DESERT ROCK/BLUES |
The action is go. È impossibile non applicare il programmatico e celeberrimo mantra fumanchano a colui che probabilmente più di chiunque altro incarna l’ideale di “uomo del deserto” (titolo da dividersi, a parer di chi scrive, col leggendario e mai abbastanza idolatrato Mario Lalli).
Tra Kyuss (e la loro discussa reincarnazione Vista Chino), i già citati Fu Manchu, Ché ed una corposa carriera solista, il buon Brant ha vissuto da assoluto protagonista tre decenni di musica desertica, segnando e influenzando considerevolmente una scena che ancora oggi è musa ispiratrice e punto di riferimento per nutrite schiere di artisti in erba e fedeli appassionati.
Il riprendere oggi delle registrazioni risalenti al 2010 deve aver rappresentato per Brant un qualcosa di catartico, tant’è che per anni in ambito stoner si è parlato di questo Jacoozzi come di un’opera ormai leggendaria, persa tra le pieghe di una vita, di una carriera inevitabilmente piene e frenetiche. Ma, a volte, è proprio quando si guarda indietro che si ritrova davvero sé stessi, e così, grazie anche all'impegno della preziosa Heavy Psych Sounds, queste tracce impolverate ma mai dimenticate sono riuscite finalmente a vedere la luce.
Ed è una vera fortuna, perché il mix di desert, jazz, blues, funk che caratterizza questo lavoro è un mantra avvolgente e conciliante, un lavoro “free” sia a livello di intenti che di contenuti (in questo senso si riscontrano non poche similitudini col bellissimo Jalamanta, esordio da solista del Nostro risalente all'ormai lontano 1999).
Jacoozzi non è tanto un album di canzoni (che comunque ci sono e sono assolutamente valide, basti pensare alla doppietta iniziale Can’t out Run the Sun-Guerrilla Funk), quanto un caleidoscopio di sensazioni, un flusso continuo di sornione, desertico groove da godersi piacevolmente, magari in una bella giornata di sole.
Ed il fatto che le tracce (eccezion fatta per la conclusiva ed evocativa Do You Love Your World?) siano tutte strumentali sublima ulteriormente il concetto di indefinito viaggio sonoro e sensoriale che è poi ciò che caratterizza in tutto e per tutto l’album, come se l’unico compito dell’ascoltatore fosse quello di chiudere gli occhi e lasciarsi ammaliare e trascinare da tanto fascino.
Certamente (e forse anche volutamente) lontano dal classico concetto di stoner, Jacoozzi riesce perfettamente nell'intento di far rivivere in maniera più vivida che mai quel mistico e leggendario posto che è Joshua Tree, dove tutto ebbe inizio e dove tutto, immancabilmente, prima o poi fa ritorno.
The action is go. E siamo convinti che tale motto animerà ancora per molti anni la carriera del mai domo Brant, per la gioia di noi tutti.
Tra Kyuss (e la loro discussa reincarnazione Vista Chino), i già citati Fu Manchu, Ché ed una corposa carriera solista, il buon Brant ha vissuto da assoluto protagonista tre decenni di musica desertica, segnando e influenzando considerevolmente una scena che ancora oggi è musa ispiratrice e punto di riferimento per nutrite schiere di artisti in erba e fedeli appassionati.
Il riprendere oggi delle registrazioni risalenti al 2010 deve aver rappresentato per Brant un qualcosa di catartico, tant’è che per anni in ambito stoner si è parlato di questo Jacoozzi come di un’opera ormai leggendaria, persa tra le pieghe di una vita, di una carriera inevitabilmente piene e frenetiche. Ma, a volte, è proprio quando si guarda indietro che si ritrova davvero sé stessi, e così, grazie anche all'impegno della preziosa Heavy Psych Sounds, queste tracce impolverate ma mai dimenticate sono riuscite finalmente a vedere la luce.
Ed è una vera fortuna, perché il mix di desert, jazz, blues, funk che caratterizza questo lavoro è un mantra avvolgente e conciliante, un lavoro “free” sia a livello di intenti che di contenuti (in questo senso si riscontrano non poche similitudini col bellissimo Jalamanta, esordio da solista del Nostro risalente all'ormai lontano 1999).
Jacoozzi non è tanto un album di canzoni (che comunque ci sono e sono assolutamente valide, basti pensare alla doppietta iniziale Can’t out Run the Sun-Guerrilla Funk), quanto un caleidoscopio di sensazioni, un flusso continuo di sornione, desertico groove da godersi piacevolmente, magari in una bella giornata di sole.
Ed il fatto che le tracce (eccezion fatta per la conclusiva ed evocativa Do You Love Your World?) siano tutte strumentali sublima ulteriormente il concetto di indefinito viaggio sonoro e sensoriale che è poi ciò che caratterizza in tutto e per tutto l’album, come se l’unico compito dell’ascoltatore fosse quello di chiudere gli occhi e lasciarsi ammaliare e trascinare da tanto fascino.
Certamente (e forse anche volutamente) lontano dal classico concetto di stoner, Jacoozzi riesce perfettamente nell'intento di far rivivere in maniera più vivida che mai quel mistico e leggendario posto che è Joshua Tree, dove tutto ebbe inizio e dove tutto, immancabilmente, prima o poi fa ritorno.
The action is go. E siamo convinti che tale motto animerà ancora per molti anni la carriera del mai domo Brant, per la gioia di noi tutti.
TRACKLIST:
- Can't out Run the Sun
- Guerrilla Funk
- Mexico City Blues
- Five Hundred Thousand Dollars
- Black & White Wonderland
- Oui
- Mixed Nuts
- Lost in Race
- Polarized
- Do You Love Your World?
INFO:
ANNO: 2019
LABEL: Heavy Psych Sounds
WEB: Website
BRANT BJORK: GUERRILLA FUNK