giovedì 7 marzo 2019

MOTORPSYCHO: The Crucible (Review)

PSYCH/ALT/PROG
Mi svegliai presto quella mattina. Doccia, colazione e via. Faceva un caldo esagerato, d’altronde era il 6 Agosto. Dissi a mia madre che sarei andato a giocare da un amico. In realta’ ogni settimana scappavo di nascosto. Alle 9.50, dopo un corsa in autobus che mi sembrò interminabile arrivai davanti la vetrina di un negozio che amavo. Un negozio che con tanta bramosia attendeva la mia fame di conoscenza musicale. Spesso compravo a scatola chiusa. Una bella copertina, un titolo che mi stuzzicava e via.
Sfogliando i vinili, quella mattina, mi ero imbattuto in un cofanetto con triplo vinile. La copertina del box era giallina e sembrava disegnata da un bambino, però c’era qualcosa in lei che mi stuzzicava la fantasia, che mi faceva pensare al Grunge, mio genere preferito in assoluto. Forse proprio per quel giallino che faceva tanto In Utero, album che avevo amato e che era uscito esattamente un anno prima. Loro in realtà non li avevo mai sentiti nominare, una band norvegese di nome Motorpsycho.  Ero totalmente ignaro che l’album, Timothy’s Monster, sarebbe diventato per me uno dei più belli di tutti gli anni 90 e che ancora oggi fa parte della mia top ten di sempre. Quel disco, partendo in effetti da sonorità alternative e venature grunge tipiche di quegli anni, andava ad abbracciare con prepotenza influenze che più avanti diverranno il pane quotidiano della band, su tutte la psichedelia. 
Avevo undici anni nel 1994 ed ero già un grande appassionato di musica. Non avevo molti soldi. Evitavo di mangiare a merenda per risparmiare. Mettevo da parte tutto ciò che potevo e quando avevo abbastanza soldi mi andavo a comprare una cassetta o un vinile da far suonare su un vecchio piatto Thorens appartenuto a mio padre e mezzo distrutto. 
Sono passati 25 anni da allora. Uno dei trade Union della mia vita si chiama proprio Motorpsycho. The Crucible è l’ennesimo disco di una carriera infinita, che ci ha regalato tante emozioni. Questo nuovo corso si separa - dal punto di vista temporale - dal precedente The Tower (a cui è legato a doppio filo visibile già dai colori dell’artwork) di un anno e mezzo e ci regala l’opposto in termini di lunghezza dei brani e di approccio alla materia. Se The Tower era un album più diretto con le sue dieci tracce dal minutaggio più contenuto, questo nuovo disco ci presenta tre soli brani per un totale di 40 minuti, andando a riscoprire il sapore progressivo di un album come Little Lucid Moment. Se l’eterea Lux Aeterna rispolvera proprio il panorama prog settantiano con grande classe, l’opener Psychotarz sa fondere gli elementi tipici della band a partiture più striscianti e criptiche. Il vero fiore all’occhiello però, sono i 20 minuti della titletrack, bignami sonoro in cui si sentono addirittura echi Toolliani in alcuni passaggi. Insomma i Motorpsycho non possono certo lasciarci basiti nel 2019, almeno non a me. Sono così assuefatto alla loro grandezza che oramai faccio davvero fatica a stupirmi, qualsiasi cosa essi facciano. Tecnicamente mostruosi, ispirati e dotati di una sensibilità fuori dal comune. Saranno anche passati 25 anni da Timothy’s Monster ma la grandezza è la medesima.


TRACKLIST:
  1. Psychotarz
  2. Lux Aeterna
  3. The Crucible

INFO:
ANNO: 2019
LABEL: Stickman Records
WEB: Website

MOTORPSYCHO: THE CRUCIBLE




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