Venerdì 13
Ristorati dopo il primo sfiancante giorno di Roadburn,
eccoci pronti, abili ed arruolati già alle 14.30 davanti all’ingresso dello 013
con il nostro braccialettino rosso già bello in vista!
Come entriamo ci catapultiamo al guardaroba dal godurioso
prezzo di solo 1€ a persona (i paesi civili!) e ci dirigiamo a prendere posto
all’Het Patronaat, dove sono pronti per esibirsi Conny Ochs e Wino.
Un set
davvero sorprendente, non tanto per la musica proposta che, per quanto di alta
qualità, offre né più né meno che un classico set acustico formato dalle sole
due chitarre e due voci degli artisti. Ciò che impressiona positivamente è la
riuscita commistione di due personaggi così agli antipodi tra di loro: un
americano e un europeo (Ochs è originario della Germania); un personaggio della
storia del rock e un astro nascente; una voce tagliente ed una altamente
melodica; un capellone dalle tinte argento con barbetta da eremita e un
boccoloso imberbe dalle tinte oro; sembrano quasi ricalcare il titolo di uno
dei loro pezzi Angel and Demon. Nonostante un primo intoppo, dove Wino si
incarta su un arpeggio (con urlo infastidito al seguito, scatenando l’ilarità
generale) il live procede piacevolissimo, con Ochs che batte il piede tenendo
il ritmo nei momenti di massima intensità, le canzoni davvero toccanti.
Soddisfatti ci riversiamo nella Green Room, dove ci
attendono i Farflung: anche in questo caso un’esibizione da 10 e lode di questo
gruppo che offre, sulla base di uno stoner davvero picchiato e a tratti
violento, una forte vena di space, psychedelic rock. Batteria, basso e chitarra
sono infatti arricchite dall’intervento del cantante, un paciarotto ben
pettinato e ingiacchettato, fanatico dell’elettronica, con il proprio Moog
davanti e l’effettistica alla voce dall’impronta robotica…l’effetto è stato
davvero coinvolgente.
Ancora tempo di Het Patronaat con gli islandesi Sòlstafir.
Un gruppo visivamente molto caratteristico (proprio dei vichingoni, ma quelli
grezzi col barbozzo!), ma musicalmente ardui da definire e raccontare…non c’è
niente da fare, gli islandesi rimarranno sempre un mondo a sé! Ci offrono
infatti un doom dalle alte frequenze, che non disdegna la melodia e che dipinge
scenari tipici di quelle terre: freddi, ampi, vasti, desolati ma non desolanti.
Un altro set di sicuro coinvolgente.
A cui non
assistiamo, però, per intero, perché il merchandising chiama! Sì, però –
pensiamo – sono le sei di sera, ora di stanotte dove ce la teniamo ‘sta
busta?!? Vabbè, spendiamoci un altro iuro al guardaroba…e qui si avvera la
magia, il sogno di tutti i concertari del mondo: la tipa dietro al bancone ci
dice: “ma no, il merchandising lo teniamo gratis. Già pagate per comprarlo,
sarebbe ingiusto farvi pagare anche per tenerlo!”. È ufficiale: è amore!
Sempre più galvanizzati andiamo a posare le nostre sante
chiappe sulle gradinate del Main Stage, dove stanno per esibirsi gli Witch. Il
loro sfondo è decisamente rock’n’roll (vedi foto sotto) e la loro musica non è
da meno: molto ‘70s e heavy/stoner, proprio da sballonzolare la testa e le gambe,
grazie anche all’energia trasmessa dai musicisti, anche se non proprio di primo
pelo! Valore aggiunto: Mike Scheidt dietro le quinte che sbirciava lo show! Impareggiabile!
Peccato che l’accavallamento con i Conan non ci abbia
permesso di goderceli oltre. Usciamo infatti per recarci al vicino Stage 01
(quello che molti ricordano come BatCave), tutti presi bene pregustandoci
Satsumo!!! Sì…certo! Le ultime parole famose…una fila fuori dalla sala che ci
ha permesso di scattare solo questa foto:
dall’esterno qualcosa si sentiva – soprattutto le stonature
del cantante – e per fortuna l’inno al nostro dio è arrivata quasi subito. Nel bene
o nel male ce la siamo comunque portata a casa!
Ritorniamo dunque nel Main Stage, assistiamo alla fine
del concerto dei Witch e ri-assettiamo le nostre chiappe sul nostro gradino
preferito in attesa degli Yob.
Che dire…un live davvero micidiale, con una
sonorià pazzesca e il solito Mike Scheidt che entra in stato di trance per
tutta la durata del live, diventando tutt’uno con la musica. Come preannunciato
il trio ci ha proposto in tutta la sua interezza The Unreal Never Lived – di cui
potrete gustare Grasping Air nel video del giorno in fondo – e, chicca finale,
poiché il set era più lungo della durata effettiva del disco, gli Yob ci hanno
regalato una superba Adrift In The Ocean, closing track del loro ultimo album
Atma, forse il pezzo più sentito dell’album, quindi una grande aggiunta ad un
set già di per sé fantastico.
Estasiati dall’intera giornata rivelatasi pazzesca, ci
concediamo l’ultimo assaggio, ovvero i Black Breath, che dal poco che riusciamo
a captare dall’esterno della Green Room, ci fanno spuntare l’enorme
interrogativo di cosa c’entrino con un festival come il Roadburn. Non che
fossero male, anzo io personalmente (non appoggiata assolutamente dal mio
compagno di viaggio) li ho trovati molto simpatici…è che proponevano né più né meno
che un classicissimo thrash…vebbè, le
porte della percezione di Walter e Jurgen si sono allargate.
A noi, invece, si erano allargate le bocche dello stomaco,
così siamo andati a spararci un hamburger!
A domani per l’ultimo giorno!
YOB - GRASPING AIR, LIVE @ROADBURN 2012