo livello come quella data da Modern Shells, ulteriormente impreziosita dalla ghost track strumentale acustica che decreta ufficialmente la fine di questo He Dreams of Lions.
Provate ad immaginarvi dentro una Mustang lanciata su una lunghissima interstate durante l'ascolto: il nuovo album degli Heavy Eyes sarà una colonna sonora perfetta.
TRACKLIST
- Shadow Shaker
- Saint
- Z-Bo
- Old Saltillo Road
- He Dreams of Lions
- Hail to the King, Baby
- Smoke Signals
- The Fool
- Somniloquy
- Littlefinger
- Modern Shells
ANNO: 2015
LABEL: Kozmik Artifactz
WEB: Facebook
THE HEAVY EYES: SOMNILOQUY