lunedì 27 agosto 2018

GRAVEYARD: Peace (Review)

RETRO ROCK
Era il 2011 quando Hisingen Blues squarciava in due il panorama Hard Rock settantiano con una manciata di canzoni killer e una voce vibrante e graffiante come non se ne sentivano da tempo. A dirla tutta i Graveyard non erano certo una sorpresa visto l'ottimo debut di quattro anni prima. Poi Lights Out nel 2012, che cavalcava l'onda del successo di critica e pubblico con un album buono ma non all'altezza del precedente. Infine il controverso Innocence & Decadence nel 2015, che sanciva la fine di una band bruciata troppo in fretta. Prima l'annuncio dello scioglimento a fine 2016, poi qualche mese dopo, a inizio 2017, l'incredibile e fulminante reunion con l'uscita di scena del batterista Axel Sjoberg, che ci porta al nuovo Peace (titolo che forse sugella una volta per tutte la ritrovata armonia della band), sempre edito per Nuclear Blast, che puntella il disco con una produzione da urlo.
Insomma l'attesa ne è valsa la pena, perché It Ain't Over Yet, opener del nuovo album, è davvero un pezzo 100% Graveyard, di quelli che ti rimette davvero in pace con la band; una scheggia vibrante e graffiante come non se ne sentivano da tempo. La successiva Cold Love rallenta i tempi, ma non la qualità di un songwriting che sembra puntare più all'esperienza maturata dai nostri nel corso degli anni, piuttosto che al voler stupire a tutti i costi come cercava di fare il precedente lavoro.
See the Day è il primo pezzo lento del disco e i nostri se lo giocano con semplicità ed efficacia, voce e chitarra per tre minuti abbastanza ispirati, che non arrivano tuttavia a toccare le vette qualitative di pezzi ben più affascinanti scritti in passato. Please Don't è un altro pezzo da novanta, non a caso scelto come singolo dai nostri, mentre i due minuti e mezzo di The Fox ricamano con sublimi momenti elettro acustici l'introduzione della successiva e davvero ottima Walk On.
Ancora una ballata, Del Manic è sicuramente buona, ma non fa gridare al miracolo; Bird of Paradise è invece un altro pezzo riuscitissimo in cui le due anime della band si fondono alla perfezione.
La quiete prima della tempesta di A Sign of Peace, altro buon brano che anticipa la chiusura con Low (I Wouldn't Mind), canzone dai preziosi saliscendi dotata di un finale da urlo che mette il punto esclamativo al disco nel migliore dei modi.
Peace è un ritorno coi fiocchi, non c'è alcun dubbio, che ci riconsegna una band in grande forma, meno diretta del recente passato (alcuni brani vanno ascoltati più di una volta per poter essere apprezzati in pieno) ma questo non può che essere un pregio per chi scrive. Uno dei migliori album di questo 2018 ce lo regalano i Graveyard. Bentornati.


INFO:
ANNO: 2018
LABEL: Nuclear Blast
WEB: Facebook

TRACKLIST:
01. Ain't Over Yet
02. Cold Love
03. See The Day
04. Please Don't
05. The Fox
06. Walk On
07. Del Manic
08. Bird of Paradise
09. A Sign of Peace
10. Low (I Wouldn't Mind)


GRAVEYARD: PLEASE DON'T



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