DOOM METAL |
Inevitabile succedesse prima o poi: uno split che mette insieme due dei nomi più accreditati della nuova scena doom del Regno Unito, ideologicamente uniti da un certo modo di affrontare le basse frequenze tanto care a tutti gli amanti del genere.
Da un lato gli Slomatics, forse il gruppo che più di tutte può essere considerato padre putativo di questa nuova ondata, e dall'altro i Mammoth Weed Wizard Bastard, tra i più promettenti tra le nuove leve, capaci di costruirsi una solida reputazione in quattro anni scarsi di attività.
Split praticamente perfetto, con le due band a dividersi in maniera quanto mai equa il minutaggio dando piena dimostrazione del loro tipico sound.
Aprono le danze i MWWB, con The Master and His Emissary e Eagduru, brani entrambi lunghissimi e caratterizzati dall'evocativa voce di Jessica Ball che, a dispetto del suo timbro quasi celestiale, riesce a sposarsi perfettamente con l'aggressivissima parte strumentale dei suoi compagni di band, in un rituale dal sapore ancestrale.
Bisogna però ammettere che i dieci anni di esperienza in più degli irlandesi si fanno sentire, riuscendo nei restanti tre brani a fornire un'idea più ad ampio spettro della loro personale declinazione di doom: a partire da Ancient Architects, manifesto delle loro classiche sonorità, passando per la sperimentale Silver Ships Into the Future (brano praticamente dominato da tastiere, che sembrano prese di peso dalla colonna sonora di qualche film sci-fi) e finendo con Masters Descent, probabilmente la coniugazione perfetta tra la loro anima "pesante" e quella più evocativa ed atmosferica.
Un plauso alla Black Bow Records per aver combinato questa splendida unione, esempio perfetto di come ogni split dovrebbe essere, ovvero non un semplice album condiviso tra due o più gruppi, ma un vero e proprio manifesto di alcune sonorità ben precise, perfetto da ascoltare anche per chi è totalmente estraneo al genere.
Da un lato gli Slomatics, forse il gruppo che più di tutte può essere considerato padre putativo di questa nuova ondata, e dall'altro i Mammoth Weed Wizard Bastard, tra i più promettenti tra le nuove leve, capaci di costruirsi una solida reputazione in quattro anni scarsi di attività.
Split praticamente perfetto, con le due band a dividersi in maniera quanto mai equa il minutaggio dando piena dimostrazione del loro tipico sound.
Aprono le danze i MWWB, con The Master and His Emissary e Eagduru, brani entrambi lunghissimi e caratterizzati dall'evocativa voce di Jessica Ball che, a dispetto del suo timbro quasi celestiale, riesce a sposarsi perfettamente con l'aggressivissima parte strumentale dei suoi compagni di band, in un rituale dal sapore ancestrale.
Bisogna però ammettere che i dieci anni di esperienza in più degli irlandesi si fanno sentire, riuscendo nei restanti tre brani a fornire un'idea più ad ampio spettro della loro personale declinazione di doom: a partire da Ancient Architects, manifesto delle loro classiche sonorità, passando per la sperimentale Silver Ships Into the Future (brano praticamente dominato da tastiere, che sembrano prese di peso dalla colonna sonora di qualche film sci-fi) e finendo con Masters Descent, probabilmente la coniugazione perfetta tra la loro anima "pesante" e quella più evocativa ed atmosferica.
Un plauso alla Black Bow Records per aver combinato questa splendida unione, esempio perfetto di come ogni split dovrebbe essere, ovvero non un semplice album condiviso tra due o più gruppi, ma un vero e proprio manifesto di alcune sonorità ben precise, perfetto da ascoltare anche per chi è totalmente estraneo al genere.
TRACKLIST
- The Master and His Emissary
- Eagduru
- Ancient Architects
- Silver Ships Into the Future
- Masters Descent
ANNO: 2018
LABEL: Black Bow Records
WEB: MWWB Facebook/Slomatics Website
SLOMATICS: ANCIENT ARCHITECTS