venerdì 24 febbraio 2017

THE FLIGHT OF SLEIPNIR: Skadi (Review)

PSYCHEDELIC DOOM
Le due componenti principali dello Sleipnir-sound sono da sempre ferocia e contemplazione, sintetizzate in una multiforme struttura musicale capace di inglobare il Black, lo Stoner e la psichedelia. Come un Giano bifronte, la band si muove con uno sguardo verso le chiese in fiamme sui fiordi scandinavi e l’altro che supera le cime innevate della terra natia, il Colorado, arrivando al deserto e alle sue traslucide suggestioni. Entità nata quasi 10 anni fa dalle ceneri di un progetto Black Metal ma che dall’oscurità, formale e concettuale, non si è mai liberata. Anzi, in Skadi ritornano prepotentemente alla ribalta la pesantezza delle chitarre e il cantato in screaming, imbrigliando troppo spesso ogni tentativo di fuga mistico-trascendentale sperimentato con successo in passato.
Giusto nella prima parte di Earthen Shroud si respira ciò che i Flight Of Sleipnir possono - e sanno! - essere, con un punto di vista finalmente diverso, spogliato dall’ossessione fine a sé stessa per il riff monolitico. Una suite per chitarra acustica, voce pulita e soprattutto quell’organo Hammond così sinuoso e dannatamente 70’s che prende per mano e guida verso una nuova esperienza quasi liturgica, al contempo liquida e astratta. Peccato risulti l’unico esempio nel quale la band riesce ad armonizzare le due identità in costante conflitto e a trasformarle in un corpo sonoro che tracci una storia, un percorso, un’idea. Le altre canzoni, soprattutto nella prima metà del disco, restano schiacciate dal loro incedere monumentale, incapaci di scrollarsi di dosso quella rigidità strutturale limitata all’avvicendamento basilare tra riff, arpeggi acustici e ancora riff. Due linguaggi speculari tra loro che viaggiano su binari paralleli, senza mai davvero incrociarsi, dialogare, comprendersi e in qualche modo confondersi per riedificare nuove architetture musicali, come invece avviene nel succitato brano. Non voglio essere frainteso, il livello del disco è ampiamente sopra la media della miriade di uscite doom/stoner del periodo, ma a livello emotivo rimane bloccato nella semplice percezione superficiale, senza scavalcare l’ascolto e sorprendere la mente e il cuore. Involuzione forse è un termine esagerato, ma quantomeno quello che si percepisce da Skadi è il bisogno di trincerarsi dietro la canonizzazione del proprio sound, evitando di percorrere un’ulteriore evoluzione stilistica che è sicuramente nelle corde dei quattro di Arvada, Colorado. Peccato per questo mezzo passo falso e speriamo che la band ritrovi la sua identità. O la perda completamente.

TRACKLIST:
  1. Awaken
  2. Tenebrous Haze
  3. Earthen Shroud
  4. Voices
  5. Falcon White
INFO:
ANNO: 2017

THE FLIGHT OF SLEIPNIR: AWAKEN

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...