lunedì 28 gennaio 2019

TY SEGALL: Fudge Sandwich (Review)

GARAGE
Incredibile, ma vero. Quel genio di Ty Segall non sa più fermarsi. Partendo dal bellissimo Freedom’s Goblin, passando per il buon secondo disco dei Goggs, la collaborazione con White Fence e per ultimo, senza citarli tutti, il disco di cover a nome Fudge Sandwitch. Un anno, quello che si è appena concluso che ha visto diverse perle in ambito Garage; dal ritorno graditissimo del grande Jon Spencer senza i suoi Blues Explosion, a realtà nuove e dal fascino vibrante come i favolosi Straight Arrows, tanto per citarne alcuni. Cosa aspettarci quindi dall’ennesimo disco di Ty Segall? soprattutto considerando che l’album non si apre nel migliore dei modi, la rivisitazione di Lowrider dei War non è un granchè. Molto meglio con la cover di I’m a Man dello Spencer Davis Group, che qui diventa un pezzo Hard Rock dai toni Gospel di pregevolissima fattura e che rialza subito l’asticella fortunatamente.
Buona anche la cover di John Lennon, Isolation. Il meglio però, Ty lo deve ancora donare ai proprio fans. Le note della scheggia Hit it and Quit It dei Funkedelic sono qui a dimostrarcelo, pezzo che farebbe un figurone in qualsiasi album rock che si rispetti. Interessante anche il divertissement Class War dei Dils, che ti entra in testa al primo ascolto come una ninna nanna, per non uscirne più. Buona anche la cover di The Loner di Neil Young, con un Ty più in forma che mai e dal fuzz affilatissimo della sua chitarra. Pretty Miss Titty dei Gong e’ forse il pezzo meno interessante del lotto, quasi da sbadiglio, a differenza della successiva Archangel Thunderbird degli Amon Duul II, brano decisamente più nelle corde stravaganti di Ty, che reinterpreta il Kraut Rock con la solita foga agonistica. Rotten to the Core dei Punk rockers Rudimentary Peni e’ un altro highlights da dieci e lode. Velocissima, sporca, un vero pugno nello stomaco, avvalorata dall’interpretazione feroce di Segall. La chiosa e’ affidata ai Greateful Dead di St.Stephen, anch’essa accelerata a dismisura e contenuta nella furia solo nella sua parte centrale. Qui potrebbe e dovrebbe finire l’album, ma il cerchio si chiude con la chitarra acustica di Slowbat degli Sparks, che risulta alla fine davvero poco interessante e che conferma ancora una volta quanto Ty Segall sia a suo agio più con parturire sporche rispetto ad acque chete e sicure. Cos’altro dire? non un capolavoro, ma di sicuro l’ennesimo ottimo album che custodisce al suo interno alcune perle di pregevolissima fattura. Mai un buco nell’acqua, mai una bocciatura per sua maestà Ty Segall. Lunga vita al Re...

TRACKLIST:
  1. Low Rider
  2. I'm a Man
  3. Isolation
  4. Hit it and Quit it
  5. Class War
  6. The Loner
  7. Pretty Miss Titty
  8. Archangel Thunderbird
  9. Rotten to the Core
  10. St. Stephen
  11. Slowboat

INFO:
ANNO: 2018
LABEL: In The Red
WEB: Website

TY SEGALL: FUDGE SANDWICH

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