giovedì 29 novembre 2012

GOLDEN VOID: Golden Void


BLUES ROCK, PSYCH
Ringraziamo la Thrill Jockey che ci regala questa chicca musicale: il supergruppo dei Golden Void. Tra i membri della band troviamo, infatti, nomi già noti nel panorama di nostro interesse, come il leader Isaiah Mitchell (Earthless) e la tastierista Camilla Saufly-Mitchell (Assemble Head In Sunburst Sound) e l'alchimia raggiunta dalla loro unione provoca una reazione uguale e contraria rispetto a qualunque aspettativa.
Non è semplice descrivere le sonorità del vuoto dorato, più che altro perché a parole il senso della musica verrebbe in ogni caso sminuito, portando ad utilizzare termini già sentiti e talvolta abusati. Si può, perciò, parlare di sonorità anni '70, di venature psichedeliche e di sfondo incredibilmente rock'n'roll, ma questo potrebbe portare a pensare un po' a tutto.
I Golden Void, invece, vanno un passo oltre, forti delle loro esperienze già notorie e ci regalano una perfettamente equilibrata commistione di ritmiche invitanti e melodie intriganti, non facendosi mancare nemmeno uno strunento: dalla chitarra, alla batteria, dal basso alla tastiera e alla voce perennemente effettata, la quale riesce a conferire ai pezzi una dimensione in più. 
La forte base di partenza rimane, senza retorica alcuna, il riferimento agli anni 70, in linea forse con quella scelta programmatica fatta già dai Graveyard, ma con quella dose di eleganza in più che non guasta (che c'entri la presenza femminile?).
Art Of Invading apre il disco mettendo subito in chiaro le idee sul progetto che il supergruppo intende perseguire, offrendoci una canzone sì dal forte gusto classico, ma che gode della moderna tecnologia in maniera tale da rendere i suoni avvolgenti al punto giusto, mostrando nessuna intenzione di emulazione alcuna, bensì riproponendo e rielaborando il genere devoto alla pentatonica per delle orecchie poi non troppo nostalgiche.
A dare la spinta giusta ci pensa Virtue, a mio parere il pezzo più riuscito dell'album (pubblicato come track della Band Of The Week questa settimana), dove il delay della voce viene seguito in maniera sincopata dagli elementi melodici del gruppo, e rincorsa a perdifiato dalla mai banale batteria. Anche laddove gli viene concessa una pausa per rifiatare, e la melodia prevale sulla ritmica, il quartetto ci offre dei minuti di pura estasi trasognante, evidenziando un altro dei punti di forza della loro abilità compositiva: i controcanti. Semplicemente celestiali.
Jetsun Dolma di pinkfloydiana memoria (azzardo!) insieme a Badlands e Shady Grove sono le tracce che più facilmente ci conducono indietro nel tempo, per approdare ai quasi 5 minuti di blues-rock di prim'ordine grazie a The Curve, ovvero lo stesso percorso calcato dai climax discendenti e ascendenti del brano.
In chiusura di disco troviamo Atlantis, un coro di voci unite in un fraterno richiamo mandato fuori nell'universo, al cui interno è riconoscibile una citazione rivolta a Planet Cravan dei Black Sabbath, dove le stesse atmosfere, la medesima modulazione del delay alla voce, e la presenza di percussioni, ne ricalcano le caratteristiche. L'abbraccio di voci chiude definitivamente questo lavoro, sopravvivendo al fade out della musica.
Questa prima produzione dei Golden Void rappresenta la scelta di chi, in un  panorama musicale e di genere in costante evoluzione, cambiamento e sperimentazione, decide di rimarcare i punti saldi delle origini, dimostrando che il classicismo scevro da manierismo è davvero possibile.

TRACKLIST 
  1. Art of Invading
  2. Virtue
  3. Jetsun Dolma
  4. Badlands
  5. Shady Grove
  6. The Curve
  7. Atlantis
INFO

ANNO: 2012
WEB: MySpace


GOLDEN VOID - THE CURVE

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