Quest'anno abbiamo un inviato speciale a Tilburg, il paese dei balocchi per tutti gli amanti dell' Heavy Psych! Massimo "Maso" Perasso ci racconterà il festival passo passo.
Buona lettura!
"E' difficile spiegare il Roadburn Festival a chi non c'è mai stato. Allo
stesso tempo chi c'è già stato probabilmente in questi giorni sarà in
nostra compagnia. Purtroppo è impossibile paragonarlo a qualsiasi cosa
mai fatta in Italia, ma, ad onor del vero, non troviamo paragoni
convincenti nemmeno all'estero.
Il Roadburn è un festival, ma
potete vederlo anche come una fiera dell'heavy psych. O come un raduno
di devoti delle basse frequenze. Eggià le sonorità non sono per tutti:
da qualche anno Walter (la mente dietro a tutto) ha abbandonato le
classiche sonorità desertiche in favore di uno spettro sonoro ben più
ampio ma sempre decisamente underground.
Il tipico avventore del
festival ama i tempi lentissimi e quelli velocissimi. Ama le basse
frequenze e quelle acide. Ecco perchè nei 5 palchi convivono black
metal, doom, drone, stoner rock, shoegaze (la "nuova" retro mania
americana), post rock, post metal, sludge. Etichette che servono a dare
un'idea più che descrivere un suono preciso.
LOCRIAN |
Il nostro percorso
parte con i Locrian nel palco del Het Patronaat, il migliore per godere
delle sonorità ribassate. Appena la band inizia ci ricordiamo perchè
amiamo questo posto: il pavimento trema, e noi con esso. I Locrian pur
avendo l'aspetto di sorridenti ragazzi nerd ci gelano con 40 minuti di
terrore ambient/postrock/blackmetal creando un percorso mentale di
difficile concezione ma di grande efficacia.
Tra una
chiacchiera e l'altra e una ricognizione ad i banchetti ci perdiamo i
Sourvein ma decidiamo di affrontare la Green Room. Palco medio/piccolo
ma il mio secondo preferito: è qui che si godono le band più rock. Ma
non è il genere che troviamo in questo momento: i francesi Regarde Les
Hommme Tomber suonano un post-black metal di grande impatto.
Probabilmente non il massimo dell'originalità dal vivo ma da tenere
d'occhio. E mentre i Lord Dying hanno riempito lo Stage O1 decidiamo di
rimanere nella Green Room per i The Shrine. Loro sono in assoluto tra le
mie band preferite: mescolano l'hard rock settantiano con l'hardcore
dei Black Flag. E quando dopo un paio di pezzi al bassista si fonde la
testata (reagendo passando il rickenbacker ad un ragazzo del pubblico e
buttandosi tra la folla) il chitarrista si lancia in un assolo che
ricordava tanto Greg Ginn in The Process Of Weeding Out. Dopo aver
sistemato i problemi tecnici il trio conquista la folla con canzoni
orecchiabili ma da headbanging immediato! Dopo di loro voliamo al
piccolissimo Stage 01 e scopriamo gli psichedelicissimi The Cult Of Dom Keller che ci deliziano con quasi un'ora di coinvolgente space rock. Da
rivedere!
CONAN |
Dopo la doverosa pausa cena torniamo al Het Patronaat
dove ci attende il concerto più atteso della giornata: i Conan.
Indescrivibili a parole. Dico solo che assieme a Sunn O))), Electric
Wizard e Sleep sono la band più devastante che abbia mai ascoltato. Riff
doom ribassatissimi, incedere senza pietà e una voce straniante sono
gli ingredienti di un gruppo che personalmente da solo vale il prezzo
del biglietto di tutto il festival. La location vibrante aiuta a
lasciarci senza fiato: la batteria la sentiamo nella carotide mentre
chitarra e basso scavano nello stomaco. Un'esperienza da vivere. Ma solo
se preparati, altrimenti non sentirete la differenza con il motore di
un aereo.
Ancora provati dai Conan corro nel main stage per
stemperare con i leggendari Crowbar. La band non ha bisogno di
presentazioni e ha il pubblico ai suoi piedi. Ma chi ha ancora i Conan
nelle orecchie non riesce a farsi impressionare più di tanto. Per
curiosità torno al Het Patronaat per ascoltare i True Widow ma mi sono
sembrati molto banali e poco interessanti. Complice la stanchezza che
inizia a farsi sentire il loro mix di retro rock psichedelico e
alternative anni 90 (anche loro vagamente shoegaze) non mi colpisce il
cuore.
Siamo già alle battute finali del primo giorno ed è il
momento della decisione più sofferta della giornata: contemporaneamente
suonano Bong, Graves At Sea, Freedom Hawk e Mantar. E' il corpo a
chiedere pietà a scegliere i Bong: un ora di drone psichedelico che
possiamo gustarci anche da seduti. Immaginate quando tornati a casa dopo
una giornata devastante e l'unica cosa che volete è assumere del THC
anche se sapete già che rimarrete incollati sul divano a soffrire in
silenzio, ma è anche questo il bello: il concerto dei Bong è la stessa
cosa. Mentre li ascoltate vi chiedete perchè state ascoltando la stessa
nota da mezzora ma allo stesso tempo non riuscirete a smettere di
ascoltarli. Un autentico tour de force per sadici della "botta" in
musica.
FREEDOM HAWK |
Finito il loro concerto ci godiamo una decina di
minuti dei Freedom Hawk nella Green Room e ci ricordano che siamo tutti
degli stoners desertici devoti al rock settantiano e ai Black Sabbath.
La prima giornata finisce qui. Non è importante aver perso questo o
quel gruppo, ma il sapere che dal primo all'ultimo minuto qualsiasi
scelta si faccia sarà sempre quella giusta."
Report di Massimo "Maso" Perasso
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