PROTO-STONER/DOOM |
Uncle Acid and The Deadbeats, mai nome fu più azzeccato: in
questo, infatti si trova riassunta tutta l’essenza del gruppo, essenza che si
ritrova in pieno in questo album. La prima cosa da dire su Blood Lust è che ci
si ritrova una massiccia quantità di blues. Dopo gli anni Novanta lo abbiamo
voluto chiamare in miliardi di modi diversi, ma non si scappa: di blues si
tratta. Il tocco di Zio Acido (chitarra, organo e voce) è ben evidente già in
apertura dell’album: una schitarrata corrosiva, infatti, introduce il suo stile
chitarristico, il quale rende pienamente onore al suo nome d’arte. Gli assoli
per tutto l’album sono di un’acidità tale che potrebbero sciogliervisi gli
auricolari! La voce, poi, non è da meno: un ambiguo falsetto estremamente
effettato, tanto da sembrare una vocina demoniaca proveniente direttamente
dagli inferi. Uno stile à la Mike Scheidt dei primissimi Yob, ma decisamente
più vintage.
Questo anche è il bello di Blood Lust: è già stato scritto da molti, ma voglio ribadire come questa band, seppur il disco sia del 2011, riesca a portarci indietro di 40 anni, offrendoci quelle sonorità intrise fino all’osso di pentatoniche, effettate più con overdrive e crunch che con ruvide distorsioni.
Questo anche è il bello di Blood Lust: è già stato scritto da molti, ma voglio ribadire come questa band, seppur il disco sia del 2011, riesca a portarci indietro di 40 anni, offrendoci quelle sonorità intrise fino all’osso di pentatoniche, effettate più con overdrive e crunch che con ruvide distorsioni.
Poi, ad un certo punto, entrano in gioco i Deadbeats (Kat, basso
– Red, batteria) insieme all’immancabile riferimento: i Black Sabbath! Evidente
in pezzi come Curse In The Trees, Ritual Knife (di cui consiglio gli ultimi
secondi: capirete cosa intendo per stile chitarristico acido!) e Withered Hand
of Evil, dove le atmosfere si incupiscono, i ritmi rallentano e i riff si fanno
più hard che blues. I cui titoli, poi, più degli altri, lasciano intravedere un
riferimento all’occulto e al maligno – caratteristiche fondanti dei Sabbath dei
primi anni ’70, quelli che costruivano i propri pezzi sulle visioni lisergiche
di Iommi, notoriamente infoiato lettore di testi infernali!
Il tutto è magistralmente coronato dall’intervento subdolo e
subconscio dell’organo – come in 13 Candles, pezzo in cui non spicca e crediamo
di non sentirlo, ma dove invece è lì per instillarci il terrore. Il suo suono
mi riporta alla mente Profondo Rosso (magari non c’entra, ma a me lo ricorda!)
per le ambientazioni mentali orrorifiche che riesce a riprodurre, con le sue
sonorità più inquietanti che melodiche.
Un disco che forse potrà essere percepito come
anacronistico, ma che, probabilmente, rende solo omaggio a quel genere senza il
quale il moderno stoner/doom non avrebbe visto la luce, riproponendo sonorità
che non saziano mai, confermandone così l’immortalità.
TRACKLIST
1. I'll Cut
You Down
2. Death's Door
3. Over And Over Again
4. Curse In The Trees
5. I'm Here To Kill You
6. 13 Candles
7. Ritual Knife
8. Withered Hand Of Evil
INFO
ANNO: 2011
WEB: MySpace
2. Death's Door
3. Over And Over Again
4. Curse In The Trees
5. I'm Here To Kill You
6. 13 Candles
7. Ritual Knife
8. Withered Hand Of Evil
INFO
ANNO: 2011
WEB: MySpace
UNCLE ACID & THE DEADBEATS - CURSE IN THE TREES