Nei circoli Arci è ufficialmente iniziata la stagione 2013 e ad aprirla ci pensa una serata targata Macello Magnolia.
Gli ospiti di questa serata hanno entrambi un nome che, chi più e chi meno, fa risuonare qualcosa nelle nostre orecchie. La serata musicale si apre, onestamente verso le 22, con Bologna Violenta, che come dicevo molti probabilmente avranno già avuto il modo di vedere dal vivo; per tutti quelli che ancora si sono lasciati sfuggire questa occasione, ciò che vi aspetta la prossima volta che vi imbatterete in un suo live è qualcosa di unico nel prorprio genere, unica come la sua presenza sul palco: da una parte perché si presenta totalmente in solistica - unici suoi compagni gli strumenti - dall'altra perché lo spettacolo che offre è decisamente singolare. Quello a cui ci fa assistere non è un concerto prpopriamente detto, bensì la musica è il tramite per veicolare sensazioni: la musica, per così dire, è infatti discontinua e caotica, ma non per questo priva di senso logico. La violenza procurata alla sua chitarra si sviluppa su basi pesanti, che spesso la fanno zittire per via di messaggi parlati, di situazioni inaspettate e talvolta perché altri strumenti, come il violino, calcano la scena al posto suo.
A Bologna Violenta piace comunicare con chi partecipa al proprio show in maniera diretta, senza mediazioni di microfoni o amplificazioni alcune - in questo caso agevolato dalla scelta della posizione nel Circolo, ovvero sul palco all'interno dello stesso - e che ha il pregio di essere una one-man-band che non vagheggia velleità di riprodurre esattamente ciò che si otterrebbe con la presenza di altri musicisti, bensì reinventa l'esibizione live, offrendo qualcosa di particolare e caratteristico.
Non passa molto tempo per il cambio palco, quando a salire pronti ad esibirsi sono gli Ufomammut, che dopo un vasto tour europeo finalmente tornano ad esibirsi nel nostro Bel Paese. Una chiacchierata con loro fa meglio capire il motivo di questa scelta, che si rivela essere obbligata, poiché anche i tre piemontesi (come tanti altri musicisti originali che godono di minor fama) fanno emergere le difficoltà del territorio italiano in ambito musicale, soprattutto live, sottolineando il poco valore attribuito ai talenti nostrani proprio in casa nostra, costringendo i musicisti (così come succede in ambito professionale) a rivolgersi all'estero.
Ed è un peccato perché il talento c'è davvero: una caratteristica che si può notare in questo trio, già dal tour di Eve, è l'aver sviluppato una notevole abilità di esecuzione. Queste parole vanno, però, ben calibrate, perché di sicuro non vi trovate di fronte alla fanatica dell'esecuzione perfetta, a mo' di CD riprodotto sul palco (se ho voglia della qualità del CD mi ascolto un CD...non vi pare?). Quello a cui faccio riferimento parlando degli Ufomammut è una lodevole capacità di saper rendere nel migliore dei modi quelle composizioni pensate per essere una unità - loro caratteristica negli ultimi anni - riuscendo a donare all'esecuzione la stessa fluidità che ha il respiro, con minuti potentissimi di espirazione alternati a brevi pause di inspirazione, momenti che compongono lo stesso movimento e che vengono percepiti, perciò, come parte integrante dello stesso universo, mirati al medesimo obiettivo.
Inutire dire che il live proponeva l'intera esecuzione del lavoro di Oro, nelle sue due parti, Opus Primum e Opus Alter, che i suoni erano potenti al punto giusto ed equilibrati tra loro (il merito va anche al loro inseparabile fonico) e che la presenza scenica è stata coinvolgente come sempre, aspetto che di sicuro non guasta.
Gli ospiti di questa serata hanno entrambi un nome che, chi più e chi meno, fa risuonare qualcosa nelle nostre orecchie. La serata musicale si apre, onestamente verso le 22, con Bologna Violenta, che come dicevo molti probabilmente avranno già avuto il modo di vedere dal vivo; per tutti quelli che ancora si sono lasciati sfuggire questa occasione, ciò che vi aspetta la prossima volta che vi imbatterete in un suo live è qualcosa di unico nel prorprio genere, unica come la sua presenza sul palco: da una parte perché si presenta totalmente in solistica - unici suoi compagni gli strumenti - dall'altra perché lo spettacolo che offre è decisamente singolare. Quello a cui ci fa assistere non è un concerto prpopriamente detto, bensì la musica è il tramite per veicolare sensazioni: la musica, per così dire, è infatti discontinua e caotica, ma non per questo priva di senso logico. La violenza procurata alla sua chitarra si sviluppa su basi pesanti, che spesso la fanno zittire per via di messaggi parlati, di situazioni inaspettate e talvolta perché altri strumenti, come il violino, calcano la scena al posto suo.
A Bologna Violenta piace comunicare con chi partecipa al proprio show in maniera diretta, senza mediazioni di microfoni o amplificazioni alcune - in questo caso agevolato dalla scelta della posizione nel Circolo, ovvero sul palco all'interno dello stesso - e che ha il pregio di essere una one-man-band che non vagheggia velleità di riprodurre esattamente ciò che si otterrebbe con la presenza di altri musicisti, bensì reinventa l'esibizione live, offrendo qualcosa di particolare e caratteristico.
Non passa molto tempo per il cambio palco, quando a salire pronti ad esibirsi sono gli Ufomammut, che dopo un vasto tour europeo finalmente tornano ad esibirsi nel nostro Bel Paese. Una chiacchierata con loro fa meglio capire il motivo di questa scelta, che si rivela essere obbligata, poiché anche i tre piemontesi (come tanti altri musicisti originali che godono di minor fama) fanno emergere le difficoltà del territorio italiano in ambito musicale, soprattutto live, sottolineando il poco valore attribuito ai talenti nostrani proprio in casa nostra, costringendo i musicisti (così come succede in ambito professionale) a rivolgersi all'estero.
Ed è un peccato perché il talento c'è davvero: una caratteristica che si può notare in questo trio, già dal tour di Eve, è l'aver sviluppato una notevole abilità di esecuzione. Queste parole vanno, però, ben calibrate, perché di sicuro non vi trovate di fronte alla fanatica dell'esecuzione perfetta, a mo' di CD riprodotto sul palco (se ho voglia della qualità del CD mi ascolto un CD...non vi pare?). Quello a cui faccio riferimento parlando degli Ufomammut è una lodevole capacità di saper rendere nel migliore dei modi quelle composizioni pensate per essere una unità - loro caratteristica negli ultimi anni - riuscendo a donare all'esecuzione la stessa fluidità che ha il respiro, con minuti potentissimi di espirazione alternati a brevi pause di inspirazione, momenti che compongono lo stesso movimento e che vengono percepiti, perciò, come parte integrante dello stesso universo, mirati al medesimo obiettivo.
Inutire dire che il live proponeva l'intera esecuzione del lavoro di Oro, nelle sue due parti, Opus Primum e Opus Alter, che i suoni erano potenti al punto giusto ed equilibrati tra loro (il merito va anche al loro inseparabile fonico) e che la presenza scenica è stata coinvolgente come sempre, aspetto che di sicuro non guasta.