martedì 24 gennaio 2012

ELECTRIC MOON e MANOREXIA confermati per il Roadburn

Arrivano succulente novità da casa Walter&Jürgen Roadburn!
Siamo ormai agli sgoccioli: con il giovedì e il sabato al completo, ora anche il venerdì - curato dai Voivod - sta finalmente definitivamente prendendo forma. L'evento Au delà du Réel - un po' come l'edizione tutta del Festival - conferma la forte tendenza di apertura degli organizzatori a sonorità differenti rispetto al "classico" stoner/doom. La banalità non è mai la trappola in cui, però, rischiano di cadere e queste due nuove aggiunte ne sono una testimonianza. Ve le proponiamo così come descritte sul sito ufficiale del Roadburn Festival.

Parliamo di Electric Moon e Manorexia


LOCANDINA
Electric Moon: Ger - space rock allucinogeno e jams intrergalattiche.
Capitanati dalle fuzzose e pesanti esplorazioni chitarristiche di Sula Bassana gli Electric Moon intrecciano tra loro pura psichedelia, dub, doom, krautrock e drone verso 'kosmische improvisations' tramite riffing e una miriade di effetti chitarristici e suoni. Le vibrazioni complessive delle loro epiche, ma ipnotiche follie possono totalmente incantare o essere favolosamente dark, rimanendo in ogni caso profondamente psichedelici.






Manorexia: progetto di J.G. Thirlwell - successivo al progetto Foetus
LOCANDINA
Musica cinematografica, orchestrale, e senza dubbio complessa. Ha il suono scheletrico della moderna musica da camera, con tintinnii da musique concrète, ma si muove fluidamente da motif a motif e cambia radicalmente stile in una maniera che si avvicina maggiormenete alle composizioni free jazz o l'avant-garde, piuttosto che alla musica classica. Gli umori sono spesso oscuri e inquietanti oppure sincopati e tesi, ricchi di tastiere svolazzanti, corde scivolose e campane puntigliose che condividono il palco con ronzii di violoncello e profondi crescendo di corni. Per tutta la durata dell'esibizione ci sono ambientazioni strane e preoccupanti, un ansimare e un ringhiare che attraversano la sala dal fondo fino alla parte anteriore, spingendo la vostra attenzione costantemente verso la periferia. Il risultato finale è una musica più viscerale e drammatica che abbiate mai sentito, a prescindere dalla strumentazione e dal genere.
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