mercoledì 21 agosto 2019

NEBULA: Holy Shit (Review)

STONER 
Il 2019 sembra essere l'anno dei ritorni. Prima i Nebula dopo 11 anni di attesa, ora i Tool dopo 13 anni, chissà che da qui alla fine dell'anno non ci riservi qualche altra sorpresa questo fine decennio. I Nebula li avevamo lasciati nel 2008 con l'album Heavy Psych e sembra quasi uno strano scherzo del destino che proprio la Heavy Psych Sounds ce li abbia riconsegnati più ispirati che mai. Destino o meno quel che è certo è che la scena hard&stoner contemporanea sentiva la mancanza di questa grandissima band davvero da troppo tempo.
Il trio americano aveva preannunciato il suo ritorno già col succoso Demos & Outtakes di qualche mese fa, facendo salire l'acquolina in bocca a chi come me li attendeva con ansia. 
Accompagnato da una copertina intrigante e da tante aspettative Holy Shit è finalmente giunto tra le nostre mani avide e devo confessarvi che mai ritorno fu così dolce.
L'opener Man's best friend è un vorticoso attacco supersonico all'arma bianca, un pezzo che gli ultimi Monster Magnet avrebbero pregato di scrivere nell'ultimo e più stanco lavoro. Messiah è il primo highlights del disco, sudicio di blues sporco e morboso. Morboso è lo stesso termine che mi è balzato in mente ascoltando la successiva canzone del disco, un pezzo dai toni angusti dove Eddie Glass ci proclama nel ritornello, nonché titolo del pezzo, It's All Over. Fortunatamente non è tutto finito, anzi la speranza è che tutto sia finalmente ricominciato per durare. Witching Hour puzza di Stooges nella strofa, per deflagrare nello stoner grasso e slabbrato del ritornello. Dopo il divertissement strumentale a nome Fistful of Pills che sembra richiamare atmosfere western dai toni grotteschi, arriva la bellissima Tomorrow Never Comes che alterna sapientemente umori e sapori grazia ancora ad un giro di chitarra blues che dire malato è un eufemismo da poco, stupenda la parte finale che richiama toni flamenco oriented che ci calzano a pennello, si avete capito bene, non c'è bisogno di rileggere. Gates of Eden allenta un po la presa della morbosità per regalarci un pezzo hard rock molto retrò, ma non per questo banale, mentre la deflagrazione heavy psych dell'alcolica e putrida Let's Get Lost si fregia di una prova vocale di Glass molto aggressiva e di vorticosi assoli che non avrebbero sfigurato nell'ultimo Earthless. Il finale è affidato all'avvincente The Cry of a Tortured World, un pezzo semi acustico in crescendo che non sarebbe dispiaciuto per mood generale a qualsiasi band grunge della prima ora, così come a qualsiasi band hard&stoner di questo pianeta. 
Tirando le somme, un ritorno mai banale, che ci riconsegna una band che ha ancora tanta voglia di scrivere ottima musica, con la capacità di sperimentare qua e la, ma soprattutto di stupire. Un gran ritorno, più cupo, più morboso e a tratti più rallentato e grasso che in passato. Un caleidoscopio su quello che il rock duro è stato negli ultimi 50 anni. Enormi!!!!!

TRACKLIST:

01. Man's Best Friend
02. Messiah
03. It's All Over
04. Witching Hour
05. Fistful of Pills
06. Tomorrow Never Comes
07. Gates of Eden
08. Let's Get Lost
09. The Cry of a Tortured World

INFO:

ANNO: 2019
LABEL: Heavy Psych Sounds
WEB: Website


NEBULA: LET'S GET LOST


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