PSYCHEDELIC SPACE ROCK |
Lo splendido Ganesh realizzato da Sebastian Jerke ci dà il benvenuto nel quinto capitolo di una delle saghe più belle della psichedelia europea. Dopo lo splendido Soma (che nel 2012 aveva dato inizio alla meritatissima collaborazione con la Napalm Records dopo il lungo sodalizio con Elektrohasch), i My Sleeping Karma continuano a mantenere l'altissimo livello qualitativo delle loro produzioni con il nuovo Moksha, forti dei loro ormai dieci anni di carriera alle spalle con una formazione solidissima.
Nelle dottrine indiane Moksha è il termine che esprime il concetto di liberazione, intesa anche come salvezza dal ciclo delle rinascite (Samsara) e teso al raggiungimento di una condizione spirituale superiore (grazie Wikipedia).
Un titolo programmatico dunque, il cui obiettivo si palesa presto nell'ascolto del disco: rispetto ai precedenti lavori infatti la musica del quartetto tedesco è meno immediata e difficilmente riuscirà a soddisfare i palati dei fan al primo ascolto. Se l'opener Prithvi è il pezzo più facilmente accostabile al classico stile della band e se la tradizione degli interludi tra un brano e l'altro (presenti nella loro discografia da Tri e fantastici nel creare una zona di "decompressione" nell'ascolto) è rimasta, i restanti cinque brani dell'album pestano decisamente l'acceleratore sul lato più sperimentale della band, con la soundboard di Norman Mehren molto più centrale che in passato; Vayu, Akasha, Moksha, Jalam e Agni sono il risultato di quattro teste che hanno raggiunto l'apice della loro combinazione, con le incursioni del succitato Mehren perfettamente bilanciate con le sempre splendide chitarre di Seppi e le mai statiche ritmiche dell'accoppiata Vandeven/Weigand.
La title track del disco riassume eccelentemente lo stato di grazia del gruppo e ha tutte le potenzialità per diventare il manifesto del loro nuovo stadio evolutivo, con i suoi dodici minuti di perfezione assoluta.
Ancora una volta i My Sleeping Karma riescono a realizzare la perfetta colonna sonora per un viaggio nella nostra mente, al termine del quale vi sentirete riconciliati col mondo circostante. Impareggiabili.
Nelle dottrine indiane Moksha è il termine che esprime il concetto di liberazione, intesa anche come salvezza dal ciclo delle rinascite (Samsara) e teso al raggiungimento di una condizione spirituale superiore (grazie Wikipedia).
Un titolo programmatico dunque, il cui obiettivo si palesa presto nell'ascolto del disco: rispetto ai precedenti lavori infatti la musica del quartetto tedesco è meno immediata e difficilmente riuscirà a soddisfare i palati dei fan al primo ascolto. Se l'opener Prithvi è il pezzo più facilmente accostabile al classico stile della band e se la tradizione degli interludi tra un brano e l'altro (presenti nella loro discografia da Tri e fantastici nel creare una zona di "decompressione" nell'ascolto) è rimasta, i restanti cinque brani dell'album pestano decisamente l'acceleratore sul lato più sperimentale della band, con la soundboard di Norman Mehren molto più centrale che in passato; Vayu, Akasha, Moksha, Jalam e Agni sono il risultato di quattro teste che hanno raggiunto l'apice della loro combinazione, con le incursioni del succitato Mehren perfettamente bilanciate con le sempre splendide chitarre di Seppi e le mai statiche ritmiche dell'accoppiata Vandeven/Weigand.
La title track del disco riassume eccelentemente lo stato di grazia del gruppo e ha tutte le potenzialità per diventare il manifesto del loro nuovo stadio evolutivo, con i suoi dodici minuti di perfezione assoluta.
Ancora una volta i My Sleeping Karma riescono a realizzare la perfetta colonna sonora per un viaggio nella nostra mente, al termine del quale vi sentirete riconciliati col mondo circostante. Impareggiabili.
TRACKLIST
- Prithvi
- Interlude 1
- Vayu
- Interlude 2
- Akasha
- Interlude 3
- Moksha
- Interlude 4
- Jalam
- Interlude 5
- Agni
ANNO: 2015
LABEL: Napalm Records
WEB: Website
MY SLEEPING KARMA: PRITHVI