martedì 22 luglio 2014

THE HAUNTING GREEN: Intervista...sperimentazione ed introspezione plasmata a musica


Benvenuti ed in primis grazie mille per aver accettato di fare due chiacchere con noi. 
Per presentarvi a chi ancora non vi conosce, iniziamo con la tipica domanda … Anticipiamo solamente che siete un duo. Composto da chitarra-batteria,siete Friulani e vi piace sperimentare con le sonorità. 
Chi sono Cristiano e Chantal in arte i "The Haunting Green"? Come è stato generato questo progetto?
Cris: Il progetto è nato nel modo più naturale possibile: Io e Chantal suonavamo già assieme con gli A Cold Dead Body, e quando il gruppo si è sciolto, nessuno di noi due aveva la minima intenzione di fermarsi. Entrambi abbiamo bisogno della musica, di suonare ed in generale di creare qualcosa. Per me ha un effetto quasi terapeutico. In un certo senso è un modo per fuggire dal piattume della provincia, delle persone, o da tutta quella routine che qualcun altro ha deciso dovrebbe essere la tua vita. Io avevo già qualche idea da parte. Ciò che viene dopo lo puoi sentire sul disco.
Cha: Io sono genovese in realtà... mi sono trasferita in Friuli, che è un posto meraviglioso a cui sento di appartenere, perché la sua natura e la sua scarsa densità abitativa è sempre stata fonte di ispirazione. Da quando vivo qui ho sempre suonato con Cris, e dopo mille peripezie, finalmente con i The Haunting Green abbiamo trovato un equilibrio, trasformando le nostre esperienza in qualcosa di molto autentico.

Parliamo del vostro demo a cui per esso avete scelto di non dare un titolo a parole ma un’immagine. 
Sono 5 tracce a parer mio potenti ed oscure composte da accordi ipnotici e ritmiche veramente molto intense.
Ascoltandolo ho percepito molte sensazioni che mi sento personalmente di definire un viaggio esistenziale e non unicamente sonoro, come è nata l’intera composizione dell’EP?
Cris: La concezione di un fluire nella musica è una parte irrinunciabile del mio modo di scrivere, così come mi sono sempre sentito più legato alle atmosfere e alle tematiche introspettive. Non che nn mi piacciano le band con tematiche politiche o testi di denuncia sociale, anzi. Semplicemente, nel momento in cui mi metto a scrivere qualcosa, personalmente sono più portato a dare sfogo a tematiche, come da te giustamente accennato, “esistenziali”. Né i testi, né i pezzi sono stati pensati per essere legati assieme, ma credo che il mio modo di pensare la musica contribuisca naturalmente a creare quella sensazione di “viaggio” che tu stessa hai percepito. Ed anzi, ti dirò di più: alla fine, se noti, i testi stessi seguono una tematica che si evolve dal primo all'ultimo brano. Non è stata una cosa studiata a tavolino. Semplicemente, avendoli scritti nell'ordine, si sono evoluti seguendo una logica delle cose del tutto naturale.

Inoltre il disco è autoprodotto,vi va di approfondire a riguardo?
Ci piace lo spirito D.I.Y..l'abbiamo sempre apprezzato e soprattutto volevamo che questo primo disco fosse una cosa fatta innanzitutto per noi stessi e da noi stessi in tutti gli aspetti possibili. Ci piace l'idea che chi possiede il nostro disco, abbia un oggetto che è stato “costruito” completamente con le nostre mani...dalla musica, per passare alle grafiche, la serigrafia fino alla piegatura e l'incollaggio del digipack. Qualcosa di intimamente nostro. E poi l'abbiamo fatto anche per noi stessi: volevamo toglierci la soddisfazione di fare tutto da soli. Con le nostre sole forze. Ne avevamo bisogno. L'unico aspetto nel quale c'ha messo mano anche qualcun altro è stata per forza di cose la registrazione.

L’11 giugno di quest’anno avete aperto il concerto degli Ufomammut,  pilastri del Doom Italiano e non solo, penso che per voi sia stato incredibile .
Come avete reagito a questa notizia? Che esperienza è stata?

Stupenda! Sinceramente credo che per una band agli inizi e ancora poco conosciuta come noi, riuscire a suonare a un concerto del genere (al nostro quarto live), a 300km di distanza da dove viviamo, senza andare a leccare il culo a nessuno, sia un evento al giorno d'oggi abbastanza raro. E invece ci è arrivata questa offerta così, di punto in bianco, senza che manco l'avessimo chiesto. Sapevo che il disco era piaciuto ai ragazzi di Solomacello (che hanno organizzato la serata). Ma mai avrei pensato che gli fosse piaciuto tanto.. poi ci hanno pure trattato benissimo. E' stato tutto davvero fantastico!



Le soddisfazioni sono state parecchie, siete degli esploratori e penso che abbiate ancora voglia di mettervi alla prova con nuove sonorità o progetti, cosa avete in mente per il futuro?

Non abbiamo neanche finito di stampare tutti i dischi ancora, e già abbiamo registrato un nuovo pezzo per uno split CD con Claudio Rocchetti, prodotto dalla Final Muzik, che è uscito proprio in questi giorni. Credo che già in questo pezzo si intuisca una certa evoluzione... Ora comunque vorremmo suonare il più possibile dal vivo. Per quanto riguardo pezzi nuovi, qualche idea c'è già, ma inizieremo a lavorarci più concretamente in autunno.


Ringraziandovi nuovamente,vorrei chiudere questa breve intervista con una domanda un po’ insolita , spesso mi colpisce il fatto che le band formate unicamente da due musicisti, siano in grado di trasmettere molto di più che altre.

Voi che vivete in prima persona tutto ciò,cosa ci potete dire a riguardo? Questione di empatia totale?

Cris: Questione innanzitutto che mi sono rotto i coglioni di avere a che fare con le persone! Di dover mediare, mitigare, tollerare. Sono costretto a farlo già nella vita di tutti i giorni. Non ho intenzione di doverlo fare anche nell'unico spazio di libertà vera che mi è rimasto: la musica. In sala prove ovviamente si discute quando non ci si trova d'accordo su alcune scelte. Ma doverlo fare tra due sole persone pone, come prima cosa, molti meno filtri a tutto il processo creativo. Inoltre con Chantal ho un intesa che si è formata e consolidata negli anni, attraverso tante esperienze diverse, che hanno arricchito il nostro bagaglio musicale e umano in modo unico.
Cha: Less is more. Lavorare in due significa prenderti molte più responsabilità ma anche il doppio delle soddisfazioni: bisogna capire con chi vale veramente la pena condividere un'esperienza così intima e creativa come fare musica. Io e Cris prima di tutto siamo grandi amici. Oltre alle idee e all'attitudine servono fiducia, rispetto, sincerità, dialogo, e sinergia: senza questi elementi non puoi creare nulla di vero. Suoniamo e creiamo solo quello che piace a noi...

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