SPACE-DOOM, PSYCHEDELIC |
Quando sento dire che per "underground" si intende quell'infinità di
gruppi per così dire "autonomi", i quali non sanno come pubblicare il
loro lavoro, ricorrendo dunque ad etichette indipendenti dei più
svariati tipi e biologie, non mi resta che godermi orgasmicamente l'idea
che esista un ulteriore "under-underground".
In questo fatato mondo sotto-sotterraneo, confluiscono invece tutte
quelle realtà che non solo farebbero fatica ad essere prodotte nel
sub-strato sovrapposto, ma forse, vi "stoner-ebbero" addirittura!
Ed immergendoci in questa dimensione meravigliosa e translucida (in
cui spesso l'aria sa di Incenso, l'acqua di Oppio ed il cielo è color
Peyote), dove spesso si rischia (a mio avviso fortunatamente) di imbattersi
in creature mitologiche di cui mai e poi mai avremmo certificato
l'esistenza, benchè meno sotto tortura guantanamiana.
Il Rinoceronte alato e volante in cui mi sono imbattuto, oramai quattro anni or sono, si chiama
Starchild, ed è un prodotto di se stesso, prima ancora che "prodotto"
dalla 12th RECORDS (2003). E credetemi, è stato un vero piacere scoprirlo, perché
il disco che vi propongo è una di quelle cose che difficilmente
si dimenticano, specie se si è nostalgici degli andati 70's, guardando
allo spazio interstellare e mostruoso con occhio metafisico nonché
psichedelico. Ed infatti questi tre ragazzotti di Waycross, Georgia, parlano
in un alfabeto sonico tutto loro, che fonde l'etereo e lavico
doom-stoner degli Sleep ad un lisergico cantato sabbatthiano, entrambi
filtrati da una atmosfera che molto ha a che fare con il proto-grunge di
fine anni '80.
Il risultato è inquietante e poetico, ma
soprattutto percettivo, dato che l'orecchio, anche una volta finito
l'ascolto, tende ad orientarsi verso la fonte del piacevole rumore che
questa band riesce così magnificamente a generare. Non per niente, la
Malleus dei più famosi Ufomammut, decise in quell'epoca di concepire la
copertina di questa registrazione, sotto commissione dei tre americani, e
battezzando in tal modo quella che sarebbe stata una delle esperienze
auditive più importanti della discografia di questa band. Ma ossequie a
parte, andiamo a sezionare anatomicamente il nostro campione: "The Futurist", traccia che da il nome all'album, è già un
dimensionale biglietto da visita, solubile al gusto, alla vista ed
all'ascolto, imponendosi mediante due torri big-muffose stereoscopiche
che ben aderiscono ai timpani; "Wings", le ali del nostro
rinoceronte ancestrale, ci indicano dapprima la via per il decollo, e
poi ci inebriano di cirrocumuli una volta aver preso quota in quello che
pare essere un cielo di rarefatta razionalità, e la lentezza aumenta
stabilizzandosi soltanto poi, con la pressione; "Pearl" affonda bianchi artigli acustici che mentendoci palesemente, introdurranno la successiva "Freedom", lanciafiamme atlantideo di impareggiabile progettazione ingegneristica; "Eyes On Fire",
brano tra i più Sabbatthiani dell'album, è un monolite oltre-temporale
che ci impone un giro dell'universo in soli 5.40 minuti circa, per
datare l'atterraggio, lungo il lido di "God Shaped Hole" sui cui poter sentire l'eco di voci aliene ed estatiche; con "First Dawn"
si può percepire invece quanto di Buono gli Sleep abbiano lasciato su
questo pianeta radioattivo (e vi consiglio di constatarlo fino in
fondo).
Infine "Truth", e come in ogni conclusione ascetica
che si rispetti, la verità ultima risale dallo stomaco, e si
materializza così dalle nostre bocche per prendere forma enigmatica, ed
in questo caso anche mistica e proggressivamente ustionante, come il
peggiore dei soli Sahariani mai sorti.
"The Futurist", è ciò che in molti tra gli amanti dello
stoner-doom vorrebbero possedere e custodire gelosamente nella propria
bacheca di basalto. Questo lavoro è la dimostrazione, che c'è chi ha
capito che per fare buona musica non occorre la qualità di uno
strumento, ne tanto meno la ricerca di produzioni "giuste".
"The Futurist", è per davvero qualcosa di stupendo e grazie a Visnu
di sconosciuto ed inconoscibile, lontano miliardi e miliardi di anni
luce dai catramosi oceani che la modernità ha causato, con la sua avida
presa ed il suo spirito di espansione dei possedimenti.
Lasciatevi rapire dal figlio delle stelle, ne vale per davvero la pena.
TRACKLIST
1.The Futurist
2.Wings
3.Pearl
4.Freedom
5.Eyes of Fire
6.God Shaped Hole
7.First Dawn
8.Truth
INFO
Album: 8 Song Promo
Format: CD
Label: 12th Records
Time: 41 Minutes
Year: 2003