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NEUROSIS |
Confrontarsi
con un nuovo album dei Neurosis non è mai facile. Non lo è da
ascoltatore, figuriamoci quando il fan che è in te va a messo a tacere
in favore di un'analisi che deve essere quanto più oggettiva possibile.
Non lo è neanche per via del fatto che si tratta di una delle poche band
per cui non è esagerato usare l'aggettivo seminale, una (passatemi
l'espressione) “gateway band”, che ha spesso traghettato generazioni di
fan del metal verso un approccio più elaborato ed “adulto” al genere.
Fires
within Fires, oltre ad essere l'undicesimo capitolo di questa epica
saga, giunge anche in concomitanza con il trentesimo anniversario di una
band che non sembra conoscere battute d'arresto in un cammino
ininterrotto per vitalità e qualità, come chiunque abbia avuto il
privilegio di ammirarli su un palco potrà confermare.
Resta
comunque sempre un godimento totale constatare come i cinque di Oakland
riescano a sprigionare anche su disco un'intensità praticamente unica,
come l'ondata violenta che si infrange dopo tre minuti e mezzo in
Bending Light o come i furiosi cambi di intensità presenti in A Shadow
Memory e in Fire is the End Lesson. Il pezzo forte dell'album è forse
Broken Ground, brano che lascia nuove istruzioni sul percorso da seguire
a circa l'ottanta percento delle band post metal attualmente in
circolazione, quello con più probabilità di essere destinato a diventare
uno dei nuovi cavalli di battaglia della band. Sottotono invece la
conclusiva Reach, decisamente poco convincente rispetto al resto del
disco.
Senza
aver realizzato un vero e proprio capolavoro, i Neurosis possono
comunque fregiarsi di un altro ottimo capitolo all'interno della propria
discografia, dimostrando come il loro sodalizio sia effettivamente
qualcosa che trascende il semplice aspetto musicale arrivando a creare
qualcosa di veramente magico. Ultima nota a margine: questo è il primo
disco da The Eye of Every Storm a non avvalersi della collaborazione di
Josh Graham, artista fondamentale nel forgiare l'immaginario visivo
della band nell'ultima decade.
(LUCA CAVALLO)
(LUCA CAVALLO)
Sale la marea, la notte si gonfia tra
gelide visioni, si nasconde tra le pieghe del vento, sibila su luoghi
sconosciuti. La terra vomita lembi di follia sulle menti dei suoi figli
prediletti, l’odio innesca il suo cammino, il fuoco ci sta consumando, si
propaga verso l’ignoto, dimora su lingue asettiche, su stormi di grandine vogliosi
di sangue. Il fuoco con il fuoco, purificatore, scarno e impietoso.
Il nuovo album dei Neurosis è finalmente
giunto, aberrante, mostruoso - come l’intera discografia della band americana
del resto – l’ennesimo viaggio nella psiche, l’ennesima dimostrazione di
superiorità, di grandezza assolutistica, di classe e di selvaggia passione.
Quello che Fires Within Fires riesce
a creare (nonostante i trent'anni alle spalle appena festeggiati) è apocalisse
sonora allo stato brado, invecchiata in quattro anni di progetti paralleli (su
tutti, i Mirror for Psychic Warfare di Scott Kelly e l’album solista di Steve
Von Till, A Life Unto Itself dello scorso anno) e in lampi d’incandescente e
sconvolgente ispirazione. Una band che non ha influenze, l’unica influenza è la
sua visione d’insieme, i Neurosis sono il punto d’arrivo dal quale si propagano
i raggi della devozione.
Rispetto al precedente Honor Found in
Decay, quello che balza subito agli occhi è il ridotto minutaggio, cinque
tracce per quaranta minuti di musica, che in realtà concentrano ed esaltano
ancor di più il concetto musicale e l’impatto sonoro gravido di sinistre ed
avvolgenti melodie, da sempre marchio di fabbrica dei nostri eroi. L’approccio
ha un sapore più diretto rispetto al recente passato, non presenta cali di
tensione, non c’è alcun segno di cedimento tra le note di questo mostro a
cinque teste, quel che troverete è solamente il rumore della vostra umanità,
che scricchiola sotto i colpi incessanti di una musica che si insinua sotto
pelle, che striscia subdola come un’infezione all'interno di una ferita marcia,
ma lo fa con l'eleganza di una superiorità che ha sempre ben visibile il suo punto
d'arrivo, il risultato d’insieme.
Bending Light apre le danze chiedendo
all’ascoltatore di calarsi in un contesto sconnesso con la realtà, alterato da
fattori intrinsechi, la musica dei Neurosis è un circo delle sfumature, che si
rincorrono, aprendosi a scenari psichedelici, alla liquidità di un certo Prog
apocalittico, imbrigliato in una supernova Post Core che ai nostri oramai sta davvero
stretta, anche quando è la voce sofferente
di Scott Kelly a dettarne i tempi. I pezzi si susseguono senza sosta, creando
un trade union compulsivo che sostiene l’intero album come un’impalcatura sorretta
fra cielo e terra, è così che le splendide aperture groovy della sensazionale A
Shadow Memory non lasciano scampo a facili conclusioni, tutto è cucito con
dovizia maniacale.
Si contano le ferite nel bel mezzo
di questo mostro infuocato dal quale si cerca di uscire, Fire is the End Lesson
attacca con fare minaccioso, per poi rotolarsi sui suoi stessi demoni in cerca
di una grazia capace di rendere libero lo spirito. Il fuoco è ovunque, non c’è
scampo, non ci sono altre vie da percorrere nell’immensa Broken Ground, c’è
solo quell'unico, interminabile momento di pace da vivere con se stessi,
inginocchiandosi e proteggendosi in quella lunga e infinita via verso l'oblio,
ultimo viaggio terreno di un corpo martirizzato e di una mente protratta verso
la pace eterna, è lì, in quell'istante, in cui i suoni puliti figli di un’ossessività
schiava della psichedelia, sembrano regalare un attimo di respiro, che i
pensieri iniziano a viaggiare, a ricordare ciò che in questo lembo d’inferno
sembrava essere perduto per sempre, prima di un ultimo e interminabile sospiro
verso l’ignoto (Reach).
La musica arriva - mai come questa
volta – da galassie lontane, da mondi inghiottiti nella vastità dell’universo,
è una musica cerebrale, che ancora una volta si attaccherà a voi, come quell'ultimo
respiro, sarà come sentirsi a casa per l’ultima volta, purificati, pronti a lasciarvi
andare, pronti a morire, in questo fuoco senza fine chiamato Neurosis.
(EMILIANO SAMMARCO)
- Bending Light
- A Shadow Memory
- Fire is the End Lesson
- Broken Ground
- Reach
ANNO: 2016
LABEL: Neurot Recordings
WEB: Website
NEUROSIS: FIRE IS THE END LESSON