venerdì 22 maggio 2020

BLACK RAINBOWS: Cosmic Ritual Supertrip (Review) + Intervista a Gabriele Fiori

STONER/SPACE/HEAVY PSYCH
Il nuovo album dei romani Black Rainbows ci mostra la costante crescita che la band di Gabriele Fiori ha avuto nel corso degli anni. Quel Carmina Diablo sembra oramai distante anni luce in termini qualitativi. Una proposta che oggi non conosce filler nel nuovo Cosmic Ritual Supertrip.
Anche la voce di Gabriele è notevolmente migliorata nel corso del tempo, raggiungendo picchi di espressività notevoli, come nella breve ma bellissima The Great Design, sorretta proprio dall'emozionale linea vocale del cantante romano. Il brano che più spiazza però e che mostra segnali di evoluzione non indifferenti e margini di miglioramento ancora più ampi è Radio 666, che ci dona dei Black Rainbows in una veste più diretta e catchy (nel senso buono del termine), nascondendo un appeal commerciale non indifferente. Per il resto troviamo la devastante colata lavica, (perfetta la produzione in questo senso), tanto cara alla band. Space, stoner e heavy psych (Isolation, Sacred Graal) si mischiano in un unico corpo fluttuante che libera nell'aria particelle acide di elevata fattura emozionale. C'è spazio anche per la psichedelia circolare di Hypnotized by the Solenoid, per i rallentamenti sabbattiani di Universal Phase o per la Monster Magnet oriented Snowball. Ottima la prova del resto della band. Filippo Ragazzoni e Edoardo Mancini. Bravissimi nel costruire, attorno alla chitarra di Gabriele, impalcature sonore precise e potenti. Album superlativo.
85/100


Intervista a cura di: Emiliano Sammarco

Ciao Gabriele, benvenuto sulle pagine di Doommabbestia. Per prima cosa, visto il difficile periodo, non posso esimermi dal chiederti come state voi della band con le vostre famiglie e come tutto questo sta influenzando il settore discografico. D’altronde chi meglio di te può parlarcene, essendo tu il mastermind dietro la Heavy Psych Sounds, una delle label di punta del movimento stoner/doom & heavy psych mondiale. 

Alla fine non è andata poi così male dal punto di vista umano. Noi lavoriamo su entrambi i fronti. Quello discografico e quello dei concerti, ma anche la parte logistica e tecnica ci impegna tantissimo, forse più della parte discografica. Direi un buon 65%. Era già in programma uno stop per riposarci. Certo quello che stiamo vivendo è uno stop importante. Abbiamo dovuto cancellare dieci tour e vari festival dell’etichetta. Los Angeles, San Francisco, Svizzera, New York. Non siamo contenti di questo, ma volendo vedere un lato positivo della cosa, stiamo ricaricando le energie. Non siamo fermi. Ho dovuto traslocare il magazzino dell’etichetta nel frattempo e occuparmi delle spedizioni personalmente in questo periodo e anche questo e’ stato un lavoro duro. Essendo chiusi i negozi al dettaglio molte vendite si sono spostate sul sito. Non ti parlo di cifre esagerate, ma tanto basta per rendere il lavoro impegnativo. Si è fermato un po’ tutto, anche se poi questa situazione ha portato alcune fasce di lavoro a subire un contraccolpo maggiore rispetto ad altre che sono andate avanti come prima. Devo dire che stando a casa molte persone magari hanno approfittato della cosa per dedicarsi alla musica e alle loro passioni. Alla fine però ci sono state delle perdite anche per noi, sia a causa dei tour cancellati che dei negozi chiusi. 




Veniamo a noi. Parlaci del nuovo album, Cosmic Ritual Supertrip (mai titolo fu più azzeccato). Che differenze ci sono rispetto al precedente Pandemonium?

Questo disco è il secondo miglior disco per quel che concerne la produzione. Per Pandemonium avevamo utilizzato uno studio di registrazione di livello, (lo stesso di Cosmic Ritual Supertrip n.d.a.) anche perché sino ad allora gli altri album erano stati registrati nel mio studio personale che non ha un livello eccelso, almeno non da riuscire a dare quel qualcosa in più ai dischi. I Black Rainbows hanno bisogno di impianti audio grandi e registrazioni di qualità, in special modo per le batterie. Su questo disco c’è una differenza netta anche se lo studio è lo stesso. Registrare è un po' un fotografia del momento. Anche perché o ci passi 30 giorni in studio, ma devi avere un budget molto alto per curare i minimi dettagli, oppure devi essere una band con discreti musicisti e in poco tempo riuscire a registrare, ovviamente con un livello di preparazione precedente già avanzato che ti permette di limare i tempi. Il sound è migliorato nettamente. Il bilanciamento dei volumi dei vari strumenti, insomma è tutto molto più professionale. Il titolo invece era già in forse per Pandemonium. E’ rimasto li. In quel caso non ero sicuro della scelta, mentre ora, come dici anche tu, il titolo è davvero calzante per quel che facciamo noi. Un pizzico di psichedelia, space rock e tanta musica seventies.




Ad ogni vostro lavoro ho la netta impressione che il songwriting sia sempre più maturo, questo anche grazie ad una cura più minuziosa negli arrangiamenti. Sei l’unico a scrivere i pezzi o preferite un approccio corale?

Con l’esperienza si capisce che col tempo e’ importante curare maggiormente i dettagli e spenderci magari qualche soldino in più e posso dire che c’è un miglioramento nel songwriting. Mi fa molto piacere che tu lo abbia notato. Credo che con l’esperienza che aumenta è un processo che dovrebbe avvenire in modo naturale. Riuscire ad esprimere con il giusto numero di battute strofe e ritornelli quello che si vuole dire è importante. Portare un’idea, dei riff in una struttura vincente. Sono l’unico in effetti a scrivere i pezzi, anche per un discorso di tempo. Alla fine questa band si è settata su una modalità di songwriting, ma anche di stabilità nella line up. Per fare un disco ci vuole tempo. Magari vedersi tre volte la settimana per provare sarebbe grandioso, ma a causa dei nostri impegni di vita, dei live ecc. non riusciamo. Mi trovo da solo all’inizio per creare l’ossatura del brano, che poi sarà arricchita dai singoli musicisti. Ognuno ci mette del suo per il proprio strumento. 




Tre brani mi hanno colpito maggiormente nel disco. Radio 666, che nasconde un appeal commerciale non indifferente, la psichedelica Hypnotized by the Solenoid e anche la breve ma bellissima The Great Design, in cui le tue linee vocali mi hanno davvero emozionato. Sei migliorato tantissimo nel corso degli anni. Ci vuoi parlare di questi tre pezzi? Di cosa parlano i testi?

Sono contento che hai notato questi brani. Sono anche i preferiti del nostro batterista. Radio 666 è il brano più catchy e pop che abbiamo mai scritto in effetti. All’inizio ero un po’ scettico su questo brano, ma penso che la produzione abbia aiutato molto. Anche perché ti dico questo. Tu inizi a fare dei brani. Inizi a comporre. Alcuni ti piacciono, altri ti piacciono meno, così li vai a provare insieme alla band. Quel brano sembra prendere forma, poi entri in strudio e lo registri, senza voce, i suoni cambiano il pezzo, poi ci metti la voce e il brano muta nuovamente. Ci metti gli arrangiamenti e il brano è di nuovo diverso. Allora ti fermi. Aspetti un po’. Te lo risenti e spesso il brano che pensavi fosse la hit del disco non lo è, mentre quello che pensavi fosse l’ultima ruota del carro invece diventa la potenziale hit. Questo è un po quello che è accaduto per Radio 666. Hypnotized by the Solienoid invece parte come un pezzo e finisce in un altro modo. Anche lì non sai mai come sarà una volta registrata la canzone. Hai le chitarre in background, i sintetizzatori, ma alla fine devo dire che la struttura ha retto. The Great Design invece è il classico pezzo che fa sempre parte dei dischi dei Black Rainbows. Ci sta benissimo per staccare un po'. Per dare un po' di respiro. Sono molto soddisfatto delle linee vocali in effetti. Hai ragione, sono molto miglioratato in questo senso. Non sono un grande cantante ma cerco di sopperire la cosa cercando linee vocali vincenti.
Per quanto riguarda i testi, Radio 666 racconta di un viaggio che ho fatto su una classica macchina anni 70. Finestrino abbassato e ti lasci trasportare. Sono sempre testi molto visionari e non concreti. Anche Hypnotized e The Great Design hanno testi molto visionari.




L’aspetto grafico è molto importante e le vostre copertine sono sempre molto accattivanti. Chi si è occupato dell'artwork del nuovo album?

Il nuovo album lo abbiamo assegnato ad un artista svedese. Robin Gnista. Me lo hanno fatto conoscoscere i Sonic Down, loro ci collaborano da tanto. Lo avevamo già utilizzato per la copertina dei Nebula e per i Killer Boogie e devo dire che ci piace molto perché riesce sempre a cambiare faccia e a non essere troppo ripetitivo. Volevamo qualcosa di 70ies, come le strisce colorate ricordano. Ricadiamo sempre sui teschi alla fine, non so, forse perché ti danno sicurezza. Anche le ali rimandano agli Hawkwind, i Greateful dead, e allo space in generale. 




Che impressione hai, vivendola da dentro, della scena stoner/doom/heavy psych italiana? 

La scena italiana è molto figa. Abbiamo band di livello. Le band italiane sono sempre poco convenzionali. Abbiamo tanti gruppi che hanno una loro voce, una voce fuori dal coro. Mi vengono in mente i Messa. Gli Ufomammut, gli Isaac che fanno uno stoner abbastanza classico si, ma con una personalità molto spiccata. Escono fuori di tanto in tanto band importanti per la scena. In Italia però manca totalmente l’aspetto business e marketing. Non c’è mercato. Ma in generale proprio nel consumo dei dischi. Me ne accorgo ora vendendoli con l’etichetta. La figura di chi compra è sempre col freno a mano tirato. La vendita di un disco ad un italiano è un parto. Mentre l’americano, anche il poveraccio, ha meno problemi a comprarsi 4 dischi e 3 magliette. Li compra e spende un sacco di soldi di spedizione. Idem l’inglese, mentre i tedeschi sono più attenti e morigerati. I greci invece se vai a vedere supportano tantissimo le loro band. Ti trovi gruppi, anche mediocri, che vendono tantissimo in patria. In casa loro sono diventati tutti famosi. Sembrano i Beatles. Poi magari li vai a sentire e trovi poca roba davvero bella e degna di nota. E’ incredibile. Magari noi abbiamo delle band anche più valide ma non riusciamo proprio a valorizzarle.




La tua Heavy Psych Sounds può annoverare nel suo roster grandi nomi come Brant Bjork, Fatso Jetson, Nebula, Nick Oliveri e Yawning Man tanto per citarne qualcuno. Visto che lavori con artisti di questo calibro, hai qualche aneddoto simpatico (o strano) da raccontare ai nostri lettori? E ancora, c’è una band che brami di avere nella tua label?

Ti posso dire che erano tutti miei idoli. Ad esempio Brant bjork, il batterista dei Kyuss, qualcosa di molto lontano se ripenso a quando ero più giovane. Proprio l’altro giorno ho tirato fuori un piccolo 10 pollici dei Fatso Jatson. Gente che vedevi in tv. Nick Oliveri che vedevi sui video dei Queens of the Stone Age con Mark Lanegan e dici...porca miseria...e poi ti ci ritrovi a parlare quotidianamente ed a chiedergli i contenuti del prossimo disco. Eddy Glass è il mio idolo. Ti racconto quando l’ho incontrato per la prima volta. Nel 2008. Primo tour dei Black Rainbows in Germania. Locale fighissimo. Arrivammo tardissimo. Faceva un freddo epocale. Noi in giro con una macchina scassata piena sino all’orlo. Dodici date in 2 settimane in Germania. Arrivo e devo andare in camerino a parlare con Eddy per chiedergli se gentilmente mi presta la sua cassa personale, in modo da non dover scaricare tutto dalla macchina. Insomma era emozionatissimo, ma lui è stato davvero tranquillo. Ci sentiamo spesso oramai. Così come con Ruben Romano batterista di Nebula, Fu Manchu e The Freaks. Uno dei miei artisti preferiti in assoluto e oramai un amico. Mario Lalli dei Fatso Jatson e Yawning Man. Dopo ti cambia l’approccio. Non sono più personaggi biblici ma diventano partner di lavoro. Dei semplici colleghi. Ti cambia anche la visione che hai di loro ovviamente.
Per quanto riguarda le band con cui vorrei collaborare ce ne sono davvero tante. Vorremmo salire di livello. Sempre di più, e vorremo espandere il roster. La lista è piuttosto lunga. Ti dico in anteprima che ho proposto un super gruppo ad alcuni dei membri di cui parlavamo prima. Staremo a vedere se la cosa si concretizzerà.




Sei un musicista iperattivo. Lo scorso anno apprezzai molto i Pilgrim. Ci vuoi parlare di questo progetto parallelo alla tua band madre?

I Pilgrim sono una band acustica. Io amo i Motorpsycho e se vai a scartabellare la loro discografia trovi tanti brani lo-fi acustici con delle grandi melodie, quindi nel tempo mi sono messo a scrivere canzoni acustiche con accordature aperte. Le ho tenute ferme 4/5 anni poi ad un certo punto le ho riprese, ma non mi convincevano più come prima. Così in poche settimane ho riscritto tutto il disco. Anche aiutato dal fatto che la sera mio figlio si addormentava solo con il suono della mia chitarra acustica. Per qualche mese tutte le sere mi sono dilettato in questo gioco, riuscendo a tirar fuori la tracklist finale del disco, che poi con il batterista dei Black Rainbows abbiamo registrato in studio. Devo dire che il progetto è stato apprezzato molto. Più di altri progetti che ho fatto. Un grande feedback. In questo momento ho quasi finito di scrivere i brani per il secondo capitolo. Spero di entrare in studio al più presto ed uscire con il nuovo album per questo autunno. Lo spero davvero.




Gabriele io ti ringrazio per la bella chiacchierata. Vorrei esortare i nostri lettori a supportare la scena in un momento così difficile. Vuoi lasciare un messaggio ai i tuoi fans e per i nostri lettori in generale?

Ti ringrazio tantissimo per lo spazio e il tempo che ci hai dedicato. Il messaggio è quello di supportare la scena per quanto si possa. Non solo comprando dischi e andando ai concerti, ma anche spingendo maggiormente le band nostrane che sono davvero fighe. Non voglio fare il patriota anche perché questa e’ una scena globale e non territoriale, visto che vengono accolte band da qualsiasi parte del mondo. La local scene però aiuta tanto le altre band ad emergere. Per questo è importante che cresca sempre di più. Mi chiedo ad esempio perché i Black Rainbows debbano essere più famosi in Francia che in Italia. Certo è un fattore di gusti. Ma non mi va giù. Comunque grazie ancora Emiliano e ragazzi ci si vede presto in giro.





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