martedì 2 giugno 2015

BONG: We Are, We Were And We Will Have Been (Review)

PSYCHEDELIC DRONE

L’ultimo lavoro della band di Newcastle resta fedele alla tradizionale formula del drone unito ad una sorta di profondo misticismo: suoni di chitarra potenti, decisi, ma mai assordanti. Una batteria essenziale, ma indispensabile a trascinare tutti gli altri strumenti e tanti, tantissimi effetti sonori che contribuiscono a quello che più contraddistingue il sound della band britannica: le atmosfere.
Non ci troviamo di fronte ad una musica intenzionata a travolgere l’ascoltatore, piuttosto a sollevarlo da terra per accompagnarlo in un lento e trascendentale viaggio ai confini tra drone e psichedelia.
Nonostante ci sia una certa affinità nella formula compositiva, il mood dei due brani che caratterizzano We Are, We Were And We Will Have Been è estremamente diverso.
Time Regained parte in modo diretto, come un fiume che rompe gli argini. Un solo accordo intervallato da suoni spaziali che accompagna l'ascoltatore verso il punto di partenza di questo viaggio musicale. Dopo un paio di minuti, proprio mentre ci si crede sperduti nel limbo, fa il suo ingresso la batteria. Da questo momento la composizione non cambia, ma assume sempre più la connotazione di un incessante mantra, una processione verso l'infinito scandita da un delicatissimo crescendo in cui tutto quello che si può fare è lasciarsi abbandonare. Il crescendo continua inesorabile con l'ingresso della voce, profonda ed avvolgente, quasi sovrastante rispetto alla musica. Arrivati qui non c'è più niente da fare: si resta in balia del suono mentre il brano raggiunge il suo punto più alto e ci si accorge di essere stati travolti dall'onda quando la musica ritorna lentamente verso la quiete.
Find Your Own Gods ha un approccio ancora più atmosferico e trascendentale: la voce esordisce con una preghiera che lascia spazio ad un vortice di suoni cosmici e note singole di chitarra cariche di echi, il basso scandisce delicatamente le pulsazioni come il pendolo di un orologio. Anche in questo caso, la batteria entra molto delicatamente dopo qualche minuto, il mix di suoni tende a farsi più denso. Col progredire del crescendo, il basso inizia a scandire una semplice frase ed il riecheggiare di suoni si ripercuote ciclicamente nelle orecchie dell'ascoltatore lasciandolo intontito fino a disperdersi nel nulla, così com'era cominciato.
E' indiscutibile, i Bong riescono a costruire atmosfere accattivanti con pochissimi ingredienti accuratamente dosati, ma questo trip sonoro non è certo un'esperienza per tutti: i due brani superano abbondantemente il quarto d'ora l'uno e sono praticamente l'evoluzione di un singolo accordo. Probabilmente chi già conosce questa band e l'ha vista live è perfettamente conscio del loro potenziale e di sicuro gradirà questo lavoro per accompagnare i propri momenti di relax e meditazione in compagnia di sostanze psicotrope o incensi. Chi invece si è avvicinato da poco al genere, potrebbe trovare in questo lavoro un'interessante punto di partenza per scoprire una delle più interessanti sfumature che questa piccola nicchia musicale ha da offrire.


TRACKLIST:
  1. Time Regained
  2. Find Your Own Gods

INFO:
ANNO: 2015
LABEL: Ritual Production
WEB: Facebook / Bandcamp


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