martedì 9 maggio 2017

THE OBSESSED: Sacred (Review)

DOOM ROCK
Fa sorridere pensare al clamore suscitato dal “nuovo album dei The Obsessed” quando Wino, con altri musicisti o da solista, sforna un disco a cadenza quasi annuale e per Sacred ha semplicemente disseppellito un alias del 1994 e reclutato ex componenti di uno dei suoi progetti più riusciti, gli Spirit Caravan. Ma ben venga un ritorno alle origini dell’oscurità, un erede di quel gioiello che fu The Church Within.
D’altronde dal recupero di un frammento di identità possono svilupparsi nuove tracce, nuovi percorsi per scavare un lascito più profondo nel solco del tempo. E Wino, nonostante gli innumerevoli progetti musicali a cui ha prestato voce, chitarra e cuore in una carriera ormai quarantennale, non ha mai avuto bisogno di reinterpretare sé stesso o inseguire nuove contaminazioni sonore, né tantomeno di analizzare un momento storico definito o rispondere a interrogativi esistenziali. La sua musica, sia essa targata The Obsessed, Shrinebuilder o Saint Vitus, ha una direzione ben precisa e una filosofia che puzza di whisky, sudore e benzina. Quella di Scott Weinrich è da sempre la voce degli sconfitti, degli ultimi, dei reietti della società, coloro condannati ad annegare il proprio dolore al bancone di un bar o in un riff di maestoso doom hard rock. E non è forse dal tormento che scaturisce l’essenza stessa del doom? Di musica satura di rabbia e dall’alto tasso alcolico Sacred ne è intriso fin dal granitico incipit di Sodden Jackal, scritta originariamente nel 1983. Ci troviamo quindi di fronte a un nuovo album marchiato The Obsessed a più di 20 anni di distanza dall’ultimo, aperto da un brano scritto 35 anni fa: si compie così l’eterno ritorno dell’uguale, una continuità ciclica e formale con la quale Wino nega il tempo e azzera le distanze tra il suo passato e il nostro presente. Allegoria perfetta per raccontare la carriera di questo artista privo di contraddizioni, immune alle mode, semidio senza principio né fine della scena heavy mondiale. Ma la successiva Punk Crusher ricorda quanto il doom biker del Maryland ami anche divertirsi e divertire, schiacciando sul pedale dell’acceleratore attraverso un sound vibrante e sporco ereditato dai Motörhead. Tutto il disco viaggia su questo costante dualismo, tra brani cadenzati e quelli in cui la sfrontatezza punk prende il sopravvento. Nella seconda parte dell’album compare addirittura un barlume di armonizzazione vocale nel ritornello dell’ottima Stranger Things, subito sedata dalla sfacciatezza hard glam del singolo Razor Wire. Wino e soci si dimostrano ancora una volta dei fini artigiani del metallo, grazie alla padronanza nel maneggiare la materia oscura tra le mani callose di chi ha suonato e faticato tutta la vita, cesellando undici monoliti di epico e fuligginoso marciume doom rock. Peccato non abbiano incluso nell’edizione standard del vinile l’epica On So Long, 9 minuti di pura estasi arricchita da una prestazione chitarristica eccelsa, una delle composizioni più compiute e intense dell’intera carriera di Wino. Sacred dei The Obsessed è l’ennesima conferma del genio proletario di Scott Weinrich e la riscoperta di un’esperienza, di un ritorno alle radici di un suono e di un ideale senza tempo.

TRACKLIST
  1. Sodden Jackal
  2. Punk Crusher
  3. Sacred
  4. Haywire
  5. Perseverance Of Futility
  6. It's Only Money
  7. Cold Blood
  8. Stranger Things
  9. Razor Wire
  10. My Daughter My Sons
  11. Be The Night
  12. Interlude
  13. On So Long (Bonus track)
  14. Crossroader (Bonus track)
INFO
ANNO: 2017
LABEL: Relapse Records
WEB: Facebook

THE OBSESSED: SACRED

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