giovedì 9 aprile 2015

Sette note in nero: intervista con i Juggernaut


Atmosfere tese, traditori senza scrupoli, inganni, segreti e mezze verità appena sussurrate: questo è il mondo di "TRAMA!", secondo ed ultimo album del quartetto romano Juggernaut. Un viaggio in sette tracce che, parafrasando il titolo del famoso film di Fulci, ci immerge in un'atmosfera allucinata e grottesca, grazie al sapiente songwriting di cui è dotata la band. Un disco fra i migliori usciti negli ultimi anni in Italia, e non solo probabilmente.
La parola ad Andrea e Luigi, le due chitarre del gruppo.
D: Salve ragazzi, innanzitutto grazie in anticipo per la disponibilità. 

Addentriamoci subito nel mondo del vostro ultimo disco. Il vostro esordio discografico “…Where Mountains Walk” risale a ben sei anni fa, e chi ascoltasse quel disco dopo aver sentito “TRAMA!” rimarrebbe alquanto spiazzato. Non vi chiederò cosa è successo in tutto questo tempo, ma dal punto di vista musicale qual è stato il motivo (o i motivi) di un così deciso cambio di rotta?


Andrea: Grazie a voi per l'interesse e l'ospitalità!
Il cambio di rotta è stato dettato dalla coincidenza fra un consistente cambio di line-up (della formazione di “...Where Mountains Walk” sono rimasti solo Roberto e Luigi), praticamente un nuovo inizio per la band, e l'esigenza di espandere il nostro vocabolario espressivo. Quando abbiamo iniziato a scrivere le prime cose che sono finite in “TRAMA!” ci siamo resi conto di quanta libertà e quante possibilità in più ci dà il non avere il vincolo di dover inserire delle parti vocali, specialmente di un tipo così “ingombrante” e “caratterizzante” quali erano quelle del primo album.


D: Com’è nata l’idea alla base di “TRAMA!”? Avete voluto lanciare un messaggio ben preciso o pensate che il concept possa essere interpretato da più punti di vista? 

Andrea: L'idea per “TRAMA!” è venuta fuori un po' per volta: dopo aver composto il primo brano, “Egregoro”, ci siamo trovati immersi in questa atmosfera affascinante e un po' retrò, ma allo stesso tempo torbida e sinistra, e abbiamo iniziato ad immaginare una storia e a sviluppare la musica parallelamente ad essa. L'ambientazione, così come alcuni riferimenti al reale, sono piuttosto evidenti, quando non espliciti, ma ognuno di noi quattro dà alla storia la propria interpretazione, e al messaggio che l'album vuole trasmettere diverse sfumature. Immaginiamo che sia lo stesso per ogni ascoltatore.


D: Domandona alla Marzullo: per voi “TRAMA!” è più come un film interiore che ogni ascoltatore potrebbe adattare alla sua vita o un film esteriore che vorrebbe raccontare la realtà sociale dell’Italia di oggi? 

Andrea: Un po' di tutto quello che dici, caro Marzullo: un intento possibile è quello di raccontare il potere e la sua invadenza nelle vite di noi comuni mortali, che siamo costretti a rapportarci con esso in uno scontro spesso impari. D'altra parte la storia di “TRAMA!”, sebbene inventata, è piuttosto plausibile, e anche se è ambientata negli anni '70 sappiamo bene che certe dinamiche di potere, di sopruso, di controllo, esistono ancora oggi e attraversano la società in maniera se possibile persino più subdola.


D: Il vostro ultimo album è a mio avviso molto interessante perché non si rivela subito bensì poco a poco, mostrando a ogni ascolto nuovi inaspettati particolari. È un disco molto ben bilanciato e curato negli arrangiamenti, secondo me. Come avviene il vostro processo di songwriting? C’è spazio per l’improvvisazione quando scrivete nuovi pezzi? 

Andrea: Nella composizione cerchiamo di bilanciare molto l'istinto e la ragione, l'impatto e la ricercatezza, l'eclettismo e la coerenza di fondo: molte idee allo stato embrionale sono state portate in sala da qualcuno di noi, principalmente Roberto e Luigi, e poi sviscerate, lavorate, rivoltate fino a che non soddisfacessero tutti e quattro, il che ovviamente richiede molto tempo, molta riflessione e molta discussione. Per l'improvvisazione c'è spazio eccome, nel senso che parte di questo lavoro è svolto proprio improvvisando su queste idee per trovare nuove evoluzioni o arrangiamenti. Ci sono poi alcune sezioni, o brani interi come nel caso della conclusiva “Tenet”, che dall'improvvisazione prendono forma e ne contengono parecchia, nel senso che quando siamo entrati in studio avevamo ben chiaro come dovessero suonare, ma per le quali nessuno aveva una vera e propria partitura.


D: Anche l’occhio vuole la sua parte e la copertina è molto composita come la musica. È come osservare l’istantanea di un carnevale folle e grottesco. E immagino che la mano in primo piano indicante squadra e compasso non sia casuale… volete dirci qualcosa sul vostro approccio visivo? 

Andrea: L'artwork è opera di Francesco Viscuso, un bravissimo artista e un nostro caro amico. Quando l'atmosfera del disco ha cominciato a prendere forma abbiamo subito coinvolto Francesco, che oltre a concepire la copertina ha partecipato direttamente allo sviluppo della storia e alle conseguenti interminabili discussioni sui suoi risvolti politici, psicologici ed estetici. La sua partecipazione diretta spiega perché, almeno secondo noi, la copertina riesca a riflettere così bene le caratteristiche grottesche ed evocative della musica e della storia che essa racconta.


D: La musica di “TRAMA!”, pur incorporando vari generi dal metal al jazz e via dicendo, la trovo molto più vicina al mondo delle colonne sonore. Inoltre, a Radio Rock avete anche eseguito una vostra versione del tema di “Psycho”. Che rapporto avete con le colonne sonore? Quanto peso hanno fra le vostre influenze? 

Luigi: Oltre ad una maniacale e ossessiva passione per il cinema, si può mettere in evidenzia una motivazione molto semplice: l'assenza di un cantato, l'assenza della parola che facilmente descrive e guida le composizioni, doveva essere necessariamente sostituita da un immaginario che ispirasse e desse coesione a noi, come autori, ma soprattutto ai brani e agli elementi sonori. Le colonne sonore sono spesso il miglior esempio di epicità e sintesi della musica strumentale, melodie composte ed arrangiate con immagini ben precise in testa e che in poche battute riescono, proprio per questo, a restare immortali.
Sicuramente quindi, nonostante tutto quello che più di plausibile avviene in una band in sala prove, concatenazioni di riff e tentativi di incastri ritmici, abbiamo provato ad inserire questo nuovo modo di pensare al disco che ci ha molto gratificato


D: Avete mai pensato di comporre la soundtrack per qualche film o avete ricevuto delle proposte a riguardo? 

Luigi: Se solo se ne presentasse l'occasione non esiteremmo a cogliere la sfida! 
Avremo però presto l'occasione di prestare la nostra musica eseguendola dal vivo per un progetto molto interessante che è in cantiere e del quale non esiteremo a svelare i dettagli.


D: Negli ultimi anni, in Italia, c’è stata una riscoperta del periodo d’oro del cinema di genere, riportando a galla registi, attori e compositori che hanno fatto storia. L’attuale underground musicale italiano, in molti casi, ha fatto suo questo background cinematografico sia per l’aspetto musicale che iconografico. Che ne pensate di tutto ciò? È solo vuoto revival o c’è dell’altro? E in ogni caso, chi vince fra Edwige Fenech e Barbara Steele? :D 

Luigi: Anche se a denti stretti ti direi Barbara Steele per un mero romanticismo di genere.
A volte nel nostro paese prende vita il reazionario meccanismo di voler riscoprire per orgoglio o per tendenza o per ricerca retroattiva tutti quegli aspetti che hanno rappresentato l'eccellenza e l'internazionalità del nostro paese. Per alcuni rappresenta solo un simpatico revival ma per altri una vera e propria scoperta. Che si utilizzi la foto di Gianmaria Volonté per rendere più cool la locandina di un evento o che si gusti per la prima volta l'estro compositivo dei Goblin, il risultato potrebbe essere comunque denotato come positivo, forse un riappropriamento dell'unicità artistica dell'Italia o forse una riconciliazione con una nazione che mette a dura prova... sempre a patto che sia chiara la differenza che passa tra Lucio Fulci e Bruno Mattei tanto quanto sia chiara quella tra “Il settimo sigillo” e Fast and furious 7”!


D: Come siete approdati presso la Subsound? Avete vagliato altre etichette prima di decidere per questa? 

Luigi: All'epoca del nostro piccolissimo esordio, un EP di 3 brani intitolato “Facial Sacrilege: Ballads by the Fireplace” la Subsound si interessò molto tempestivamente a noi proponendosi di produrci il nostro primo disco.
Il modo di lavorare, l'umanità e il contatto che riscontrammo con Davide (il boss della Subsound Records) entrò subito ad essere una costante nel nostro modus operandi. Un prezioso supporto che non è venuto a mancare anche quando passammo il lungo periodo di cambiamento e gestazione pre-TRAMA!. Fu un orgoglio immenso presentarsi a casa sua con del vino e il primo master di TRAMA!, ascoltarlo insieme fu molto emozionante e, a quanto pare, anche convincente.


D: Siete reduci da un primo giro di date bello intenso. Cosa sono i Juggernaut quando salgono sul palco? E com’è stato suonare insieme ad una band come i Soen? 

Sul palco cerchiamo di essere noi stessi: vogliamo trasmettere intensità e mantenere sempre alta l'attenzione di chi ascolta, e anche rendere palese l'amore che proviamo per la nostra musica e per la fortuna che abbiamo a poter salire su un palco davanti ad un pubblico. Dal punto di vista tecnico cerchiamo per quanto possibile di mantenere tutto molto semplice e grezzo: i brani di “TRAMA!” sono stati scritti e arrangiati in modo da risultare consistenti e credibili semplicemente con due chitarre, basso e batteria, senza i bellissimi interventi dei vari ospiti (che purtroppo non possiamo permetterci di portare in tour...). In questo modo siamo in grado di offrire lo stesso show in qualsiasi situazione, dal piccolo club al palco gigante di un festival.
Il concerto con i Soen è stata una bellissima esperienza: ovviamente è stata un'ottima vetrina promozionale, ma soprattutto abbiamo avuto la fortuna di suonare davanti ad un pubblico numerosissimo (il Traffic era strapieno), e che per la gran parte non ci conosceva o ci conosceva solo superficialmente. L'entusiasmo e gli apprezzamenti che abbiamo ricevuto quella sera hanno superato ogni nostra aspettativa.


D: È stato davvero un enorme piacere fare due chiacchiere con voi, ragazzi! Concludete come volete quest’intervista e diteci cosa ci aspetta a breve dai Juggernaut. 

Grazie mille a voi di Doommabbestia per la bella intervista e la splendida recensione. Nelle prossime settimane siamo ovviamente in giro a suonare: 17 aprile a Firenze e 18 aprile a Siena le date più vicine. Il resto delle date insieme alle notizie più aggiornate (c'è sempre qualcosa che bolle in pentola, ma è ancora troppo presto per rivelarlo!) si trova su facebook.com/JuggernautRome. “TRAMA!” è sempre in streaming e download su juggernautrome.bandcamp.com (e per chi ancora non ce l'avesse lì ci sono anche i link per acquistare cd e vinile).
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