C'è chi da tempo profetizzava la rinascita del retro rock; fantasticando sul ritorno dei capelli lunghi con barbazza annessa e degli anni '70. I tedeschi Kadavar dal 2010 rientrano alla grande in questo contesto, con l'approccio psichedelico dei primi Hawkwind e una "discendenza" sabbathiana come al solito vincente.
'Rough Times' è il loro quarto album e verrà pubblicato il 29 Settembre su Nuclear Blast. Abbiamo intervistato il batterista Christoph Bartelt (a.k.a.Tiger) per parlarcene un po'. Buona lettura!
Per iniziare, ci piacerebbe conoscere le origini dei Kadavar.
T: Eravamo solo tre ragazzi che si sono ubriacati insieme una notte, in un bar di Berlino. Io ero un ingegnere del suono, Lupus un agente di booking e Mammut lavorava come barista. Di che altro puoi avere bisogno per iniziare?
I dischi della tua vita: quali album non hai mai smesso di ascoltare fin dalla prima volta in cui li hai sentiti e quali ti hanno influenzato maggiormente come musicista?
T: La discografia dei Beatles, più di ogni altra cosa. Non c'è niente che ho ascoltato più spesso o da cui abbia imparato più di questi dischi. Soprattutto la fase dal 1965 al 1969.
C'è qualcosa dalla tua collezione personale di dischi per cui la gente potrebbe rimanere sorpresa?
T: Recentemente ho cambiato casa quindi ho dovuto riorganizzare i miei vinili. Ho un paio di dischi di musica classica che non ascolto da un po' di tempo. Mi piace la musica per pianoforte. Frederic Chopin, Erik Satie o il pianoforte ben temperato interpretato da Glenn Gould, ad esempio.
Parlando del vostro quarto album in uscita, 'Rough Times' (Nuclear Blast, 2017), quali sono stati i momenti più intensi durante il processo di scrittura e registrazione?
T: Inizialmente c'è stato un momento in cui ho avuto una piccola crisi. Eravamo sul punto di iniziare e ho avuto la sensazione che non stessimo facendo nulla di buono. Dopo un paio di giorni , quando abbiamo iniziato a lavorare su 'Skeleton Blues' - il primo titolo che abbiamo pensato per il disco - sentivo che eravamo tornati in pista. Mi son trascinato quella sensazione per tutto il tempo, fino al completamento del disco. Le tracce dovevano suonare "nuove" per noi, perciò non portavamo a termine nessuna idea che risultasse come una ripetizione di cose già fatte.
Perché "I tempi sono ruvidi"?
T: Ci sono ragioni sufficienti se leggi le notizie, ma molte persone sembrano impegnate con i loro problemi, tipo postare storie su Instagram.
'Die Baby Die' è il primo singolo tratto da 'Rough Times', il vostro prossimo album in uscita. Perché avete deciso di girare un video di questa canzone piuttosto che un'altra?
T: Abbiamo pensato che questa canzone poteva essere un ottimo inizio per il nostro nuovo album. 'Die Baby Die' è un brano ottimista e aggressivo, ma suona anche catchy.
Siete andati in tour per una serie di date estive e nei prossimi mesi sarete impegnati in giro per l'Europa. C'è qualche aneddoto interessante che vuoi raccontarci o qualche evento recente particolarmente importante per te?
Uno dei momenti più divertenti è stato ad un festival a Friburgo, quando abbiamo incontrato il coach della squadra di calcio tedesca. Ma molto più importante è stata la nascita di mia figlia due mesi fa. Ero in tour in Austria quando ho ricevuto la notizia. Abbiamo annullato qualche data, mi sono precipitato all'aeroporto e fortunatamente son riuscito ad arrivare prima che nascesse.
Avete programmato qualche concerto in Italia prossimamente?
Mi piacerebbe tornare in Italia. Non ci abbiamo ancora suonato quest'anno e non sappiamo ancora cosa succederà nel 2018, la vedo dura però.
I Kadavar sono:
Christoph "Lupus" Lindemann – chitarra, voce, basso (2010–presente)
Christoph "Tiger" Bartelt – batteria (2010–presente)
Simon "Dragon" Bouteloup – basso (2013–presente)
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