venerdì 3 maggio 2019

THE WELL: Death and Consolation (Review)

STONER/DOOM
La notte prende il sopravvento sulle sue creature, il silenzio cala assieme alle nebbie che abbracciano il paesaggio. Il canto di una civetta anticipa la sventura, la morte aleggia sul cemento come un rapace affamato. Non vi è luce oltre la finestra, solo il buio inconsolabile delle lacrime che si espande come un eco giù per la strada. Sabbah ha inizio. I suoni si aprono nell’aria come fosse un brano da meditazione ritualistica, per poi deflagrare in grassi riff stoner/doom dal forte retrogusto blues. Death & Consolation ha inizio.
Nel 2016 votammo Pagan Science album dell’anno. Quel disco fu davvero una grande sorpresa per tutti noi. Tre anni dopo ritornano i The Well, sempre per RidingEasy Records. Un disco maturo, più oscuro del suo predecessore, ancora più bello e completo, che sa coniugare perfettamente il verbo profetizzato della band e una freschezza di idee magnetica e che il frontman Ian Graham ha voluto intitolare proprio così quasi per voler esorcizzare il difficile periodo personale che ha recentemente attraversato.. 
La copertina, per me sempre molto importante, non mi aveva fatto ben sperare, di sicuro non mi aveva invogliato ad approcciarmi al disco col giusto mood, anche se, a dirla tutta, non è che i nostri abbiano mai presentato i loro lavori con chissà quali artwork. 
Dopo la magnifica opener di cui sopra, fa il paro la già conosciutissima Raven, primo singolo estratto, che sa rileggere le peculiarità dei nostri insieme ad un tocco maligno che mi ha ricordato i migliori Pentagram. Death Song parte invece con un grasso riff di stampo blues di chiarissima matrice Goatsnake. In realtà quella di Black Age Blues (privata degli orpelli gospel) e’ proprio l’influenza più evidente all’interno dell’album. Le atmosfere si fanno ancora più morbose con la bellissima Cup of Peace, solcata da una chitarra solista di gran classe.
La tracklist non sembra soffrire di cedimenti. Dalla notevole Eyes of a God, passando per Act II, Electric Wizard dipendente, uno degli episodi migliori del disco, mentre Freedom Above, costruita su un giro di basso profondo e scippato a Drug from the Banks, dal precedente lavoro, sarebbe piaciuta tantissimo ai Salem’s Pot; Ossessiva e visionaria come pochi altri pezzi stoner/doom mi sia capitato di ascoltare quest’anno. This is How the World Ends, altro gran pezzo, prosegue sulla scia del precedente lavoro dei nostri, aprendo degnamente la strada alla conclusiva e notturna Endless Night. 
Ancora una volta i The Well mi hanno saputo stupire. Una prova superlativa, un album che cresce ad ogni ascolto, in cui le ritmiche di Sullivan rendono il disco quadrato e massiccio e in cui le voci di Graham e Alley fuse all’unisono sembrano veleggiare di pari passo col grandeur musicale. Buy or die!!!!!!


INFO:
ANNO: 2019
LABEL: RidingEasy
WEB: Website

TRACKLIST:
01. Sabbah
02. Raven
03. Death Song
04. Cup of Peace
05. Eyes of a God
06. Act II
07. Freedom Above
08. This is How the World Ends
09. Endless Night


THE WELL: SABBAH

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