giovedì 1 marzo 2012

UNCLE ACID & THE DEADBEATS: Blood Lust

PROTO-STONER/DOOM
Uncle Acid and The Deadbeats, mai nome fu più azzeccato: in questo, infatti si trova riassunta tutta l’essenza del gruppo, essenza che si ritrova in pieno in questo album. La prima cosa da dire su Blood Lust è che ci si ritrova una massiccia quantità di blues. Dopo gli anni Novanta lo abbiamo voluto chiamare in miliardi di modi diversi, ma non si scappa: di blues si tratta. Il tocco di Zio Acido (chitarra, organo e voce) è ben evidente già in apertura dell’album: una schitarrata corrosiva, infatti, introduce il suo stile chitarristico, il quale rende pienamente onore al suo nome d’arte. Gli assoli per tutto l’album sono di un’acidità tale che potrebbero sciogliervisi gli auricolari! La voce, poi, non è da meno: un ambiguo falsetto estremamente effettato, tanto da sembrare una vocina demoniaca proveniente direttamente dagli inferi. Uno stile à la Mike Scheidt dei primissimi Yob, ma decisamente più vintage.
Questo anche è il bello di Blood Lust: è già stato scritto da molti, ma voglio ribadire come questa band, seppur il disco sia del 2011, riesca a portarci indietro di 40 anni, offrendoci quelle sonorità intrise fino all’osso di pentatoniche, effettate più con overdrive e crunch che con ruvide distorsioni.
Poi, ad un certo punto, entrano in gioco i Deadbeats (Kat, basso – Red, batteria) insieme all’immancabile riferimento: i Black Sabbath! Evidente in pezzi come Curse In The Trees, Ritual Knife (di cui consiglio gli ultimi secondi: capirete cosa intendo per stile chitarristico acido!) e Withered Hand of Evil, dove le atmosfere si incupiscono, i ritmi rallentano e i riff si fanno più hard che blues. I cui titoli, poi, più degli altri, lasciano intravedere un riferimento all’occulto e al maligno – caratteristiche fondanti dei Sabbath dei primi anni ’70, quelli che costruivano i propri pezzi sulle visioni lisergiche di Iommi, notoriamente infoiato lettore di testi infernali!
Il tutto è magistralmente coronato dall’intervento subdolo e subconscio dell’organo – come in 13 Candles, pezzo in cui non spicca e crediamo di non sentirlo, ma dove invece è lì per instillarci il terrore. Il suo suono mi riporta alla mente Profondo Rosso (magari non c’entra, ma a me lo ricorda!) per le ambientazioni mentali orrorifiche che riesce a riprodurre, con le sue sonorità più inquietanti che melodiche.
Un disco che forse potrà essere percepito come anacronistico, ma che, probabilmente, rende solo omaggio a quel genere senza il quale il moderno stoner/doom non avrebbe visto la luce, riproponendo sonorità che non saziano mai, confermandone così l’immortalità.

TRACKLIST

1. I'll Cut You Down
2. Death's Door
3. Over And Over Again
4. Curse In The Trees
5. I'm Here To Kill You
6. 13 Candles
7.
Ritual Knife
8. Withered Hand Of Evil

INFO

ANNO: 2011
WEB: MySpace


UNCLE ACID & THE DEADBEATS - CURSE IN THE TREES



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