venerdì 11 aprile 2014

ROADBURN 2014: Day 1 - Live Report

Quest'anno abbiamo un inviato speciale a Tilburg, il paese dei balocchi per tutti gli amanti dell' Heavy Psych! Massimo "Maso" Perasso ci racconterà il festival passo passo.
Buona lettura!

"E' difficile spiegare il Roadburn Festival a chi non c'è mai stato. Allo stesso tempo chi c'è già stato probabilmente in questi giorni sarà in nostra compagnia. Purtroppo è impossibile paragonarlo a qualsiasi cosa mai fatta in Italia, ma, ad onor del vero, non troviamo paragoni convincenti nemmeno all'estero.
Il Roadburn è un festival, ma potete vederlo anche come una fiera dell'heavy psych. O come un raduno di devoti delle basse frequenze. Eggià le sonorità non sono per tutti: da qualche anno Walter (la mente dietro a tutto) ha abbandonato le classiche sonorità desertiche in favore di uno spettro sonoro ben più ampio ma sempre decisamente underground.
Il tipico avventore del festival ama i tempi lentissimi e quelli velocissimi. Ama le basse frequenze e quelle acide. Ecco perchè nei 5 palchi convivono black metal, doom, drone, stoner rock, shoegaze (la "nuova" retro mania americana), post rock, post metal, sludge. Etichette che servono a dare un'idea più che descrivere un suono preciso.

LOCRIAN
Il nostro percorso parte con i Locrian nel palco del Het Patronaat, il migliore per godere delle sonorità ribassate. Appena la band inizia ci ricordiamo perchè amiamo questo posto: il pavimento trema, e noi con esso. I Locrian pur avendo l'aspetto di sorridenti ragazzi nerd ci gelano con 40 minuti di terrore ambient/postrock/blackmetal creando un percorso mentale di difficile concezione ma di grande efficacia.

Tra una chiacchiera e l'altra e una ricognizione ad i banchetti ci perdiamo i Sourvein ma decidiamo di affrontare la Green Room. Palco medio/piccolo ma il mio secondo preferito: è qui che si godono le band più rock. Ma non è il genere che troviamo in questo momento: i francesi Regarde Les Hommme Tomber suonano un post-black metal di grande impatto. Probabilmente non il massimo dell'originalità dal vivo ma da tenere d'occhio. E mentre i Lord Dying hanno riempito lo Stage O1 decidiamo di rimanere nella Green Room per i The Shrine. Loro sono in assoluto tra le mie band preferite: mescolano l'hard rock settantiano con l'hardcore dei Black Flag. E quando dopo un paio di pezzi al bassista si fonde la testata (reagendo passando il rickenbacker ad un ragazzo del pubblico e buttandosi tra la folla) il chitarrista si lancia in un assolo che ricordava tanto Greg Ginn in The Process Of Weeding Out. Dopo aver sistemato i problemi tecnici il trio conquista la folla con canzoni orecchiabili ma da headbanging immediato! Dopo di loro voliamo al piccolissimo Stage 01 e scopriamo gli psichedelicissimi The Cult Of Dom Keller che ci deliziano con quasi un'ora di coinvolgente space rock. Da rivedere!

CONAN

Dopo la doverosa pausa cena torniamo al Het Patronaat dove ci attende il concerto più atteso della giornata: i Conan. Indescrivibili a parole. Dico solo che assieme a Sunn O))), Electric Wizard e Sleep sono la band più devastante che abbia mai ascoltato. Riff doom ribassatissimi, incedere senza pietà e una voce straniante sono gli ingredienti di un gruppo che personalmente da solo vale il prezzo del biglietto di tutto il festival. La location vibrante aiuta a lasciarci senza fiato: la batteria la sentiamo nella carotide mentre chitarra e basso scavano nello stomaco. Un'esperienza da vivere. Ma solo se preparati, altrimenti non sentirete la differenza con il motore di un aereo.

Ancora provati dai Conan corro nel main stage per stemperare con i leggendari Crowbar. La band non ha bisogno di presentazioni e ha il pubblico ai suoi piedi. Ma chi ha ancora i Conan nelle orecchie non riesce a farsi impressionare più di tanto. Per curiosità torno al Het Patronaat per ascoltare i True Widow ma mi sono sembrati molto banali e poco interessanti. Complice la stanchezza che inizia a farsi sentire il loro mix di retro rock psichedelico e alternative anni 90 (anche loro vagamente shoegaze) non mi colpisce il cuore.

Siamo già alle battute finali del primo giorno ed è il momento della decisione più sofferta della giornata: contemporaneamente suonano Bong, Graves At Sea, Freedom Hawk e Mantar. E' il corpo a chiedere pietà a scegliere i Bong: un ora di drone psichedelico che possiamo gustarci anche da seduti. Immaginate quando tornati a casa dopo una giornata devastante e l'unica cosa che volete è assumere del THC anche se sapete già che rimarrete incollati sul divano a soffrire in silenzio, ma è anche questo il bello: il concerto dei Bong è la stessa cosa. Mentre li ascoltate vi chiedete perchè state ascoltando la stessa nota da mezzora ma allo stesso tempo non riuscirete a smettere di ascoltarli. Un autentico tour de force per sadici della "botta" in musica.


FREEDOM HAWK
Finito il loro concerto ci godiamo una decina di minuti dei Freedom Hawk nella Green Room e ci ricordano che siamo tutti degli stoners desertici devoti al rock settantiano e ai Black Sabbath.

La prima giornata finisce qui. Non è importante aver perso questo o quel gruppo, ma il sapere che dal primo all'ultimo minuto qualsiasi scelta si faccia sarà sempre quella giusta."


Report di Massimo "Maso" Perasso

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