È da tempo che voglio vedere i God is an Astronaut live, e
mai ero riuscito a cogliere l’occasione per la trasferta. Così, se la montagna
non viene a Maometto, Maometto va alla montagna. Boom. Viene annunciato il tour
italiano del gruppo irlandese, con un’unica data al sud Italia a pochi km da
casa mia. Inizialmente credo sia uno scherzo, come è possibile che un gruppo
del calibro dei God is an Astronaut possa venire qui? Man mano le prove
confermano la veridicità del fatto, e per due mesi non vedo l’ora che questo
fatidico 11 Luglio arrivi, facendo partire ringraziamenti e benedizioni alle organizzazioni: Rockcult, A Desert Odyssey, Karma Conspiracy e Hellfire. In più il posto designato è l’Eremo Club, una delle
venue più interessanti del circuito barese, non nuova a determinate serate ma
neanche così abituata.
Bene, dopo aver vissuto l’intera settimana in funzione del concerto (complice
anche l’aver finito la sessione estiva), arriva il fatidico giorno.
L’apertura dei cancelli avviene alle 20.30, e subito ci si fionda all’interno
dell’Eremo che offre un vastissimo prato (dove è montato un piccolo palco per i
tre gruppi di apertura) e una location “interna” più grande che ospiterà il
gruppo irlandese. Subito si nota la vicinanza con il mare, che rende il tutto più
vivibile e poetico.
Istmo
Alle 20.45 spaccate cominciano gli Istmo, combo barese già recensito in queste pagine, dedito ad un post-metal strumentale molto vicino ai Pelican e ai Fall
of Efrafa. Inizialmente i suoni lasciano un po’ a desiderare, per poi
riprendersi verso la metà della scaletta. Tuttavia il gruppo ha dalla sua
l’orario, che offre la visione del tramonto accompagnato dalle loro note, che
rende tutto più godibile. Come normale per un gruppo d’apertura non suonano
tantissimo, circa una mezz’ora, rendendo giustizia a ciò che era stato scritto
nella citata recensione e trasportando il pubblico (non numerosissimo)
attraverso i loro sali-scendi emozionali.
- I
- II
- III
Bluestone Valley
Qualche minuto di pausa e tocca ai Bluestone Valley, che mischiano sapientemente un blues rock vicino alla scuola settantiana con dei suoni più stoner e moderni accompagnati da una voce femminile di sicura potenza e carisma. Il risultato è di gradimento del pubblico, già più numeroso, che apprezza anche la migliore qualità dei suoni. Molto fa anche la grande capacità di intrattenere della frontwoman, Graziana Campanella, che dà quel tocco in più agli intrecci melodici dei due chitarristi, sempre azzeccati.
La scaletta procede sciolta e tocca i picchi più alti con “Insomnia” e “Soap Bubbles”, pezzi davvero interessanti e pieni di pathos.
Si tratta di una sicura conferma del gruppo barese, forte dell’esperienza accumulata nei circuiti locali.
- Roots
- Insomnia
- Alchemical Rite
- Soap Bubbles
- Shine
- Troubles
Ginkgo
Dawn Shock
Gli ultimi locals a suonare prima dei God is an Astronaut sono i Ginkgo Dawn Shock, probabilmente uno dei gruppi più interessanti che l’Italia abbia sfornato negli ultimi anni. I ragazzi mischiano sapientemente post-rock e progressive, creando un’atmosfera importante per un gruppo d’apertura e il pubblico, già molto numeroso, apprezza. Non sono nuovi delle zone, e tanta gente già conosce alcuni dei pezzi proposti in scaletta, ma i molfettesi propongono anche nuove canzoni presenti nel loro prossimo disco. I suoni sfiorano la perfezione e si vede che i ragazzi si divertono un mondo sul palco, dimostrando una padronanza non indifferente della dimensione live, dove danno il meglio. La botta sonora è incredibile e si passa da parti più quiete, molto post-rock e vicine ai Russian Circles a momenti di violenza incredibile, sempre rimanendo nell’ambito melodico e mai vicino alla cacofonia. La sezione ritmica fa da padrona, mentre le chitarre sfornano melodie mai scontate ed interessantissime. Menzione a parte per la voce, vicinissima a quella di Maynard James Keenan (un altro mostro sacro), che non sbaglia mai un colpo.
- Sadcasm
- The Second Fish Curse
- Mankerat
- Klys
- Heed
Ginkgo Dawn Shock, foto di Francesco Schiavone |
I locals si sono fatti valere, dimostrando come nel sud Italia ci
sia sì tanta distanza dal centro musicale nevralgico del paese, ma allo stesso
tempo ci sia una qualità decisamente più alta di tante band che girano in
Europa.
God is an
Astronaut
I God is an Astronaut salgono puntualissimi sul palco davanti ad un pubblico abbastanza pieno e da subito danno inizio al loro spettacolo. La scaletta è perfetta e propone pezzi da un po' tutti i dischi della band, con menzione speciale per l'ultimo Helios | Erebus e quello che, secondo il sottoscritto, è il loro capolavoro: All is Violent, All is Bright. I suoni sono perfetti (forse anche troppo, ma non è il posto per parlare di Fractal che rendono tutto uguale e senza sbavature) e bilanciati. Forse manca un po' di presenza scenica che sarà tuttavia compensata dalle luci spettacolari e ipnotizzanti, e ovviamente dalla musica che parla da sola. I fratelli Kinsella come al solito si fanno mattatori della serata, riuscendo a far volare le melodie e le atmosfere rarefatte per poi colpire con distorsioni granitiche e precise. Si toccano i momenti più emozionanti con "Echoes", "Fragile" e "Forever Lost", per poi lasciare un po' d'aria ai musicisti (tranne il batterista, che continuerà a suonare) prima dell'encore finale di due brani. Ecco, l'ultima canzone è "Suicide by Star" che chiude definitivamente i giochi e fa andare tutti via pienamente soddisfatti del concerto. Un live di un'ora e mezza di perfezione pressoché assoluta, che ha richiamato gente da tutto il sud italia, e che si spera possa essere uno dei tanti di questo calibro presso l'Eremo Club, che si riconferma, come detto sopra, uno dei posti più interessanti del nord barese.
- Pig Powder
- Age of the Fifth Sun
- Echoes
- Snowfall
- Point Pleasant
- Worlds in Collision
- Helios | Erebus
- Red Moon Lagoon
- All is Violent, All is Bright
- Fragile
- Centralia
- Forever Lost
- From Dust to the Beyond
- Route 666
- Suicide by Star
God is an Astronaut, foto di Francesco Schiavone |