DOOM |
Diciamocela tutta, i Monolord dell’ultimo album Rust non mi avevano convinto, un disco abbastanza noioso che non era riuscito a replicare i fasti dei suoi predecessori. Mi sono approcciato così a questo nuovo No Comfort, primo disco per Relapse, con molto scetticismo. Il singolo apripista The Bastard Son non era male, ma nulla aggiungeva e nulla toglieva ad una discografia che, come ho detto poc'anzi, i suoi punti alti li aveva già toccati e che sembrava decisamente in fase calante. In sede di recensione invece questo nuovo disco mi ha piacevolmente sorpreso. Dopo l’opener di cui sopra, mi aspettavo di ascoltare un Rust parte due, ma così non è stato. Il suono sempre grumoso e mastodontico dei nostri c’è ancora, sia ben chiaro, ma la materia è trattata con un approccio differente, che ha (permettetemi il termine) Pallbearizzato i Monolord. Anche qui devo essere sincero, la cosa mi ha spiazzato, perché non sono un gran fan dei Pallbearer (ora qualcuno mi insulterà, ma questo è quanto).
Devo dire che la nuova formula nei Monolord funziona abbastanza bene. Le chitarre si fanno così di più ampio respiro, cariche di sofferenza e malinconia che ne confinano il sapore per tutta la durata dell'album, grazie anche a linee melodiche che in alcuni casi risultano davvero struggenti e vincenti, come in The Last Leaf. Skywards si presenta come uno dei pezzi più belli mai scritti dai Monolord, incalzante, non lunghissima, con un bell’assolo a spezzarla in due e dove la voce di Thomas Yager è finalmente incisiva. Cosa che non accade con la melodica Alone Together, dove la registrazione della voce torna a farsi lontana. Senza senso a mio avviso questa scelta che attuano diverse band doom ultimamente. Meglio, molto meglio Larvae, abrasiva al punto giusto, ma soprattutto bellissima ed emozionante è la titletrack posta in chiusura.
Vaenir ed Empress Rising sono ancora distanti dal profilo prettamente qualitativo, ma rispetto al noioso Rust, con No Comfort segna un bel passo in avanti per la band svedese, ma soprattutto rappresenta un disco di passaggio che ci fa ben pensare per il futuro. Vedremo se la formula verrà ulteriormente affinata o se i Monolord finiranno col perdersi nelle paludi più anonime del Doom, per ora ci godiamo questo nuovo disco.
TRACKLIST:
01. The Bastard Son
02. The Last Leaf
03. Larvae
04. Skywards
05. Alone Together
06. No Comfort
INFO:
ANNO: 2019
LABEL: Relapse
WEB: Monolord
Devo dire che la nuova formula nei Monolord funziona abbastanza bene. Le chitarre si fanno così di più ampio respiro, cariche di sofferenza e malinconia che ne confinano il sapore per tutta la durata dell'album, grazie anche a linee melodiche che in alcuni casi risultano davvero struggenti e vincenti, come in The Last Leaf. Skywards si presenta come uno dei pezzi più belli mai scritti dai Monolord, incalzante, non lunghissima, con un bell’assolo a spezzarla in due e dove la voce di Thomas Yager è finalmente incisiva. Cosa che non accade con la melodica Alone Together, dove la registrazione della voce torna a farsi lontana. Senza senso a mio avviso questa scelta che attuano diverse band doom ultimamente. Meglio, molto meglio Larvae, abrasiva al punto giusto, ma soprattutto bellissima ed emozionante è la titletrack posta in chiusura.
Vaenir ed Empress Rising sono ancora distanti dal profilo prettamente qualitativo, ma rispetto al noioso Rust, con No Comfort segna un bel passo in avanti per la band svedese, ma soprattutto rappresenta un disco di passaggio che ci fa ben pensare per il futuro. Vedremo se la formula verrà ulteriormente affinata o se i Monolord finiranno col perdersi nelle paludi più anonime del Doom, per ora ci godiamo questo nuovo disco.
TRACKLIST:
01. The Bastard Son
02. The Last Leaf
03. Larvae
04. Skywards
05. Alone Together
06. No Comfort
INFO:
ANNO: 2019
LABEL: Relapse
WEB: Monolord
MONOLORD: THE BASTARD SON