STONER, PSYCH |
Il disco in questione è di sicuro interessante da presentare, perché nelle sue 15 tracce porta con sé il seme di una tipologia di dischi che affonda le proprie radici nel classico, nelle modalità che hanno fatto la storia del rock e dell'heavy metal. E anche per un genere come lo stoner doom il loro intento sembra essere quello di ripercorrere le strade già battute da coloro che hanno consacrato un genere, talvolta confondendolo però con quel rock più easy listening (come direbbero gli anglofoni), che provoca una inevitabile perdita di spessore ai pezzi proposti.
La questione, però, non può essere liquidata così in fretta, perché le tracce restano 15 e per quanto questo mi appaia - che non me ne voglia la band - più uno sguardo alla quantità che alla qualità, non vuol dire che della qualità non si trovi in questa produzione.
Il disco pare, secondo la personale opinione di chi scrive, scisso in due ed incredibilmente proprio in due precise metà: una prima che appare incerta, claudicante, quasi da warm up che ancora deve corroborare carburante, ed una seconda dove si nota una improvvisa maturazione, dove il carburante è in pieno circolo, le sonorità sono calibrate e non scontate e le proposte decisamente più convincenti. Parrebbe, dunque, quasi come se due album scritti a distanza di tempo fossero stati condensati in uno solo, seppur mantenendo i riconoscibili elementi caratterizzanti della band: fuzz impertinente, accompagnato e talvolta interrotto da momenti più eterei di delay, flanger e chorus. Ciò che senza dubbio contribuisce alla sensazione di esagerata melodicità dei brani è il cantato, il quale a sua volta subisce la maturazione e l'evoluzione di cui parlavo poco fa.
Dopo il convincentemente inquietante intro di Alpha - l'inizio appunto - attraversiamo 6 tracce dalle caratteristiche approssimative descritte sopra, fino ad arrivare a Big Black Cloud, punto a partire dal quale per chi scrive il disco inizia davvero. In questo caso incipit synth e prosecuzione fortemente bluesy, con epilogo quasi drammatico.
Headless Horse, un gioiello di meditativa psichedelia. Vodun Pt.2_I, Zombie è il titolo di questo brano stoner dalle potenti venature southern, impreziosito dall'eco della voce.
Oceans On Sand... riproduce grazie allo slide il morbido suono delle onde che si infrangono sulla sabbia, vagheggiando insieme le speziate atmosfere orientali.
...Here Sleep Ghosts ci riporta ad atmosfere più familiari di lento e cadenzato stoner doom, addolcito da quel tipo di effettistica che rende il suono fluttuante.
Vodun Pt.3_Final Asagwe, dal riff portante ripetitivo ed ipnotico, tale che il collo si muove anche contro la propria volontà, fino alla fine dove il riff si trasforma in una muraglia doomolitica.
E poi arriva la perla del disco, The Maze, la penutlima traccia del disco (ce la fanno sudare i quattro francesi!): 10 minuti e mezzo di oniriche sonorità "stonate", di tranelli mentali, di giochi di effettistica e di accorato strazio. Un pezzo davero ottimo.
Come lo è quello di chiusura, Omega - la fine, appunto - un brano totalmente strumentale dal cui inizio si riesce già a prevedere la mole di ciò che seguirà: un basso dal fuzz ampliato da flanger apre infatti quello che sarà un ibrido trasognante di stoner, jazz, prog e noise.
Una band in cui credere, insomma, proprio come ha fatto con loro la Small Stone.
TRACKLIST
- Alpha
- Neptune Of Sorrow
- Tears Of The Sun
- Dandelion Dust
- Honkin' Water Roof
- Loa's Awakening (Prelude)
- Vodun Pt.1_Samed'is Awakening
- Big Black Cloud
- Headless Horse
- Vodun Pt. 2_I, Zombie
- Oceans On Sand...
- ...Here Sleep Ghosts
- Vodun Pt. 3_Final Asagwe
- The Maze
- Omega
ANNO: 2012
LABEL: Small Stone Recordings
WEB: Bandcamp
ABRAHMA - THE MAZE