DOOM/HEAVY PSYCH/DRONE |
Quando
decidi di mettere su una band e di darle un monicker liberamente e palesemente
ispirato ad un disco che è un caposaldo di quel mare magnum sonoro composto da
drone, psichedelia, doom, stoner, non puoi evitare di creare grandi aspettative
tra appassionati e addetti ai lavori (e magari anche in Dylan Carlson stesso,
chissà).
L’esordio del quartetto di Stoccarda, Medicine, risale al 2017 Medicine: lavoro sicuramente interessante – per quanto acerbo e abbastanza derivativo – che era riuscito a dare ai Nostri una ristretta ma comunque significativa visibilità nell’ambiente.
L’esordio del quartetto di Stoccarda, Medicine, risale al 2017 Medicine: lavoro sicuramente interessante – per quanto acerbo e abbastanza derivativo – che era riuscito a dare ai Nostri una ristretta ma comunque significativa visibilità nell’ambiente.
Grandmother
è un album ambizioso, lo dimostra la durata dei pezzi: quattro composizioni per
un totale di poco più di quaranta minuti, altrettanti viaggi sonori che ben
rappresentano la cifra stilistica del gruppo tedesco.
L’opener
Cinitus, con i suoi 17 minuti, appare come un vero e proprio monolite sonoro,
sicuramente il miglior biglietto da visita per il gruppo. Le tese, efferate
atmosfere post rock creano un pathos emotivo che avvolge e ammalia, con la voce
di Simon Weinrich che di tanto in tanto si fa largo nel distorto muro di suono
come fuoriuscisse da chissà quale antro ultraterreno.
La rilassata e atmosferica parte centrale aiuta a riprendere momentaneamente fiato dal dannato viaggio sonoro intrapreso. I quattro ragazzi tedeschi fanno sul serio e vogliono metterlo subito in chiaro.
La rilassata e atmosferica parte centrale aiuta a riprendere momentaneamente fiato dal dannato viaggio sonoro intrapreso. I quattro ragazzi tedeschi fanno sul serio e vogliono metterlo subito in chiaro.
Germania, si
era detto. E non è un caso, perché ascoltando Craving non possono non venire
alla mente i magnifici Colour Haze, alfieri dello psych/stoner tedesco e
assoluti maestri della materia. Il brano in questione sgorga dal versante più
puramente psichedelico dei Bees, una lunga suite sorniona che disegna paesaggi
immaginifici e che lascia respirare dopo lo sforzo metafisico di Cinitus.
Come in ogni
buon album del genere che si rispetti, il climax sonoro e sensoriale arriva
quando il basso si prende prepotentemente la scena: è soprattutto il caso della
titletrack, in cui il suono corposo e granitico dello strumento di Christopher
Popowitsch sorregge da solo l’intera struttura del pezzo, preparando poi la
strada alle ferali e immancabili esplosioni chitarristiche.
È proprio
che quando si pensa di essere arrivati alla conclusione che irrompe il
baccanale sonoro di Dionysus (nomen omen), che, con il suo ritmo frenetico e
incalzante, scuote di nuovo anima e corpo. Un’orgia sonora che sembra voler dar
sfogo alle ultime inquietudini rimaste prima di sfociare in un’improvvisa e
salvifica atmosfera riflessiva, quasi placida.
Il rito è compiuto, la montagna scalata: quello di
Grandmother è un viaggio sonoro che vale la pena esser fatto. Mente e corpo.
TRACKLIST:
- Cinitus
- Craving
- Grandmother
- Dionysus
INFO:
ANNO: 2019
LABEL: Pink Tank Records
WEB: Bandcamp
BEES MADE HONEY IN THE VEIN TREE: GRANDMOTHER