lunedì 28 settembre 2015

DARTWORKS: Zombie, Skateboard, Bafometti...dagli album artwork ai loghi fino al t-shirt design, uno sguardo approfondito sull'arte di Davide Mancini

Poco tempo fa sono venuta a conoscenza di Dartworks, un giovane grafico di Sulmona che da qualche anno a questa parte, si occupa della realizzazione di artwork e serigrafie per band ma non solo...nel suo portfolio si trovano fumetti, grafiche per libri, per brand e molto altro, una vera e propria raccolta artistica in continua espansione.
Tra i tanti lavori che si trovano oggigiorno su internet mi ha colpito in modo particolare il suo tratto, dalla forte personalità e per nulla banale, belve indemoniate, immaginari Lovecraftiani e blasfemi, teschi ed ossa che prendono vita attraverso la penna di questo artista, da qui la curiosità di approfondire direttamente con Dartworks "Burning Pencils - Bleeding Inks"

Buona Lettura!



1) Bevenuto DARTWORKS, anzi Ciao Davide! sveliamo direttamente il tuo vero nome; 
Inoltriamoci subito all'interno del tuo mondo, raccontaci un pò chi sei, com'è iniziata la tua avventura artistica...

Ciao Mari, ti ringrazio per lo spazio! Inizio col dire che l’amore per l’illustrazione e il disegno e l’arte in generale me lo porto dietro da quando ero poco più che un marmocchio, quando passavo i miei pomeriggi tra cartoni animati, fumetti che ancora non sapevo leggere, fogli di carta, matite e colori di ogni tipo. Da lì non ho mai smesso di disegnare e crescendo ho frequentato l’istituto d’arte, proseguendo poi verso l’accademia di belle arti. Una cosa imprescindibile per me, oltre alla matita, è stata sempre la musica. Una passione iniziata spulciando tra i vecchi vinili di mio cugino, quando rimanevo stregato ogni volta che tra quei quadratoni di cartoncino, faceva capolino uno zombie capellone e ghignante che poi scoprii chiamarsi Eddie. Avendo già di mio una tendenza all’orrorifico e il surreale e non mi ci volle molto per rimanere folgorato dall’ estetica metal, punk e hardcore, che poco dopo iniziò a riflettersi pienamente sui miei disegni, invasi da soggetti con chiodi, creste, borchie e trucco; Il tutto amalgamato da teschi e mostri d’ogni tipo che a volte diventavano locandine per concerti locali o la copertina di qualche becero demo. Oltre al lavoro di Riggs, Repka e Pushead, fu l’avvento di myspace dove venni a conoscenza di illustratori come Godmachine, che iniziava a muoversi in quel periodo, a darmi un imput finale per far convergere le mie due passioni e avventurarmi nel mondo dell’illustrazione musicale.

2) Il tuo pseudonimo come lo hai scelto e cosa significa?
Soffermandoci ancora sui tuoi inizi, qual'è stata la prima illustrazione che hai realizzato?

Quando ero alle superiori firmavo i vari imbrattamenti di fogli, diari, muri e banchi con lo pseudonimo di Dart, che letteralmente riassumeva la frase “l’arte” di Davide. Anche se acerbo, mi piaceva come suonava e come il gioco di parole richiamasse alla mente la parola dardo tradotta in inglese. Niente di speciale quindi, ma essendoci affezionato me lo sono portato dietro, fino a legarlo con la parola graphix, che dopo un paio di anni è mutata in works, nomi con i quali, escludendo le locandine che creavo a mano per i concerti locali, ho iniziato a lavorare a t-shirt design, album artwork, loghi e quasi tutto quello che riguarda la parte grafica di un gruppo. La prima commissione arrivò da una band thrash death inglese, gli Apparitions of the end. Da quel che ricordo mi diedero completamente carta bianca e ne uscii con un mix di teschi, insetti, mani e un barattolo di miele da dove veniva fuori tutto ciò. Un mix di marciume e surrealismo!

3) Mi racconti un pò come dai vita ad un'artwork? dalle tempistiche ai vari passaggi, ci sono particolari tecniche che usi per la maggiore?

Di solito inizio ragionando con il cliente su un’ idea o una tematica che mi viene proposta, tenendo conto del genere musicale, aiutandomi con i testi e le canzoni della band. Messa a fuoco l’idea, inizio a lavorare sulla bozza a matita che personalmente trovo sia la parte più difficile dell’intero progetto: Amo studiare ogni singolo dettaglio e non lasciare nulla al caso, ed è difficile che un disegno mi soddisfi da subito. Prima di giungere alla bozza definitiva sono capace di usare parecchi fogli, per poi ,a volte, tornare su quello di partenza, accorgendomi che non era poi così male! Se sto lavorando per una commissione, il cliente approva e non ci sono particolari cambi da fare, mi butto sulla lavagna luminosa e definisco la bozza mediante inchiostro, mezzo che amo in ogni suo aspetto: dalle campiture piatte al dotwork passando per retini e tratteggio. Ultimata questa fase, passo alla digitalizzazione della tavola, dove pulisco, coloro e qualche volta correggo delle piccole imperfezioni. Tutto questo procedimento generalmente mi impiega dalle due settimane ad un mese, ma diciamo che non ho un lasso di tempo prestabilito per ogni lavoro, a meno che non abbia delle scadenze precise da rispettare. Dipende dalla complessità, dai cambi che mi si richiedono sulla bozza e dalla quantità delle commissioni che ho in un determinato periodo.

4) Tra booklet per band, loghi, fumetti, flyer (Porrozine, Taxi Driver Records, Grumo, V4V Records, Shores Of Null e molti altri) quali lavori su commissione preferisci svolgere? e tra i tanti lavori che hai realizzato in questi anni, c'è ne uno su tutti che ti ha dato particolare soddisfazione?

Premetto che in ogni singolo lavoro vedo un’opportunità per me di crescere e migliorare e ognuno di essi rappresenta una sfida con me stesso e le mie capacità. Con lo studio di un logo, specie con quelli più geometrici o con una determinata forma, sono portato ad un approccio più riflessivo e meno “istintivo”, cosa che avviene solo in parte, quando sono su una t-shirt design o un l’illustrazione/album artwork. Qui trattandosi di un discorso più artistico se vogliamo, mi sento molto più libero ed è sicuramente il tipo di commissione che preferisco. E’ difficile scegliere tra i lavori fatti negli anni, ma restando sugli album artwork e amando i concept, uno dei miei preferiti al quale mi è
capitato di lavorare recentemente è un disco incentrato sulla divina commedia sul quale però ancora non posso svelare nulla. Tra i vecchi invece, rimane ancora “Mad(e) in italy” dei No More Fear, album dove coesistevano death metal, strumenti classici italiani e testi ispirati a vicende della penisola del dopoguerra. L’unica direttiva che avevo era quella di attenermi al classico cliché iconico “pizza, mafia e mandolino” e rivisitarlo in chiave death metal: Da qui è nato un pulcinella zombie in gessato e borsalino, incastrato tra pistole avvinghiate da spaghetti, contornati da teschi, rose, santini bruciati e serpenti fra mandolini, il tutto racchiuso in formato digipak a metà strada tra macabro e vintage. Mi sono divertito parecchio a dar vita ad un punto d’incontro tra due iconografie completamente estranee fra loro come quella del death metal e quella italiana e spero di lavorare di più su questo tipo di commissioni in futuro.



5) Ci sono illustraturi/artisti che segui, nomi noti o meno noti per cui provi ammirazione? 
  
Tra illustrazione, tatuaggio, fumetto e street art, ce ne sarebbero tantissimi da elencare ma ci provo: In italia mi piace molto il lavoro di  persone come Paolo Girardi, Roberto Toderico, Daniele Castellano, Dario Maggiore, I collettivi Malleus e Vereversum, Agostino Arrivabene, Marcello Crescenzi, Jessica Rassi, Scarful, James Kalinda, Fr3nk, Alessandro Ripane, Dissenso Cognitivo, Francesca Vecchio, Spugna, Simone Ruco, View from the coffin e Marco Hasmann. All’estero gente come Aarik Rooper, John Santos, Pierre Perichaurd, David d’Andrea, Charles Burns, Jas Helena, Thomas Hooper, Rotten Phantom, Richey Beckett, John Baizley, Godmachine, Alexandros Pyromallis, Bustarinov, Glyn Smith e Lango Oliveira. Sicuramente ho dimenticato qualcuno, ma volevo evitare di fare il listone della spesa, che invece ho fatto comunque!  

6) Negli ultimi anni, internet ha aiutato moltissimi artisti ad espandersi, i social network portano le cosidette visualizzazioni, i like ect... ma in tutto questo c'è un'importante lato negativo, il rischio di rimanere sotterrati da troppi imput e a livello artistico quello di dover correre per rimanere sempre sul "pezzo", cosa pensi di tutto ciò?

Internet è una lama a doppio taglio: Piattaforme come Facebook e in special modo Behance e Instagram, se usate a dovere, sono sicuramente un’ottima vetrina e una ricca fonte di stimoli e ispirazione a livello artistico e permettono di conoscere persone che fanno il tuo stesso lavoro, dall’ altra, innescano una corsa alla pubblicità continua, che porta l’utente a caricare continuamente immagini, per guadagnare pubblico tramite“mi piace” e visualizzazioni. Secondo il mio personalissimo parere, seguendo questo meccanismo, delle volte la quantità vince sulla qualità e si viene a creare una sorta di appiattimento, dove si finisce per assomigliare gli uni agli altri. Do il giusto peso alle varie piattaforme e non mi piace correre per dare il “contentino” al network solo per il gusto di aggiornare la mia pagina. Sono molto riflessivo e severo con me stesso e preferisco prendermi i miei tempi, mettendo in mostra un lavoro o un’anteprima di esso a tempo debito e quando questo mi soddisfa.

7) Quali sono i vantaggi e gli svantaggi del tuo lavoro qua in Italia?

Sarò scontato, ma credo che il vantaggio di lavorare qui è che ovunque ti giri sei circondato d’arte e storia da cui attingere, ma ho come la sensazione, che oggi paradossalmente, nella penisola si tenda a prendere sotto gamba il lavoro artigianale e artistico, cosa che invece non avviene altrove, dove noto più fermento e interesse intorno a mestieri del genere. Con gli anni però mi sono accorto che il cliente serio o irrispettoso puoi trovarlo qui in Italia come all’estero.

8) Come sai, Doommabbestia è principalmente una webzine musicale e prima di salutarti, come ultima domanda ti chiedo di condividere con noi qualche tuo recente ascolto: band, album o canzoni da consigliarci, a te la conclusione...

Ascolto tanta musica nell’arco della giornata, è il mio carburante! Tra gli album più recenti ci sono “Luminiferous” degli High on fire, “Hochelaga” dei Dopethrone, “L’anno dell’odio” degli Hate & Merda e “Volume I: Erion speaks” degli Hyperwulff che sono tre badilate ben assestate sulle gengive del 2015!

Ti ringrazio per l'intervista e saluto i lettori di Doommabbestia.
Passate a trovarmi sulla mia pagina Facebook  e il mio sito www.dart-works.com







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