Autori di uno degli album a nostro parere più belli dello scorso anno, i Nero di Marte con Derivae hanno saputo imporsi all'attenzione di tutti gli addetti ai lavori come una delle realtà europee in assoluto più valide in campo post metal. Ne abbiamo parlato con il loro frontman Sean Worrell.
Ciao Sean! Sono ormai passati quasi sei mesi dall’uscita di Derivae. Tirando le somme, come è stata l’accoglienza per questo nuovo album dei Nero di Marte?
Ottima senza dubbio, Derivae ha ricevuto molti più ascolti rispetto al nostro debutto sia all’estero che in Italia! Non prendiamo mai per scontato che la nostra musica possa piacere a tutti, ma il feedback che abbiamo ricevuto è stato molto positivo e ciò ci fa estremamente piacere.
Rispetto al precedente disco omonimo, ho avuto l’impressione che Derivae fosse più omogeneo nei suoi brani, quasi un concept da ascoltare tutto d’un fiato. Sbaglio?
Derivae è sicuramente più coeso anche se stranamente le canzoni che lo compongono sono più varie e ampie del disco precedente a mio avviso. Credo rispetto a “Nero di Marte” ci sia un’atmosfera ed un’intenzione comune molto più forte in queste canzoni… Ci sono anche tematiche simili fra i brani ma più che un “concept” abbiamo trovato un contesto a livello musicale in cui poter sviluppare certi concetti ed idee.
State avendo un’intensa attività live a sostegno del nuovo disco. Avete in programma anche date al di fuori dell’Italia?
Sì, entro quest’anno contiamo di tornare in Nord America e anche di fare un tour Europeo (finalmente), cosa che a lungo abbiamo avuto difficoltà ad organizzare per un motivo o per un altro.
Ne L’Eclisse e ne Il Diluvio avete scelto di cantare in italiano, lingua solitamente considerata ostica e poco adatta per il genere. Cosa vi ha spinto a questa, chiamiamola, “sfida”?
Più che sfida è stata una necessità. Questi due testi hanno un forte potere evocativo in italiano e traducendoli in inglese lo perdevano completamente. Assieme a Finis Terrae, anch’essa in italiano, sono canzoni che personalmente ci toccano in modo molto più profondo appunto perchè la lingua è la nostra e sicuramente verrà usata più spesso in futuro.
Siete stati, vostro malgrado, protagonisti con i Void of Sleep di un evento che ha mobilitato l’underground a vostro sostegno l’anno scorso, con annessa raccolta fondi da voi gestita. Siete rimasti soddisfatti dei risultati?
Ci siamo sentiti molto supportati in un momento veramente critico sia da persone dall’Italia che dall’estero, dal quale purtroppo non tutti si sono ancora ripresi completamente nel nostro gruppo. E’ uscita però grande generosità da persone che nemmeno conoscevamo, che ci ha prestato per lunghi mesi strumenti, amplificatori e altro per poter continuare la nostra attività dal vivo. Purtroppo la raccolta fondi non ci ha dato il supporto economico necessario per riacquistare degli strumenti ma ha reso possibile la stampa dello split con i Void of Sleep oltre a darci la motivazione a continuare anche se avevamo perso tutto.
Facendo un passo indietro, cosa ha portato al cambio di monicker e di
Come abbiamo già detto, il nome era diventata una zavorra e non rappresentava più ciò che eravamo o ciò che potevamo diventare. Il cambio di stile, per quanto può sembrare drastico da una release all’altra, ha avuto tempi molto lunghi all’interno dela band e non è stato altro che una realizzazione ed una consapevolezza di ciò che potevamo creare assieme. Consapevolezza che è maturata lentamente, che però ha origini molto lontane: basti pensare che canzoni come “Convergence” ed “Anoptikon” erano già state scritte e suonate dal vivo nel 2009, lo stesso anno che io e Marco (batteria) siamo entrati nei Murder Therapy.
Come vi sentite a far parte del roster della Prosthetic Records?
Fortunati per molti aspetti, Prosthetic ci ha dato visibilità e distribuzione che altrimenti sarebbe stato difficile ottenere. Purtroppo essendo un’etichetta grossa e con molti gruppi i nostri rapporti personali con loro sono ridotti al minimo, concentrati soprattutto durante il momento dell’uscita di un disco. Comunque, il contratto che abbiamo firmato con loro vale per ancora un altro album, poi si vedrà!
Due studio album in due anni, ci state abituando troppo bene! A questi ritmi, è previsto un rientro in studio a breve?
Stiamo scrivendo nuova musica già da un po’ di tempo e ci piacerebbe tornare in studio entro la fine di quest’anno. Non sappiamo ancora se sarà un album o qualcos’altro, vedremo!
Grazie per la tua disponibilità Sean! Un ultimo messaggio per i nostri lettori?
Grazie a voi per lo spazio concessoci e per le belle parole che avete scritto su di noi!
Grazie a voi per lo spazio concessoci e per le belle parole che avete scritto su di noi!