POST ROCK - PSYCHEDELIC |
Quello che più adoro delle band cosiddette post rock o post metal - quelle prettamente strumentali, per intenderci - è senza dubbio la loro preminente attenzione all'aspetto ritmico di un pezzo.
Esattamente questo troviamo in Amur, disco di ottima fattura del gruppo dei Taras Bul'ba - la cui scelta del nome, titolo di una nota novella russa di Gogol', ne denota la ricercatezza.
Un basso plettrato e distorto, che il più delle volte non manca di ricordarmi i Morkobot, viene sostenuto dal cadenzare di una batteria mai monotona e al contempo alleggerito ed aggraziato dai tocchi eterei di una chitarra talvolta in controcanto effettistico, talvolta perfetta accompagnatrice di una amalgama di suoni. L'esatto crocevia, direi, tra la band lodigiana ed i Pelican, con quel loro carattere che non disdegna la melodia, la quale però non prevale mai sulla ricercatezza del suono e sull'effetto del brano stesso sull'ascoltatore.
Esattamente questo troviamo in Amur, disco di ottima fattura del gruppo dei Taras Bul'ba - la cui scelta del nome, titolo di una nota novella russa di Gogol', ne denota la ricercatezza.
Un basso plettrato e distorto, che il più delle volte non manca di ricordarmi i Morkobot, viene sostenuto dal cadenzare di una batteria mai monotona e al contempo alleggerito ed aggraziato dai tocchi eterei di una chitarra talvolta in controcanto effettistico, talvolta perfetta accompagnatrice di una amalgama di suoni. L'esatto crocevia, direi, tra la band lodigiana ed i Pelican, con quel loro carattere che non disdegna la melodia, la quale però non prevale mai sulla ricercatezza del suono e sull'effetto del brano stesso sull'ascoltatore.
Nulla pare lasciato al caso in questo disco dal titolo evidentemente canzonatorio di quello che forse è il sentimento più complesso dell'animo umano. Al pari si pongono le 8 tracce che lo compongono: complesse, ma non cervellotiche, complete altrimenti detto, capaci insieme di sollevarti e di farti crollare come vuoto pneumatico.
Un disco che inizia dandoti già il colpo di grazia, è tutto dire: Coupe De Grace ci offre in effetti un durissimo colpo, andando ad attingere alle ancestrali paure di solitudine (coronate dall'inqiuetante intervento della voce femminile registrata, bisbigliata in maniera insana).
Ogro prosegue l'opera già iniziata, avvolgendoci in oscure spirali vorticose, facendoci perdere il contatto da terra. Approdiamo nuovamente al concreto con Short Drop, il cui terrosissimo basso funge da saldo appiglio a quel richiamo di sirena interpretato dalla chitarra.
La title track, ci offre, poi, sotto le orecchie la disparità, emblema di quell'amore incompleto, non ricambiato e, per questo, mal pronunciato.
Psicofinia mette benissimo in luce il lato più prog della band, la quale si dimostra perfettamente in grado di far convivere nello stretto spazio di 5 minuti sonorità allegrotte, sonorità ritmicamente importanti ed altre incattivite fino al limite del noise.
My Name Is Igor ci presenta la figura omonima e la sua pazzia, di cui siamo preda per ogni singola nota di questo pezzo.
Vertebra, parte integrante della colonna portante del nostro essere, ci conduce alla conclusione del disco, dove Ior, pezzo più lungo tra tutti quelli precedentemente presentati, esordisce con un tema robotico-esoterico, che si sviluppa facendoci addentrare nel lato più rock'n'roll fin ora sperimentato, per poi concludersi in totale sperimentazione sonora.
TRACKLIST
- Coup De Grace
- Ogro
- Short Drop
- Amur
- Psicofonia
- My Name Is Igor
- Vertebra
- Ior
ANNO: 2012
LABEL: Wallace Records
WEB: MySpace
TARAS BUL'BA - COUP DE GRACE