mercoledì 5 novembre 2014

INTER ARMA: The Cavern (Review)

POST-METAL - SLUDGE
A distanza di un anno dal disco che li ha portati prepotentemente alla ribalta della scena internazionale, ovvero quel “Sky Burial” che riscosse unanimi consensi fra addetti ai lavori ed ascoltatori, si fanno risentire gli americani Inter Arma con la loro formula di post-metal e sludge a tinte black. Supportati dall’ormai consolidato contratto con la Relapse, che pare puntare molto su di loro (chissà, forse per riempire il vuoto lasciato dai Mastodon ormai lanciati nell’empireo delle grosse band da stadio), i nostri ritornano con una pubblicazione che spiazza: ovvero con un ep contenente un’unica traccia da quarantacinque minuti, scritta nel 2009 e suonata solo in qualche concerto ma mai registrata fino ad ora. Nelle intenzioni della band un ep, formato considerato “minore” nella mentalità musicale comune, viene trasformato, quindi, con “The Cavern”, in qualcosa di più vasto e molto più vicino ad un album vero e proprio; sarebbe comunque interessante sapere dal gruppo stesso come mai si è optato per questa scelta anziché per un disco. In ogni caso, agli statunitensi va dato atto il coraggio per aver deciso di ripescare un lavoro di tali proporzioni, senza quindi adagiarsi troppo sugli allori che “Sky Burial” aveva sparso lungo il loro cammino.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, “The Cavern” non è esattamente ciò che ci si aspetterebbe, segno che il gruppo, forte di una maturità stilistica raggiunta nel giro di poche uscite, gioca ancora con i vari generi che più hanno plasmato il suo sound sin dai tempi del bellissimo esordio “Sundown”. Con ciò non s’intende dire che gli Inter Arma hanno rivoluzionato il loro stile ma che semplicemente alcuni elementi sono stati messi da parte o ridimensionati, mentre altri sono stati maggiormente esaltati. La band ha voluto dipingere attraverso le sue note una personale discesa agli inferi, un’immersione nelle viscere della terra dove rocce, stalattiti, oscuri anfratti e baratri sono i veri abitanti di questo ambiente inospitale. Gli Inter Arma, come degli uomini primitivi, tracciano sulle mura rocciose il percorso da seguire mentre, inoltrandoci nella caverna, la luce del sole incomincia ormai ad affievolirsi alle nostre spalle: un primo riff monolitico e dal sapore epico ci apre il cammino, mentre una voce di stampo black echeggia per le mura, disorientandoci. Questo giro di chitarra di matrice post-metal, quasi alla Cult Of Luna, lo si ritroverà anche alla fine del disco, dando quindi all’opera un interessante andamento circolare.
In mezzo a questi poli, il gruppo segna il cammino verso il centro della terra attraverso dei riff maggiormente heavy, a volte massicci e a volte più trascinanti nell’andamento, caratteristiche, queste, che risultano essere l’aspetto più interessante di “The Cavern” quando gli Inter Arma non si abbandonano ad un tecnicismo a tratti stucchevole e che può annoiare. Richiamando alla mente i Baroness o i Mastodon di “Blood Mountain” e “Crack The Skye”, il gruppo, infatti, ha un alto livello tecnico sugli strumenti e non sono poche le parti dove questo aspetto, quando non è ben dosato, rischia di offuscare l’atmosfera generale. Di rado, il paesaggio muto delle rocce viene rischiarato da timidi spiragli di luce: una parte rallentata e più melodica intorno ai ventisei minuti, sostenuta da un accompagnamento di hammond, e da un arpeggio pulito dal sapore malinconico che fa da filo conduttore per tutta la durata dell’ep, segno che la musica del gruppo non è fatta solo di pesantezza a tutti i costi ma anche di un buon gusto melodico apportato dal lavoro delle chitarre. Da sottolineare come le componenti folk e psichedeliche di matrice blues siano praticamente assenti, consentendo così agli Inter Arma di mettere in risalto tutto il loro lato più pesante. Il risultato è comunque alto e assai soddisfacente: se da una parte “The Cavern” potrà risultare meno vario del suo precedessore, dall’altra ne guadagna in gusto melodico e soprattutto riesce a mettere in mostra un aspetto rimasto latente in “Sky Burial”, ovvero il lato più metal in senso stretto della band.
Arrivati al fondo della caverna, la figura che degli Inter Arma ne viene fuori è quella di un gruppo abbastanza sopravvalutato rispetto ad altri, ma che sa quello che vuole, costruendo pezzi gustosi e pesanti il giusto. Continuando a giocare con le loro influenze, il sound costruito dai nostri potrebbe riservarci ancora sorprese, esplorando gli anfratti sconosciuti della loro oscura caverna.



TRACKLIST:
  1. The Cavern



INFO:
Anno: 2014
Label: Relapse Records
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...