giovedì 17 dicembre 2015

BARONESS: Purple (Review)

PROG - SPACE - SLUDGE
Ci sono album che non si possono raccontare solo con le parole, che sbocciano da amori nati per caso, da incontri furtivi, da squarci di genialità atipica, a volte persistente, a volte fine a se stessa o comunque poco longeva. La speranza c'era, come quella di un'amante voglioso della sua donna che non vede da tempo e spera di trattenerla il più a lungo possibile nel suo letto, ma sinceramente - soprattutto per scaramanzia - non mi aspettavo assolutamente nulla dal nuovo album di Baroness, credevo che anche loro si fossero irrimediabilmente persi in chissà quale girone dantesco, a combattere con una depressione post parto che pensavo li avesse annientati da dentro, facendo vacillare anche il mio amore per loro. Ma come in tutti i rapporti nella vita, prima o poi la crisi arriva sempre e quando questo accade un bivio come per magia si insinua nel mezzo del nostro cammino. Abdicare e cercare un altro trono, lasciare che il tempo faccia il suo corso, aspettando tra cumuli di noia e una vita di repressione e infelicità, o prendere di petto la situazione, combattere, credere in un rapporto, per quanto apparentemente logoro. Io dal mio canto nonostante lo scoraggiamento persistente degli ultimi anni non mi sono dato mai per vinto, ma le cose non si siatemano mai da sole e soprattutto mai senza la volontà dell'altra parte. E a questo punto cos'è accaduto? Vi starete chiedendo. Be' a questo punto ho ascoltato il nuovo Purple album e l'amore è rinato in un esplosione di sesso e di suoni che si sono rincorsi in aria per tutta la notte, divenendo una moltitudine di colori, di capacità sopite da ben sei anni - gli anni intercorsi tra il Blue record e il Purple album - nel mezzo un doppio lavoro (Yellow & Green), che aveva sentenziato una caduta vertiginosa verso un oblio quasi irrecuperabile, una perdita d'ispirazione e di speranza per i tanti fans della prima ora che vedevano nel Red album il loro Santo Graal. 
Partiamo proprio da questo, in quanto i Baroness oggi sono una band profondamente diversa, ma allo stesso tempo - e qui si cela il segreto di questo nuovo corso - hanno mantenuto inalterato il loro spirito primigeno. Mi spiego meglio, questo Purple album sembra una versione mainstream ed evoluta del Red album. Come? Prendete le evoluzioni melodiche di Mastodon ed In Flames, seppure nei loro generi d'appartenenza queste due band, con risultati eccellenti la prima ed  estremamente altalenanti la seconda, hanno saputo evolvere il proprio sound portandolo verso una dimensione molto più fruibile, riuscendo comunque a mantenere dei punti di contatto essenziali con le loro radici. Tutto questo accade anche quì, basti ascoltare la straordinaria Desperation Burns, dove i Baroness giocano ad essere un sunto di queste due band, creando il pezzo che sognano di scrivere da sempre i Trivium. Ma non lasciatevi fuorviare da queste parole, i nuovi Baroness sono un sunto magnifico di tantissime influenze amalgamate con un personalità incredibile, tanto spiccata da renderle uniche nella singolarità di questo lavoro.
Ascoltando pezzi stupendi come Try to Disappear, Kerosene, The Iron Bell, si ha la senzazione di essere catapultati in un mondo parallelo dove le ritmiche impazzite e magnifiche dei Mastodon si scontrano con i suoni space degli Hawkwind, dove le strutture compositive - seppur dirette e snellite della band - assumono forme vive, sfuggenti, imprevedibili, strane e pulsanti come solo il progressive sa regalare, il tutto riletto in una chiave moderna e sfacciatamente accessibile. E lo sludge vi chiederete voi? Un lontano ricordo? No semplicemente un'influenza in più da esporre nel proprio teatro. Ne è un esempio il riff carico della splendida opener Morningrise, un pezzo di metal moderno travestito di sludge, lo sludge al servizio della melodia, avete letto bene. Da brividi anche la ballad If i Have to Wake Up (Would you Stop the Rain), malinconica e ricca di pathos senza mai scadere nel melenso. I due buoni singoli apripista, Shock Me - il cui testo mi ha destato più di qualche perplessità -  e Chlorine and Wine - cresciuta moltissimo anch'essa con il passare degli ascolti - sono stati un po fuorvianti se presi fuori dal contesto del lavoro, in quanto a mio avviso non riescono da soli ad imbrigliare al meglio la bellezza e la particolarità di un disco che nella sua totalità riece ad adagiarsi in una dimensione onirica che fluttua vorticosamente e dove il ritrovato senso del ritmo assume un valore fondamentale per la rinascita dei Baroness.
Un'ultima menzione al solito favoloso artwork a cura del cantante/chitarrista John Baizley, che in quest'album ha notevolmente migliorato anche la sua prova vocale, rendendola corposa ed equilibrata come mai prima d'ora.

Purple è la dimostrazione che Yellow & Green sia stato un semplice lavoro di transizione, come un poeta che in testa ha la sua arte ma non riesce a trovare le giuste parole per donarla al mondo, ora i Baroness queste parole le hanno trovate e sono tornati ad ammaliarci, regalandoci uno degli album più intensi e sorprendenti ascoltati quest'anno. Bentornati.

TRACKLIST:

01. Morningstar
02. Shock Me
03. Try to Disappear
04. Kerosene
05. Fugue
06. Chlorine and Wine
07. The Iron Bell
08. Desperation Burns
09. If i Have to Wake Up (Would you Stop the Rain)
10. Crossroads of Infinity

INFO:
ANNO: 2015
SITO WEB: Baroness



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