lunedì 23 luglio 2018

WITCH MOUNTAIN: Witch Mountain (Review)

DOOM METAL
Il doom pretende rispetto. Se fai doom devi mettere in conto una considerevole dose di aderenza ai canoni musicali e vocali del genere. Puoi sperimentare, modificare, aggiungere, rallentare o imprimere una velocità maggiore alla tua musica, ma tutti gli elementi di innovazione alla fine devono legare tra loro e plasmare un’atmosfera coerente e consistente. Un’aura sonora sacrale, un senso armonico che leghi la tensione tra il paradigma passato e la reinterpretazione personale nel presente.
Ci sono varie sfumature di elaborazione contemporanea del genere, distinguibili sostanzialmente in tre sottogruppi di band: quelle in armonia con il verbo, quelle volutamente kitsch e retromaniache fino al confine della parodia e infine la categoria più temibile, quella degli innovatori/profanatori. Purtroppo l’ultimo album dei Witch Mountain rischia seriamente di declassare la band di Portland dalla prima alla terza categoria. La pietra dello scandalo va ricercata nella dipartita della cantante Uta Plotkin: la sua performance vocale oscura, sensuale e malefica nelle frequenti divagazioni gutturali dava personalità e spessore al sound di una onesta band di mestieranti. Ora il microfono è passato alla 23nne Kayla Dixon e, pur riconoscendone talento e capacità tecnica, sta proprio nella sua voce la nota stonata di questo disco. Una sensibilità blues troppo marcata e un growl pericolosamente dalle parti del metalcore alla lunga possono risultare abbastanza incompatibili tra loro e indigesti in un contesto formale che mal si combina con i cambiamenti eccessive. Questione di sfumature e sensibilità personale forse, ma il mood del passato risulta solo imitato, ricucito alla meno peggio e riprodotto in base allo stile e al carisma indiscutibile della nuova cantante. Fuori i ritmi cadenzati e i classici power riff ipersaturi e riprodotti fino allo sfinimento, dentro un impianto musicale cangiante e alleggerito, improvvisi accenni di cavalcate classic heavy (Burn you down), transizioni destabilizzanti come in Mechanical World, nella quale a un certo punto sembra di ascoltare una cover dei Led Zeppelin featuring Munky dei Korn. Lungi da me essere conservatore e protezionista, soprattutto quando si parla di musica. Ma dopo uno stop forzato di quattro anni questo disco va a controbilanciare con troppa carne al fuoco la mancanza di un’identità stabile, ancora in fase di definizione. Per assurdo, dall’incontro/scontro tra una voce potente e una solida architettura musicale è stato partorito questo tiepido compromesso al ribasso che solo in parte riesce a salvaguardare la reputazione del progetto Witch Mountain. Consideriamolo un album di assestamento e il primo step di un nuovo percorso artistico e rimandiamo il giudizio finale alla prossima prova su disco. Intanto, fate attenzione: c’è una nuova strega in montagna. Fuggite o fatevi rapire.

TRACKLIST:
  1. Midnight
  2. Mechanical World
  3. Burn You Down
  4. Hellfire
  5. Nighthawk

INFO:
ANNO: 2018
LABEL: Svart Records
WEB: Bandcamp


WITCH MOUNTAIN - WITCH MOUNTAIN


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