lunedì 11 febbraio 2019

JOHN GARCIA: and the Band of Gold (Review)

STONER
La luce si spenge, le palpebre a mezz’aria fissano le automobili sfrecciare sotto la finestra, è una notte insonne, di quelle che mi porto dietro da un po. Il fumo si ammassa alla mia sinistra prima di essere strattonato dalla corrente nel pertugio tra le finestre socchiuse, fa spazio al mio sguardo guizzante in cerca della sveglia che indica finalmente che la mezzanotte è passata già da quindici minuti. Mi rendo conto che è Venerdì, sobbalzo dal letto. Prendo di corsa il mio cellulare, apro il servizio di streaming a cui sono abbonato e digito John. John Frusciante, Johnny Cash, John Lennon, John Mayer. Cazzo non scherziamo, aggiungo un G e come per magia compare lui. John Garcia e la sua Band of Gold, in attesa che il mio dito indice cada sul tasto play. Le note di Space Vato promettono bene, Jim’s Whiskers lascia cadere i miei dubbi. Il tiro è micidiale, la voce sempre la stessa, ma era dai tempi degli Hermano di Into the Exam Room che non mi entusiasmavo per un disco del buon John. Slo Burn, Unida, Hermano, con queste band era riuscito a proseguire il discorso interrotto con i suoi Kyuss, poi il nulla (o quasi) e una carriera solista che si era arenata sul nascere con quel brutto debut del 2014. Il disco acustico di due anni fa aveva in parte fatto rialzare le quotazioni di Garcia.
Era quindi lecito aspettarsi qualcosa di più al terzo parto, la prova del nove. Il singolo Chicken Delight è un discreto pezzo, nulla di che a dirla tutta, ne avrei scelti altri come singoli apripista, spero sia molto meglio la successiva Kentucky II e quel II sul titolo mi fa pensare che le sonorità saranno tutto un programma visto che la Kentucky numero uno si trova proprio in quel Into the Exam Room che ho citato poc’anzi. Metto pausa con ancora il riff nella testa, ho bisogno di alzarmi e di una birra fresca, ma cavolo il brano è degno del nome che lo ha plasmato. Riparto e ad attendermi c’è My Everything, uno dei pezzi migliori del lotto con un ritornello immediato e vincente, ottimo come quello della successiva Lillianna. La tensione non si abbassa mai sino alla fine del disco. Se Popcorn sa rileggere la materia stoner con sonorità più al passo con i tempi, Apache Juncion potrebbe appartenere benissimo al Brant Bjork solista. Don’t Even Think About It è un altro brano davvero riuscito col suo incedere ombroso e un altro ottimo ritornello. Cheyletiella è il rifacimento di Kylie dal precedente album, questa volta in chiave elettrica. Il finale è affidato alla magnifica Softer Side, ballata dai toni psichedelici che tanto si sposa con il mood da tramonto desertico all’ombra di un albero nel parco nazionale di Joshua Tree.
Guardo l’ora. Sono le due e mezza del mattino. Cazzo ho spinto il tasto play senza accorgermene per ben tre volte. Il disco è filato via liscio come il bourbon che ha fatto seguito alla birra. Fra tre ore e mezza devo andare a lavoro, non ho chiuso occhio e ho l’alcol che mi scorre nelle vene, tanto da regalarmi quella sensazione di leggerezza e incoscienza che si riversano sul mio dito indice per la quarta volta, accompagnate da un sorriso da abete che sembra tatuato sul mio viso. 
No non è un capolavoro questo disco, ma è di sicuro la certezza che un ritorno così in molti di noi se l'erano sognato per più di undici anni. Bentornato John, bentornato in questa landa desolata e arida che tanto amiamo e poco importa se oggi a lavoro sembrerò uno zombie. Ne è valsa decisamente la pena.

TRACKLIST:
  1. Space Vato
  2. Jim's Whiskers
  3. Chicken Delight
  4. Kentucky II
  5. My Everything
  6. Lillianna
  7. Popcorn (Hit Me When You Can)
  8. Apache Juncion
  9. Don't Even Think About It
  10. Cheyletiella
  11. Softer Side

INFO:
ANNO: 2019
LABEL: Napalm Records
WEB: Facebook

JOHN GARCIA AND THE BAND OF GOLD: JIM'S WHISKERS

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